Capitolo 22

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Zulema

Mentre Iris è al lavoro, ho deciso di pulirle un po' casa. Non perché io sia gentile, la verità è che mi annoio da morire.

Ha fatto bene Macarena a ricominciare a lavorare, nonostante la sua continua ansia.

Lo avrei fatto anche io, ma non ho esperienze lavorative, se non quella all'autolavaggio che forse è meglio dimenticare. Io sarò anche una persona con poca pazienza, però la gente è davvero insopportabile e lavorare a contatto con il pubblico è difficilissimo.

Comunque, adesso sto spolverando casa con la televisione accesa per avere compagnia.

Oddio, sono come una signora anziana che quando arriva alla pensione non sa più cosa fare della propria vita. Menomale che almeno ho Macarena e i suoi bambini.

Improvvisamente, il mio cellulare si mette a suonare: numero sconosciuto.

Merda, non mi piace ricevere chiamate da numeri sconosciuti. Può significare solo due cose: o ti sei dimenticata di pagare le bollette o vogliono crearti qualche problema.

"Pronto?"

"Parlo con Zulema?"

È la voce di un uomo che non conosco e io non mi fido, mi hanno già fregato troppe volte.

"Chi è?" chiedo.

"La polizia."

Cazzo, ci hanno trovate. Ci arresteranno per tutti i casini che abbiamo fatto in Spagna e questa volta ci daranno l'ergastolo. Macarena dovrà dare i suoi figli in adozione e di sicuro non ci metteranno nella stessa prigione. Sta letteralmente andando tutto a puttane, lo so.
"Mi dica." rispondo, facendo finta di niente.

"La chiamo per Macarena Ferreiro, ci ha dato il suo numero di telefono prima di..."

Si mette male, si mette malissimo. L'hanno arrestata? Oppure le è successo qualcosa di peggio? Non lo so e non so se voglio saperlo.

"Prima di?"

"Lei è una parente? Un'amica?"

"Qualcosa del genere, sì. Mi dica, la prego."

"Macarena ha avuto un incidente d'auto, la stanno portando via con l'ambulanza. Non è una bella situazione, se vuole raggiungerla le dico l'indirizzo."

"Certo, cazzo! Voglio dire... Grazie..."

Faccio una corsa in ospedale con l'auto così forte che penso di potermi schiantare anche io. Devo stare attenta, devo rimanere lucida.

Non saprei descrivere tutto ciò che accade dopo. Mi gira la testa e mi sembra di essere dentro uno strano incubo, niente di ciò che sto vivendo mi sembra reale.

Dopo un po', vedo passare Macarena su una barella trasportata da medici trafelati.

Ho l'impressione che non mi veda, quindi le parlo io. Non mi interessa se i suoi dottori mi stanno guardando male, io devo parlarle.

"Maca, mi senti?"

"Zulema, sei qui?"

"Certo che sono qui."

"Prenditi cura dei miei figli... Promettimi che lo farai... Ti prego..."

"Ma certo."

"Vai a prenderli a scuola oggi... Stai insieme a loro... Non lasciarli soli..."

"Va bene, stai tranquilla."

Poi la portano in sala operatoria e mi dicono che mi terranno aggiornata.

Tutto questo succede alle nove del mattino.

Alle tre del pomeriggio sono ancora in sala d'aspetto senza notizie di Macarena. Appena passa un'infermiera la fermo subito.

"Può dirmi qualcosa di Macarena Ferreiro?"

"È ancora in sala operatoria, non posso dirle nulla per ora, mi dispiace."

"Lei non ha capito..."

Iris, che mi ha raggiunto in ospedale, mi tocca una spalla. So cosa sta cercando di dirmi ed effettivamente una rissa in ospedale con una povera infermiera che non c'entra niente non è una buona idea.

"Zulema, dovresti andare a prendere i piccoli, escono da scuola tra un'ora."

"Non posso lasciarla da sola."

"Lei è in sala operatoria e sicuramente vuole che tu stia con i bambini, se ci sono novità ti chiamo subito, te lo giuro."

"Va bene, allora vado. Fammi sapere, ok?"

Annuisce, con uno sguardo triste. Maca è in sala operatoria da sei ore, non promette bene.

E io cosa racconto ai suoi figli? Che è partita per lavoro? Che è andata a fare un viaggio e tornerà presto? Che ha avuto un impegno in un'altra città ed è dovuta andare là all'ultimo?

Se c'è una cosa che ho imparato dalle bugie che mi hanno raccontato da piccola è proprio che le bugie hanno le gambe corte.

E soprattutto, che i bambini capiscono tutto. La gente pensa di poterli fregare perché sono piccoli e conoscono poco il mondo, ma hanno un sesto senso simile a un super potere.

Durante la mia infanzia, io capivo sempre quando c'era qualcosa che non andava, oppure quando qualcuno mi stava mentendo.

E poi, Ryan e Zahira sono molto svegli, quindi non credo che potrò raccontare chissà quale bugia sulla loro mamma.

Quando arrivo davanti alla scuola, respiro per non andare nel panico. Inspiro, espiro e spero di essere all'altezza della situazione.

Li vedo arrivare e corrermi incontro, entrambi sembrano felici di vedermi. La loro maestra mi conosce e Macarena mi ha fatto una delega con cui posso prendere i suoi figli a scuola.

"Zulema, che bello vederti!" urla Ryan.

"Dov'è la mamma?" mi chiede Zahira.

"Al lavoro, esce tardi." rispondo, illudendomi che se prendo più tempo sarà più facile capire cosa dire a questi due bambini di soli sei anni.

"Ci porti a prendere un gelato?" mi chiede Ryan, con uno sguardo tenerissimo.

E quando mi ritrovo al parco, con i piccoli che si sono spalmati gelato ovunque, mi chiedo se la loro madre stia bene o meno.

Lei deve stare bene, no? Non può lasciarli soli.
Che poi, in realtà, non sarebbero mai soli. Ho giurato a Maca che mi sarei presa cura di loro e lo farò sempre, finché il mio cuore batterà.

Ma ho bisogno di avere accanto anche lei, ho bisogno di avere accanto la donna che amo.

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