capitolo 3

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pitch blue

Non pensavo che Daphne fosse così lenta la mattina: se non fosse per me, probabilmente adesso starebbe ancora impalata davanti allo specchio con lo spazzolino a mezz'aria.
Per il ritardo abbiamo saltato colazione, ci è toccato andare subito a lezione di scherma, non prima di prendere la divisa dalla sarta.

«allora, ripetimi un attimo la dinamica: Rowan ti ha offerto un drink, siete usciti per parlare, cioè, per stare in silenzio, poi ti ho scritto, ti sei scontrata con uno sconosciuto, ti sei quasi fatta scoprire dalla preside...e poi?»
Le avrò ripetuto questa storia almeno un miliardo di volte stamattina, ma lei continua a volere più dettagli. La cosa divertente è che non ce ne sono, perché non è successo assolutamente niente di eclatante.
«e poi nulla, l'ho ignorato e sono venuta da te»
«l'hai ignorato?! Poteva essere l'amore della tua vita!» il suo tono di voce varia tra il disperato e rimproverante. La sta facendo apparire come una di quelle imbarazzanti soap opera spagnole, o indiane, dipende dai punti di vista.
Le cabine per cambiarsi sono comunicanti, quindi non c'è bisogno di urlare, ma lei lo fa lo stesso.
«Daphne, ci sono otto miliardi di persone in questo mondo, non credo che la mia anima gemella si trovi in una scuola per reietti, e poi non è questo che voglio, per ora»
«cos- tu sei completamente pazza! Devi viverti la vita, specialmente ora che sei bella e nel pieno della tua giovinezza. Rimpiangerai questi anni quando sarai vecchia!»
apro la porta della cabina, lei mi sta aspettando davanti allo specchio, esaminandosi attentamente il viso in modo strano.
«sembri mia madre» ridacchio, prendendo il caschetto e facendole segno col capo di andare.
«non scherzo, dovresti scioglierti un po'»
«l'unica cosa che sciolgo sarà l'aspirina se partecipo ad un'altra serata come quella di ieri»
prendo un fioretto ed entro nella vera e propria aula, adibita adeguatamente.
«facciamo una prova, se impazzisci, ti pagherò la psicologa»
mi tende la mano fiera, ed io la stringo ponendo fine alla conversazione.
Solo perché non voglio sentirla lamentarsi, ovviamente non rispetterò il patto: non andrò ad una di quelle feste mai più nella vita, ma questo lo scoprirà più tardi.

Tornando alla palestra, è piena di persone, che al momento hanno tutti gli occhi addosso alla sottoscritta, che novità.
Io e Daphne avanziamo tra gli sguardi giudicanti fino a raggiungere uno scontro tra due persone, una delle quali in uniforme nera, singolare.
«si stanno scontrando di nuovo?!»
Mi domando chi sia la pazzoide che ha azzardato a chiedere una tuta di quel colore e perché Daphne la conosca.
Improvvisamente, la bianca viene colpita in pieno petto dalla ragazza in nero: sono stati venti secondi intensi, ma sono troppo curiosa di sapere chi si cela dietro quella protezione scura.
«basta così, parità!» esclama il professore
«Non finisce qui, cariña»
quella che si rivela essere Bianca Barclay si toglie la maschera, minacciando la sconosciuta
«ti aspetto settimana prossima per lo spareggio»
riconoscerei quel tono saccente e quelle due trecce nere ovunque: chi poteva essere se non lei?!
Sta per andarsene, ma la placco
«Mercoledì Addams, chi non muore si rivede»
«Hela Warren, credevo fossi a marcire a nel carcere di Milwaukee»
Mi guarda dal basso, vista anche la sua statura minuta. Ma come ho imparato, mantengo un sorrisino sghembo, senza sbattere le palpebre, guardandola dritta negli occhi.
«ed io che fossi ancora a piangere sulla tomba del tuo piccolo scorpioncino morto. Ma purtroppo eccoci qui»
«aspetta, vi conoscete?» chiede Daphne, incredula.
«fin troppo bene»
Io e Mercoledì eravamo amiche. I nostri genitori si conoscono dai tempi del liceo, quindi dall'infanzia siamo sempre state insieme: da piccole ci vedevamo tutti i giorni, eravamo migliori amiche, ma crescendo scoprimmo di avere interessi diversi: litigammo brutalmente qualche tempo fa, e da lì non ci parlammo praticamente più.
«vuoi sfidarmi o devi andare a pulirmi le scarpe?» chiedo, alzando un sopracciglio.
«voglio il duello militare»
Un combattimento senza casco o protezioni, vince chi versa il primo sangue. Tipico di Mercoledì.
«mi inviti a nozze, Addams»
butto a terra il casco, con un sorrisino sghembo
«en garde!» esclama il professore con il suo accento francese.
Dopo pochi secondi, siamo fioretto contro fioretto. Lei è abile, ma conosco i suoi punti deboli, che non sono cambiati: è ancora troppo impulsiva e sicura di sé, questo la penalizza, non studia le mosse dell'avversario, soprattutto le mie. Dopo tutto questo tempo, ancora mi sottovaluta.
Infatti, mi basta un gesto agile di mano e girare attorno alla sua figura per confonderla e ferirla sullo zigomo.
«dovrei tenere il conto delle volte in cui vinco» ammetto soddisfatta, passando il dito indice sulla sua guancia sanguinante per poi leccarlo.
Mi sorprende come il suo sangue non sia diventato verde dall'invidia.
«no, infatti. Scommetto che Morgana è fiera di te, oh no scusa, l'hai uccisa»
C'è uno stupore generale nella palestra, che si era fermata per vedere il nostro scontro.
Sento la rabbia scorrere nelle vene.
«permettiti un'altra volta, una sola Addams, di menzionare mia sorella o ciò che le è successo...che ti assicuro che farai una fine nettamente peggiore della sua»
dopo la mia minaccia, va via, probabilmente in infermeria a medicarsi la ferita.
Parlare così liberamente dello scandalo che mi ha portata qui? È tanto se io non l'abbia scaraventata al muro davanti a tutti.
«ok, basta così ragazzi. La lezione è finita»

☾☾☾
a pranzo

«ok, non te l'ho chiesto prima perché volevo far calmare un po' gli animi...ma com'è che vi conoscete tu e Mercoledì Addams?»
«amiche d'infanzia» cerco di non far trasparire emozioni, anche se vorrei tanto gridare dalla rabbia che provo da tutto il giorno.
«mh...già. Ti volevo dire un'altra cosa...»
«dimmi, Daphne»
«prima, quando l'hai minacciata, i tuoi occhi, le iridi...erano diventate rosse- rosse fuoco»
«capita quando sono arrabbiata»
oggi da mangiare c'è la pasta al sugo, la giro e la rigiro ma non ho fame.
«e...» tossisce «capita spesso?» sembra spaventata.
Perfetto, Hela, ora anche l'unica persona con cui parli ha paura di te.
«no, Daphne, non ti ucciderò nel sonno»
«uh, menomale. Quindi, ora che so che posso dormire tranquilla, parliamo del ragazzo misterioso: devo capire chi è. Conosco quasi tutti a scuola, magari ho qualche aggancio!»
Daphne addrizza la schiena e parla molto fieramente. Mi ero perfino dimenticata di quello che è successo l'altra sera, figuriamoci.
«ancora con questa storia? Ti ho detto che l'ho ignorato, poi era buio, e...»
«prova a guardarti intorno e dimmi se lo riconosci»
esasperata, faccio come dice, giusto per darle il contentino.
Dio, guarda a cosa mi sono ridotta.
Tempo di guardarmi attorno, che noto, all'entrata del quadrato, il ragazzo alto e dai capelli lunghi di ieri sera.
«Daphne, è proprio all'entrata. Sii discreta»
«quello con i capelli lunghi?» annuisco
«oh, cavolo! Non mi avevi detto che era lui»
«non l'ho visto oggi, come facevo a dirtelo?»
«Xav? Xavier!» la mia compagna di stanza inizia ad urlare e lo incoraggia a venire dalla nostra parte. Per mia sfortuna, lui la sta a sentire.
Chiudo gli occhi in preda all'imbarazzo. Non posso credere che l'abbia fatto veramente: ed ora che gli dico?
«Daph, ciao»
I due si stringono la mano in maniera originale, da questo deduco che siano amici stretti. Fortunatamente il ragazzo si siede vicino a lei, e non a me.
«ehi tu, ieri non ho avuto occasione di presentarmi: sono Xavier, Thorpe» Il ragazzo si posa una mano sul petto e si china leggermente in avanti.
«Hela Warren»
«ieri sera? Vi siete già incontrati?» chiede, sarcastica.
Le tiro un'occhiata micidiale, dal momento che fa la finta tonta, ma da lei ottengo solo un occhiolino.
«scontrati, a dire il vero» ridacchia lui, seguito dalla mora.
«Ajax!» come prima, questa volta è Xavier a invitare l'altro ragazzo a sedersi con noi, alla mia destra, di fronte a Daphne.
«ciao ragazzi! Enid e Rowan stanno arrivando»
«siete un'unica compagnia?» domando. Se è così finirò per sentirmi fuori luogo, più di quanto io già non lo sia.
«proprio così, Warren...ehi, perché non venite anche voi due domani a Jericho? Così conosciamo un po' Hela» domanda Ajax, sorridendo.
«oh, no...in realtà io vorrei sfruttare domani pomeriggio per-- fare un giro fuori dalla scuola, sapete, i boschi» il mio tono cambia, è più acuto.
Ho inventato la prima scusa plausibile. Ieri sera Daphne ha detto che voleva stare un po' di tempo da sola con il ragazzo, quindi mi sembrava giusto declinare l'offerta. Avrei detto di no anche ad un'uscita tra amici, sia chiaro.
Noto Daphne che mi mima un 'grazie' con le labbra, in risposta le faccio un sorriso solo con le labbra.
«oh, ok, non preoccuparti, faremo un'altra volta. Invece tu, Xavier?»
«io...coglierò l'occasione per fare da guida a Hela!» mi fa l'occhiolino, ma che sfacciato...
Alla mia sinistra si posa un vassoio, e poi una voce squillante mi fa girare da quella parte.
«ciao, io sono Enid!»
una biondina allarga le braccia in segno di abbraccio, che io ricambio riluttante.
«Enid, scollati» Daphne la aggredisce in tono cagnesco.
Ed è da qui che collego il suo viso con il nome che mi è stato detto ieri sera: loro sono sorelle.
«chi si fa i fatti suoi campa cent'anni, Didi!»
«e chi tiene le mani a posto campa con tutte e dieci le dita integre, sorella»
Daphne le fa guarda sottecchi, continuando a bere il suo caffellatte.
«Perdona mia sorella, sta sempre tra i piedi. Tu sei Hela, non è vero?» dire che Daphne è euforica, comparata alla sorella diventa un eufemismo. Almeno so che le due provano la stessa cosa nei confronti dell'altra.
«proprio io»
«è un piacere conoscerti!»
Mi limito a farle un cenno con la testa.
«ciao, Hela» Rowan mi sorride timidamente, ricambio.
È un ragazzo dolce. Daphne ha detto che ci stava provando con me ieri sera, ma non so se crederle. Non è assolutamente quello che voglio adesso, né tantomeno il mio prototipo, sempre che io ne abbia uno.
Fortunatamente l'attenzione si sposta da me, ad un ballo che ci sarà tra qualche settimana. Non ho capito il nome, ma solo che nessuno di loro ha ancora un accompagnatore o accompagnatrice.

Sembrano tutti così uniti...a sentirli vogliono che io mi unisca alla loro compagnia, ma non so se sono all'altezza. Voglio dire, degli amici? È già tanto se ne ho una, figuriamoci un gruppo.
Potrebbe essere impegnativo, ma a me piacciono le sfide...quindi, perché no?

N/A
ciao amicii <44
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𝙏𝙝𝙚 𝙗𝙡𝙪𝙚 𝙩𝙝𝙧𝙚𝙖𝙙 𝙤𝙛 𝙁𝙖𝙩𝙚 || 𝙓𝙖𝙫𝙞𝙚𝙧 𝙏𝙝𝙤𝙧𝙥𝙚Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora