Capitolo 6

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POV: Zulema

Macarena mi guarda come se avesse appena visto un fantasma. Forse ha ragione, è come se fossi tornata dall'oltretomba dopo anni.

Il suo shock è del tutto comprensibile, ma non avrei saputo come presentarmi diversamente. L'effetto sarebbe stato lo stesso, penso fosse inevitabile sconvolgerla un po'.

Ha gli occhi sgranati e la bocca aperta, mi fissa senza dire una parola. Ad un certo punto le cadono le figurine dei Pokémon dalle mani. La aiuto a raccoglierle e le sorrido, cercando di farle capire che va tutto bene.

"Maschio o femmina?" le chiedo, indicando le carte che tiene di nuovo in mano.

"Che cosa?"

Sembra spaesata, completamente persa nei suoi pensieri. Il suo atteggiamento è del tutto comprensibile, pensava che io fossi morta.

"Tuo figlio o tua figlia, suppongo che queste figurine non siano per te."

"Maschio e femmina, ne ho due."

Questa frase mi colpisce dritta al cuore.

Ha avuto un altro figlio, sicuramente con un uomo. È fidanzata o sposata e ha costruito la famiglia che ha sempre sognato.

Sono felice per lei, ma allo stesso tempo il mio cuore si sta sgretolando lentamente. Mi sento come se qualcuno mi stesse stringendo forte il collo per soffocarmi e so che questa morsa letale ha un nome preciso. Si chiama "gelosia".

"Poi hai avuto un secondo figlio?" le chiedo, fingendo un'indifferenza che in realtà non ho.

"No, sono arrivati insieme... Sono gemelli..."

Mi sorride e io tiro un sospiro di sollievo.

"Stai bene?" le chiedo.

"No... Tu dovresti sparire..."

"Cosa stai dicendo?"

Lei chiude gli occhi, inspira ed espira più volte e poi ricomincia a parlare.

"Tu sei solo un sogno, una proiezione del mio stupido cervello che non riesce ad accettare la tua morte. Sono felice di vederti, ma... Ogni volta che vai via fa male e io non riesco più a sopportarlo... Quindi, per favore, sparisci..."

Le prendo una mano e la poso sul mio petto, proprio all'altezza del mio cuore che in questo momento sta battendo fortissimo.

"È tutto reale, io sono reale." le dico.

"Non è possibile... Sono passati sette anni..."

"Ti spiegherò tutto, va bene?"

Annuisce, mentre i suoi occhi iniziano piano piano a riempirsi di lacrime.

"Pensavo che non ti avrei mai più rivisto..." sussurra, con un filo di voce.

Scoppia a piangere all'improvviso, come un bambino che stava cercando di sopportare il dolore dopo una caduta, ma non ce la fa più.

Poi mi abbraccia, così forte da farmi quasi male alle ossa che sono ancora arrugginite per tutti gli anni che ho passato a letto.

Un abbraccio che sistema ogni cosa, un gesto che cancella tutti questi anni di sofferenza.

Quando si stacca mi guarda e sembra un po' imbarazzata, poi abbassa la testa e sorride. Sembra una bambina e questo aspetto di lei mi fa molta tenerezza, vorrei davvero che al mondo esistessero più persone come Maca.

"Io... Devo andare a prendere i miei figli..."

"Se vuoi ti accompagno."

Ok, questa frase non è da me. Tutto questo non è decisamente da me.

Io che mi innamoro, io che accompagno la donna che amo a prendere i suoi bambini a scuola, io che passo il tempo con dei piccoli.

Quasi non riesco a crederci.

Cosa mi è successo?

Forse sono stati i proiettili presi e il coma a rendermi così. O forse è stato l'amore.

"Davvero? Tu vuoi conoscerli?"

"Ma certo, mi sono fatta sparare addosso per salvarli, voglio vedere cosa ne è uscito."

"Poi io e te dobbiamo parlare, devo capire cosa è successo dopo la sparatoria."

"Tranquilla bionda, abbiamo tempo."

"Resterai, vero?"

"Credo proprio di sì."

Ci avviciniamo alla scuola e dopo dieci minuti in mezzo a una marea di bambini che escono mi rendo conto di avere già il mal di testa.

Come fanno le maestre? Meriterebbero una medaglia già solo per il fatto di presentarsi al lavoro al mattino.

Che poi, in realtà, i bambini sono stupendi. Sono solo un po' troppo rumorosi, ma sono comunque migliori degli adulti.

Quando esce la classe prima vedo due piccoli bambini correre incontro a Macarena.

"Mamma, mamma!" urlano entrambi, subito prima di abbracciarla.

Iniziano a parlare a raffica, raccontandole ciò che hanno fatto a scuola e chiedendole cosa si farà nel pomeriggio.

Dopo un po' la femmina si accorge di me, mi lancia uno sguardo interrogativo e mi saluta.

"Ciao! Tu chi sei?"

Bella domanda, chi sono?

"Sono un'amica della mamma."

Ok, me la sono cavata con una risposta facile.

"È la cugina di Iris." aggiunge Macarena.

Sapevo che sarebbe andata d'accordo con lei, è sempre stata una bravissima persona. È una mia parente lontana, ma è l'unica rimasta che percepisco davvero come una di famiglia.

"E come ti chiami?" continua la bambina, con la sua vocina squillante.

"Zulema, voi?"

"Io sono Zahira e mio fratello si chiama Ryan."

Zahira. So che Maca le ha dato questo nome per me. Poi la bambina è davvero stupenda.

Sono entrambi stupendi, proprio come la loro mamma. E io sono felicissima di conoscerli.

"Vuoi venire a mangiare un gelato con noi?" mi chiede Ryan, che si rivolge direttamente a me per la prima volta.

"Sì, certo."

I figli di Macarena mi prendono per mano, mi abbracciano, mi raccontano tantissime cose e mi fanno subito sentire accolta.

Io ho sempre pensato di essere una stronza senza cuore e ho sempre creduto che, in fondo, non sarei mai cambiata. Anche se ora sono innamorata e se sono un po' più umana, pensavo di essere sempre la strega cattiva del racconto, però magari non è proprio così.

Questi due piccolini si fidano di me e forse mi vogliono già un po' bene. Forse percepiscono che sono molto legata alla loro mamma?

Non lo so, ma so che se piaci ai bambini non puoi essere una brutta persona.

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