6. Pagine vecchie

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Quando tutto sembra più grande di te.
Tu devi diventare più grande di tutto.

Clarisse non ricorda esattamente quando ha cominciato ad essere dipendente dalla corsa

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Clarisse non ricorda esattamente quando ha cominciato ad essere dipendente dalla corsa.
Ricorda solamente di aver sempre in un qualche modo corso. Che sia stato per prendere l'autobus alla mattina o per arrivare ad un pallone troppo lontano durante una partita di beach volley. È un abitudine ben radicata nella sua routine, eppure le sembra di non aver mai corso così tanto come in questo periodo.

I polmoni le bruciano e le spalle si contraggono indolenzite, complice le ore passate con il capo chino alla scrivania nel tentativo di far quadrare i conti del piccolo bistrot, ultimamente sempre più neri.
L'improvviso incremento delle entrate è durato poco, e lei dopo aver saldato alcuni piccoli debiti ed aver finalmente pagato gli straordinari ai suoi dipendenti è di nuovo con l'acqua alla gola. Costantemente in bilico tra il voler trovare una soluzione e la consapevolezza di non aver i fondi necessari per farlo.

I suoi passi si fermano sotto il peso della stanchezza e di quei pensieri sgradevoli mentre il giorno vira alla sera, e la pioggia, che sembra non voler proprio abbandonare Monaco, ricomincia a cadere silenziosa, bagnando le strade.

Si passa una mano sul viso sudato, recuperando a fatica il fiato mentre l'aria fredda di febbraio le sferza la pelle, facendole battere i denti.

Forse andare a correre a Saint' Romain quando imperversa la burrasca e c'è lo sciopero dei mezzi non è stata una grande idea. Pensa, tirando su la cerniera della felpa leggera che indossa, guardandosi intorno: davanti a lei solamente gradi e lussuosi palazzi condominiali ma nessun autobus o taxi nel raggio di kilometri.

Sbuffa, decidendosi a muoversi dal punto in cui si trova, dirigendosi verso uno dei tanti porticati che caratterizzano il famoso quartiere in cerca di riparo. Sperando in una rapida risoluzione del maltempo.

Non fa in tempo però a sedersi sulla scalinata in lastricato che una voce calda arriva alle sue spalle facendola sussultare.

"È proprietà privata Madmoiselle, non può stare qui"

Clarisse si volta con lentezza, trovandosi davanti un uomo in marsina, intento a guardarla dalla testa ai piedi con un misto di curiosità e seccatura, tipico di chi si trova a ripetere la stessa frase centinaia di volte al giorno.

"Lo so monsieur" dice, dedicandogli un' occhiata cordiale. "Ma come vede sta piovendo a dirotto e io non ho con me un ombrello. Non voglio arrecare nessun tipo di disturbo, solamente attendere che la pioggia diminuisca per poter tornare a casa"

Il portinaio non le toglie lo sguardo di dosso e nonostante alla ragazza sembri di veder balenare sul suo viso l'ombra di un sorriso benevolo, l'espressione rimane impassibile.

"Non lo metto in dubbio signorina, ma queste sono le regole dei condomini, e se lei non è stata invitata da uno di loro io non posso fare altro che chiederle cortesemente di andar..."

The red prince •Charles Leclerc•Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora