POV: Macarena
"Zulema, sono agitata." le urlo, al telefono.
Ho appena lasciato i bambini a scuola e sto per andare al lavoro, ho il colloquio con il capo del mio capo e sono in ansia da morire.
Avevo dimenticato come ci si sentiva quando hai un incontro di lavoro importante, è un po' come quando devi presentarti a un esame in università e hai paura di non sapere un cazzo. Conosco molto bene la sensazione, mi sono laureata, ma ho passato cinque anni d'inferno.
E credevo che non mi sarei più sentita così perché effettivamente il lavoro è diverso, ma quando ci tieni a fare bene una cosa l'ansia ti sale comunque.
Sì, lo so che dopo anni di carcere in cui ho rischiato di morire circa tremila volte non ha senso aver paura di un colloquio di lavoro. Io dovrei essere tranquilla, rilassata e sicura di me stessa e delle mie capacità.
Però mi rendo conto che a livello caratteriale io non sono così, sono più un pulcino insicuro e molto ansioso.
"Ma perché non ti calmi invece che chiamarmi a quest'ora del mattino?"
Ha anche ragione, però lei è la mia ragazza adesso, quindi deve sopportarmi così come sono: agitata e rompiscatole.
"Questo incontro di lavoro è importantissimo e io non mi sento all'altezza, ho avuto solo un giorno per preparare la relazione e..."
"Calmati, mi stai facendo venire mal di testa."
"Scusami, è solo che ho paura..."
"Fammi capire, tu sei stata chiusa in una lavatrice in funzione e hai paura di un incontro di lavoro? Direi che hai affrontato di peggio."
"So che è stupido, ma ho ansia comunque."
"Andrà benissimo, tu sei la migliore in... Quelle strane cose matematiche che fai tu."
"Grazie, ti chiamo quando finisco, va bene?"
"Sì, ti aspetto."
Chiudo la telefonata con un sorriso. Sono felice che Zulema mi sostenga e mi sento leggermente più tranquilla.
Poi ovviamente inizia a piovere, ma io non ho l'ombrello. Quindi corro veloce in macchina, mi guardo nello specchietto e controllo che il trucco non si sia sciolto.
Sì, mi faccio queste paranoie inutili quando sono agitata. E io sono quasi sempre agitata.
Respira, Maca. È solo un incontro di lavoro.
Come ha detto Zulema, sei stata in carcere, hai affrontato sfide peggiori.
E prima di finire in prigione hai studiato, hai lavorato e hai fatto mille test di cui avevi paura che però non ti hanno mai uccisa, nemmeno quando andavano male. Quindi perché avere paura adesso? Non ha minimamente senso.
Cazzo, guidare con questa pioggia è davvero difficile. Oggi non me ne va bene una, proprio oggi che sono così nervosa.
Anche se, stranamente, la strada non è per niente affollata. Di solito quando piove escono tutti gli individui che non sanno usare l'auto e la prendono solo quando il meteo fa schifo.
C'è solo una tizia, nella macchina dietro di me. Una di quelle che ti stanno attaccate e non ti superano: le più odiose. E non posso neanche attivare i tergicristalli con l'acqua per cercare di mandarla via, dato che piove già.
Sembra avvicinarsi sempre di più e so quanto possa essere rischioso con queste condizioni atmosferiche. Dio santo, ma chi è il pazzo che ha dato la patente a questa donna?
Mentre penso questo sento un rumore forte e vedo la mia auto perdere completamente il controllo. Quando mi accorgo che davanti a me c'è un burrone e che l'impatto ha distrutto la ringhiera che mi salvava da quel precipizio è già troppo tardi.
Sento il cuore schizzarmi fuori dal petto per il terrore e il respiro bloccarsi improvvisamente.
E pensare che prima mi stavo lamentando, in questo momento farei davvero qualsiasi cosa per tornare a qualche minuto fa e avere come unica preoccupazione un semplice incontro di lavoro. Un incontro che non poteva uccidermi.
Poi sento un altro rumore assordante e vedo tutto nero, come se fossi diventata cieca.
Mi rendo conto di essere a testa in giù: l'auto si è ribaltata e io sono bloccata qui.
Merda, che cosa faccio adesso?
Mi fa male la testa, non ci vedo e penso di essermi rotta molte costole. O forse ho delle ferite ancora più gravi al torace e non me ne rendo conto perché l'adrenalina, in questo caso decisamente negativa, mi sta scorrendo nelle vene. Non so cosa stia succedendo, ma devo ammettere che ho davvero paura.
Più che altro perché il dolore alla testa è così intenso che vorrei piangere e non mi è ancora tornata la vista, quindi non so nemmeno come farò a chiamare qualcuno o ad uscire da qui.
Quando slaccio la cintura e provo ad aprire la portiera sento un dolore atroce al petto. Ecco la conferma di ciò che pensavo: mi sono fatta più male di quel che sembrava all'inizio.
Per miracolo, riesco ad uscire dalla macchina. È sempre meglio uscire dall'auto quando c'è una situazione di questo tipo, non si sa mai.
Poi, distesa sulla strada, realizzo che potrei morire così se non chiamo subito i soccorsi. Ma, ovviamente, il cellulare che io tenevo in tasca è completamente distrutto.Il panico inizia ad impossessarsi di me, non riesco più a ragionare lucidamente e cercare una soluzione. Non c'è una soluzione.
Mentre il mio cuore pulsa a una velocità simile all'infarto e mi sembra di soffocare, prego Dio di aiutarmi ad uscire da questa situazione.
In realtà non sono mai stata molto religiosa, quelli religiosi erano i miei genitori, però ora ho davvero bisogno di aiuto. Non vedo vie di scampo, se non un miracolo.
Sono sola e ho bisogno di un miracolo.
Su questa strada isolata, con l'auto a pezzi e una signora che forse ha causato l'incidente, ma non ha mandato i soccorsi, prego di non morire. Con l'acqua del diluvio che mi arriva ovunque e mi fa tremare per il freddo e i miei occhi che non vedono più, spero davvero di uscirne indenne come ho sempre fatto.
Anche se questa volta dubito che possa andare bene. Questa volta ho paura che non ci sia niente da fare, ho paura che sia finita.
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What about us
FanfictionSequel di Juntas somos mejores e finale alternativo di Vis a Vis El Oasis 💚💚💚💚