capitolo 11

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out of the blue

L'alba è alle porte, ma ancora niente mi toglie dalla testa il pensiero che il probabile fottuto assassino di mia sorella mi sta ricattando e sa dove mi trovo.
Ho passato tutta la notte a sfilare una lista di tutte le cose e persone sospette che ho incontrato in questi mesi, che potrebbero aver assassinato mia sorella. Tutte sembravano essere poco plausibili, ma solo secondo me: conosco poche persone, e quelle sono più che fidate.
Però ho constatato che è proprio vero...
Sono gli scheletri meglio nascosti nell'armadio ad ucciderti.
Morgana non è stata uccisa per caso, ora ne ho la certezza: so che c'è sempre un motivo dietro ad un omicidio, ma ho paura che quella faccenda fosse qualcosa di grave.
Continuo a leggere e rileggere quelle quattro parole, non so cosa fare. Ogni volta che sono vicina al trovare una soluzione, ecco che trovo una falla nel sistema. Vorrei tanto chiedere aiuto a mia madre, lei è una chiaroveggente, ma ho paura che stavolta io sia da sola su questa barca.
Ma in realtà...
Una persona capace di aiutarmi ci sarebbe, ed è ad un dormitorio di distanza da qui.

All'alba delle sei e quarantadue di martedì 25 Ottobre, busso un paio di volte alla porta della camera 560, Ophelia Hall.
Mi apre Mercoledì, già in uniforme. Riesco a vedere anche Enid alle sue spalle che invece sta ancora dormendo nel letto colorato.
«cosa?» domanda, guardandomi dal basso come al solito.
«fammi entrare, devo farti vedere una cosa» sussurro innervosita. Mi guardo intorno nervosa, sia mai che quel qualcuno mi stia anche spiando adesso.
«io cosa ottengo in cambio?»
«cosa ottie-- Mercoledì io sono in questa gabbia di matti a causa tua!» sussurro arrabbiata sporgendomi un po' verso di lei.
«calma, era ironia»
Apre un po' di più la porta, abbastanza da farmi passare.
Mi siedo sul suo letto muovendo molto velocemente il piede destro su e giù, in preda all'ansia.
«non farlo, mi dai fastidio» commenta mentre si allunga verso il tavolino vicino alla scrivania, dove c'è un boiler...sono sorpresa dal fatto che gliel'abbiano fatto tenere.
Non so se dovrei veramente fidarmi di lei, sono venuta qui in preda all'istinto e con zero ore di sonno, quindi potrei anche star commettendo uno sbaglio. Lei è stata la prima a puntare il dito contro di me in questo caso, ma era anche la mia migliore amica, lei in questo momento non può essere la mia falla nel sistema.

«allora...cosa succede?» mi dà una tazza nera contenente del thé dello stesso colore, che io subito sorseggio.
In cambio le do' la busta. Lei la legge e osserva con molta attenzione.
«allora?» domando io impaziente dopo qualche minuto.
«ricatto. È simile a quella che avevi letto quella sera, non è vero?» se la passa ripetutamente tra le mani, la tocca dappertutto ma ancora non ha una visione.
«sì, ho anche la foto» una delle poche fatte con il cellulare. Dopo il processo non me l'hanno lasciata tenere, così l'ho immortalata in caso di momenti come questo.
Scorro nel rullino fino ad arrivare al 3 di Settembre, la data della penultima udienza.
«I messaggi lasciati fanno pena, ma chiunque sia stato, non ha sicuramente lasciato prove...a parte queste» solleva la lettera prima di lasciarla sul suo comodino.
«quindi...secondo te cosa vuole da me? E perché proprio adesso?»
«aspetta» sussurra.
Si alza ancora, stavolta prende due fogli dalla scrivania. Uno a me e uno a lei.
Presumo che mi tocchi scrivere, di nuovo.
«fai uno schema di tutto quello che ti viene in mente, poi li confrontiamo»
Si inginocchia per terra e copre con una mano la carta per non farmi vedere le sue idee, tipico.

«Ecco.» Ha deciso di fare anche un ennesimo schema, che questa volta racchiude sia le mie che le sue idee più plausibili.
Mi porge il foglio: c'è un titolo, "Hela's situation" da dove si collegano tutte le nuvolette sparse, è pieno anche di scarabocchi.
«Alice nel Paese delle Meraviglie, muro della Nevermore, Morgana, serpente, Soprannaturale(?), Tate.» Mi fermo di botto e deglutisco senza neanche rendermene conto. Sento il cuore in gola.
«Tate? Che c'entra Tate? Non lo vedo da mesi...» corruccio le sopracciglia in preda alla confusione.
«quando si parla di te, si parla automaticamente anche di Tate. Nessuno a parte noi Addams e lui, sapeva del tuo trasferimento alla Nevermore, potrebbe essere una pista» fa spallucce continuando a guardare, ripetutamente, il foglio.
«Tu hai...l'hai visto ultimamente?» la guardo negli occhi, sono affranta dalla notizia.
«sì, prima che iniziasse il Semestre, non era in ottima forma, è per questo che non ti è venuto a trovare. Oppure perché...» lascia in sospeso la frase ma posso immaginare quello che pensa, e la mia risposta è no.
«Mercoledì, la smetterai mai di passare a conclusioni affrettate? Lui non c'entra nulla, ha solo affrontato il lutto Morgana a modo suo, se questo comportava non vedere me, allora va bene lo stesso»
«ma ci stai male»
«non importa» scuoto la testa e alzo le sopracciglia, non voglio pensare a Tate, neanche per sbaglio, ed era da tanto che non lo facevo in effetti.
«tu non l'hai visto. Dopo Enfield è camb--»
«noi non parliamo di Enfield» la stronco subito, neanche dopo un anno voglio parlarne. Mi ha causato forti incubi per mesi.
«non puoi evitare l'argomento per sempre»
«Noi...non parliamo...di Enfield. Quello che è successo in quel fottuto Borgo Londinese, rimane in quel fottuto Borgo Londinese. Non dovevamo neanche essere lì» insisto.
Un altro tuffo nel passato e giuro che potrei annegare.
Per sbaglio, come un fulmine a ciel sereno, delle cariche di energia blu si impossessano dei miei palmi, poggiati sul piumone. Non me ne accorgo neanche, sono troppo...concentrata sul convincere la mia amica a non fare parola di Enfield.
«Hela» Mercoledì, con mia grandissima sorpresa, mi prende la mano. Improvvisamente mi calmo «Non succederà niente, abbiamo fatto una promessa in quel- "fottuto Borgo Londinese", ricordi?»
«sì...sì mi ricordo» mi stacco dalla sua presa per passarmi una mano tra i capelli blu e imbacuccarmi nella felpa oversize, sono davvero molto confusa, per la seconda volta nella mia vita non so che cosa fare.

𝙏𝙝𝙚 𝙗𝙡𝙪𝙚 𝙩𝙝𝙧𝙚𝙖𝙙 𝙤𝙛 𝙁𝙖𝙩𝙚 || 𝙓𝙖𝙫𝙞𝙚𝙧 𝙏𝙝𝙤𝙧𝙥𝙚Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora