Capitolo 23

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POV: Zulema

Macarena non si è più svegliata. È uscita viva dalla sala operatoria, ma è entrata in coma.

E dopo qualche giorno ho deciso di parlarne con i suoi figli, con delicatezza.

"Allora la mamma sta dormendo?" mi chiede Zahira, un po' confusa.

"Sì, si è fatta male e deve riposarsi."

"E non può riposarsi qui nel suo letto, insieme a noi?" interviene Ryan, con gli occhi lucidi.

"No, adesso deve stare in un posto in cui si prendono cura di lei e le danno le medicine per stare meglio."

"Quando torna?"

"Non lo so, Ryan. Io spero presto, però nel frattempo starò qui con voi."

"Dormirai di nuovo qui?" mi chiede lui.

"Sì, certo."

"E ci porterai a scuola?" interviene Zahira.

"Sì, vi porterò anche a scuola."

"E giocherai con noi?"

La bambina mi guarda, sorridendo. Il suo è un sorriso triste perché ovviamente vorrebbero entrambi stare con la loro mamma e sentono molto la sua mancanza.

Poi però riesco a spostare l'attenzione su altro e a far capire loro che con me sono al sicuro.

Gioco insieme a loro, preparo la cena e cerco su Netflix qualcosa da vedere che sia adatto anche ai bambini.

"Possiamo guardare Mercoledì?" mi chiede Zahira, saltellando.

Non so se Maca approverebbe, anzi sono sicura che non approverebbe. Conosco il personaggio di Mercoledì Addams e la serie non mi sembra così adatta a dei bambini di sei anni, ma per stasera voglio accontentarli.

Mi fanno notare diverse volte che assomiglio un po' a Mercoledì. Non per la bellezza della giovanissima Jenna Ortega, più che altro per il suo modo di fare.

Poi, dopo aver visto la serie tv, mi chiedono se possono dormire nel lettone insieme a me. Ovviamente dico di sì e ci ritroviamo insieme sul letto di Macarena.

"Ci racconti una storia prima di dormire? La mamma lo fa sempre." mi chiede Ryan.

Sono totalmente impreparata. Non ho mai raccontato storie a bambini e nessuno le ha mai raccontate a me quando ero piccola.

"Puoi parlare della mamma, ci manca tanto." interviene Zahira.

"Sì, ci manca tanto." aggiunge Ryan.

Il mio cuore si rompe in mille pezzi quando penso che Maca potrebbe non risvegliarsi più e che questi due bambini potrebbero restare senza la loro madre. Non è giusto, come non è giusto che la bionda, dopo una vita di dolore e fatica, se ne vada così.

Ora è felice, ora siamo entrambe felici e tutto questo non ha senso. Dovrebbe esserci anche lei nel lettone con noi, dovrebbe coccolare i suoi figli e raccontarci le bellissime storie che inventa o legge per loro.

"Raccontaci come hai conosciuto la mamma." mi chiede Zahira.

Ok, qui bisogna decisamente inventare. Non posso dire la verità, sono troppo piccoli.

"Quando ho conosciuto la vostra mamma lei non mi piaceva molto. Era bellissima ed io ero un po' invidiosa di lei, come le sorellastre di Cenerentola, conoscete quella favola?"

Annuiscono, ascoltandomi attentamente, senza interrompermi.

"Lei aveva tante cose belle che io non avevo, aveva una casa grande, una mamma e un papà che le volevano bene ed era più brava di me in tutto. Allora io ho iniziato a farle tanti dispetti, dei dispetti brutti, qualche volta le ho fatto anche male."

"Come fa quel nostro compagno di classe sciocco?" interviene Zahira.

"Penso di sì. Poi lei ha iniziato a fare i dispetti a me, però poi ha smesso e mi ha insegnato una cosa bellissima. Mi ha insegnato che fare male agli altri non è mai la soluzione e che potevamo essere migliori di così, insieme."

"Migliori vuol dire più brave?" chiede Ryan.

"Qualcosa del genere, sì."

Poi insistono affinché io racconti altre storie e continuo a parlare di Macarena.

Parlo di quella volta in cui si era sporcata con il frappé che aveva preparato lei quando vivevamo insieme nella nostra roulotte.

Aveva comprato una bella macchina per fare i frappé e me li offriva almeno quindici volte al giorno, ma io rifiutavo sempre perché, per vari motivi, odio il frappé. Un giorno, dopo averne fatto uno alla fragola, mi ha guardato e mi ha detto: "Non sai cosa ti perdi". Peccato che si era dimenticata di mettere il coperchio e si è rovesciata tutto il frappé alla fragola addosso.

Non mi ricordo precisamente com'è andata, però mi ricordo che è stato uno dei momenti più divertenti di tutta la mia vita.

Quando i bambini si addormentano inizio a guardare il cellulare in maniera ossessiva. Spero che Iris, che è in ospedale, mi mandi notizie di Maca. Spero di ricevere un "Si è svegliata e sta bene", che però non arriva.

E improvvisamente ho paura che mi scriva un "Dobbiamo parlare" che significa "È morta".

Provo a dormire anche io, però mi manca il respiro. Mi sento come se una lama mi stesse trafiggendo il corpo e io non potessi toglierla.

Sto male e devo lasciare tutto così com'è, per evitare qualcosa di peggiore. Per non fare del male ai bambini, per cercare di proteggerli.

Non posso crollare, devo continuare a fingere che Maca sia in ospedale per qualcosa di non grave. Che si riposerà, prenderà le medicine e si riprenderà presto. Che tornerà da noi.

Ma la verità è che questo potrebbe anche non succedere. Lei potrebbe morire e ogni giorno che passa la paura diventa sempre più reale.

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