prologo

806 43 2
                                    

my little blue age

Una cosa bella del posto in cui vivo, il New Jersey, è il meteo. Il costante odore di pioggia battente e i tuoni roboanti che fanno sobbalzare di terrore le persone.
A volte penso che c'è veramente qualcuno a cui spaventa la tempesta. Se vedessero ciò che ho visto io in soli quindici anni di vita, non avrebbero più solo paura di una semplice pioggerellina.

Come ho detto, la mia vita non è mai stata monotona, bensì, piena di...colpi di scena?
Tra le esperienze paranormali dei miei genitori quando ero più piccola e quello che è successo di recente, posso dire che non ci si annoia.

A quest'ora, infatti, sarei potuta essere a casa, magari a raccontare a mio fratello Francis alcune storie dell'orrore o a giocare con lui alla play station. È un ragazzino puro e debole: quando eravamo più piccoli i miei non erano mai a casa, dovevano partire per risolvere i loro soliti casi, lasciando me e mio fratello con la nonna, che in realtà ha fatto molto più di loro.
Purtroppo, pochi mesi fa lei morì, così rimasi solo io ad insegnare a quel piccolo topino di fogna come sopravvivere in questa famiglia senza essere posseduti, o meglio, essere uccisi.
Nel corso degli anni mi hanno chiamata strana, pazza, reietta, inumana, mostro. Mi allontanavano a causa della mia cupidigia...o forse solo per scaramanzia, molti pensano che la nostra famiglia sia maledetta. Ma non potevo fare altro che essere contenta di stare sola; c'è più divertimento nella solitudine, soprattutto nella famiglia Warren.

Ad ogni modo, poco dopo il funerale di nonna, a metà Agosto, sono stata vittima di un brutto scherzo del destino che mi ha quasi condannata alla pena capitale. Se non fosse stato per mio padre che ha messo una buona parola, ora starei marcendo nel carcere minorile di Milwaukee, in Wisconsin.
Non sono stata io, mi sono solo trovata nel posto sbagliato al momento sbagliato.
Comunque, posso anche essere scampata alla sedia elettrica o ai gas, sì, ma un'altra tortura mi è stata afflitta: la Nevermore, scuola per reietti di Jericho. I miei genitori si sono conosciuti lì, erano popolari, si sono innamorati e poi hanno iniziato a risolvere i fenomeni paranormali assieme. Io comunque, non ne ho mai voluto sapere. Mia sorella Morgana aveva cinque anni in più di me, e la fece franca andando a vivere in mezzo ai lupi quasi due anni fa: è scappata di casa, probabilmente è andata in Romania dopo aver ricevuto il dono delle visioni, chiaroveggente come mia madre.
Io invece, sono costretta a convivere con mezzi licantropi appena trasformati nel bel mezzo della pubertà. Tuttavia, spero di trovare la tranquillità che cerco da molto, troppo tempo.

«Hela, tutto bene?»
La preside Weems, una bionda alta due metri, ha appena finito il colloquio con i miei, che io non mi sono neanche disturbata di ascoltare. Non mi interessa del loro costante rivangare nel passato, però pare che fossero molto amici, nella stessa compagnia, se non sbaglio.
Hanno continuato con questa cantilena fino al cancello principale, dove la bionda ci ha lasciato soli per i saluti finali.
«Hela?»
"spero che non faccia la fine di sua sorella..."
Ed ecco qui la mia rovina. La legilimanzia mi accompagna ormai da un anno: per questo cerco disperatamente un posto in cui stare da sola. Ho troppe voci non mie nella testa.
Ma nonostante mi abbia dato fastidio, non voglio fargli notare che ho sentito la sua paranoia.
«una meraviglia papà» gli rivolgo un falso sorriso per non preoccuparlo.
Edward Warren, un gran gentiluomo se solo non fosse che non mi ha mai fatto veramente da padre.
In questo ultimo periodo cercava in tutti i modi di avvicinarsi a me, accarezzarmi, o semplicemente mostrarmi un minimo d'affetto, ma non ci sono abituata, quindi tutto ciò che ha ottenuto da me è solo un passo indietro; niente di più, niente di meno.
«figlia mia...»
«starò bene. Non sto andando in guerra»
mio padre mi sfiora la guancia e poi se ne va, senza dirmi niente. Dopo di lui c'è Francis, che mi avvolge in un abbraccio. Mi dispiace un po' per lui, dovrà stare da solo abbandonato al mondo, chissà come crescerà.
«mi mancherai sorellona. Ed ora come farò solo a casa?» posso giurare che tutta questa tristezza non fa altro che aumentare il mio stare bene.
«puoi giocare ad Assassin's Creed anche da solo, magari quando ho tempo giochiamo a Call of Duty dal cellulare. Tieni un occhio di riguardo su entrambi, che sembrano appena usciti da un convento di clausura. Okay? Ciao topino» gli passo una mano tra i capelli e lui scappa in auto, probabilmente a piangere. Ha solo dodici anni, ed io ho sempre cercato di proteggerlo, spero che l'universo sarà clemente.
Devo ammettere che una delle tante cose negative dell'essere rinchiusi in una scuola piena di adolescenti è non avere il divertimento che avevo lì, con lui.
«ora a noi, figlia mia»
«dimmi, mamma»
mia madre, donna razionale ma fedele. Ha salvato non so quante vite, ed è probabilmente l'unica reietta che il mondo ha imparato ad accettare. Se avesse solo voluto salutarmi, avrebbe detto il mio nome e basta. Invece no, so che ha qualcosa da dirmi.
«ogni tuo piano per fuggire che stai progettando in quella tua testolina malvagia, finisce ora»
«chi ti ha detto che...»
alza le sopracciglia in segno di incredulità.
Ah già, è una chiaroveggente.
«stai prendendo sottogamba la situazione. Vedrai che ti troverai bene qui, come abbiamo fatto io e tuo padre. A proposito, ho qualcosa per te»
mi porge un cofanetto blu, che io immediatamente apro, senza aspettare il consenso.
È un amuleto, anch'esso blu.
«Era della mamma di tuo padre, aveva i tuoi stessi poteri. È gravato da un incantesimo: serve per controllare cosa succede qui dentro» poggia una mano sulla mia tempia sinistra «Così non sentirai continuamente delle voci indesiderate, e poi un regalo ogni tanto non fa mai male, no?» mi fa un occhiolino complice, ben consapevole del fatto che io odi le sorprese. Almeno ci ha preso con la collana, me ne mancava una.
«è blu»
«e tu sai perché»
fa un'allusione ai miei poteri. Chiudo gli occhi e serro le labbra, maledicendola col pensiero di avermelo ricordato.
«grazie mamma, ma con questo piccolo gesto non ti aspettare che io diventi Pinkie Pie»
commento sarcasticamente guardandola dal basso. Non mi sono mai piaciuti le collane e i bracciali, mi fanno sentire etichettata.
«mi accontento di Alice nel paese delle Meraviglie» mi fa l'occhiolino «E ora vai, ti aspettano grandi cose da questa scuola»
i suoi occhi azzurri penetranti, mi convincono, quasi, a credere alle sue parole.
«mamma, non sono come te: non vincerò un trofeo, non sarò nella bacheca della scuola e, cosa più importante, non mi innamorerò. Questa la considero come una pena da scontare, anche se ingiustamente»
«Lorraine! Andiamo, è tardi!»
papà urla dalla macchina sbattendo con la mano due volte sulla carrozzeria. Su una Bentley, sacrilegio.
«fidati di me, viviti questi anni. Non essere così rigida con te stessa, e ama, imparerai a farlo. Ciao, bambina mia»
«ciao...»
mi lascia un bacio sulla fronte e scappa via. Lasciandomi con un cofanetto in mano e molte più domande di prima.
Sono sicura che mamma si sia messa a piangere subito dopo avermi voltato le spalle, come sono altrettanto sicura del fatto che abbia avuto una visione, ed è per questo che ha cercato di dissuadermi così.
Nevermore, cos'hai in serbo per me...?

N/A
Ciao a tutt*!!
Questo capitolo è un po' noioso, lo so, ma giuro che i prossimi saranno più belli. I nostri protagonisti devono ancora incontrarsi!!

Lasciate una stellina per il continuo ;)

𝙏𝙝𝙚 𝙗𝙡𝙪𝙚 𝙩𝙝𝙧𝙚𝙖𝙙 𝙤𝙛 𝙁𝙖𝙩𝙚 || 𝙓𝙖𝙫𝙞𝙚𝙧 𝙏𝙝𝙤𝙧𝙥𝙚Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora