"Aver sperimentato la stessa sofferenza non ci rende simili"
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Charles e Clarisse sono nati a Monaco nello stesso anno, hanno frequentato le stesse scuole, e per buona parte della loro vita hanno percorso gli stessi passi, condividendo un rappor...
Clarisse guarda lo schermo del suo cellulare farsi scuro, prima di metterlo in tasca e concentrarsi su quello che ha davanti. Due lapidi bianche, rese ruvide dalla salsedine svettano sul panorama costiero, mentre il mare gli fa da sfondo. I capelli, ormai tornati color rame volteggiano nel vento fresco del pomeriggio creando delle strane ombre sul suo viso, bagnato dalle lacrime, troppo a lungo trattenute.
Ogni anno si dice che andrà meglio, che il tempo aiuterà a lenire almeno un po' tutto quel dolore, ma poi si siede lì in cima alla collina ed è come se non fosse passato nemmeno un giorno. Rivive a ritroso gli istanti dell'incidente come se fosse una vecchia pellicola: le risate di sua madre per una sua battuta, suo padre che tramburella a tempo di musica sul volante, poi il buio e quel maledetto schianto che glieli ha portati via.
Clarisse è stata fortunata, così le hanno detto i medici una volta riemersa dal coma, con una cicatrice lunga più di venticinque centimetri ad attraversarle le vertebre. Eppure lei tutta questa fortunata non è mai riuscita a vederla. È viva certo ma è anche orfana, e ci sono giorni in cui tra le lamiere avrebbe voluto morire anche lei.
