Dieci anni prima, alla fiera di Hostara

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C'erano una volta due bambine piccole, Ari e Ludo.
"Ludo? Sì, viene all'asilo con me." era tutto ciò che avrebbe potuto dire Ari della compagna.
"Ari... Chi?" avrebbe invece commentatto la piccola Ludo. Ma un  giorno, senza chiedere proprio un bel niente, gli adulti avevano deciso che le due cucciole avrebbero fatto amicizia, che a loro garbasse o meno. Era successo che la madre di Ludo, apicoltrice e dedita alla vendita di miele artigianale, aveva ottenuto un banco presso l'esposizione temporanea che, ogni anno, si teneva proprio nell'elegante piazza dove vivevano i nonni di Aradia.

Si trattava di una fiera messa su in occasione di Hostara, festa Taurinense della primavera, e la piazza, ampia e rilucente, era stata addobbata di tutto punto: gli edifici eclettici, rivestiti da marmi preziosi, erano carichi di primule multicolore. I ciottoli della pavimentazione erano stati tirati a lucido e la zona interdetta al traffico. Le bancarelle esponevano ogni produzione artigianale Taurinense considerata degna di nota, dagli abiti delle case di moda del centro, alle produzioni agricole scovate ai margini della città per l'occasione.

La fiera, come sempre, sarebbe durata per tutto il mese di marzo. Ludoliana si sarebbe annoiata a starsene buona dietro una bancarella tutto il giorno, tutti i giorni, mentre Aradia era chiusa in sé stessa e decisamente troppo solitaria per la sua tenera età. Quindi, si erano detti i grandi, perché non farle incontrare?

"Siamo amiche, Aradia?"

La prima volta, senza esitazioni, Ari aveva risposto: "Sì, siamo amiche!". Poi aveva sorriso, e aveva mostrato con gioia la sua stanza alla compagna.

Solo poche ore dopo, aveva sentito puzza di bruciato:

"Sono povera, questo devi darlo a me." Le aveva detto Ludo, più volte, appropriandosi ora di una bambola, ora di un vestitino. "Non ti vergogni, ad avere tutto quando io non ho niente? Dovresti vedere casa mia, è grande quanto il tuo armadio. Mi fai vedere cos'hai nell'armadio?"

Quando Ari, stufa del saccheggio, aveva negato un coniglietto di pezza alla sua ospite, questa aveva reagito dicendole: "Come ti pare!" per poi sedersi a terra in un angolo, offesa. "Lo hai capito, vero, che gioco con te se mi dai in cambio le tue cose? Non starei mai con una sfigata Neomagista come te senza nulla in cambio."

Per la prima volta Ari si era confrontata con qualcosa di meschino e rancoroso, una parte dell'animo umano che fino a quel momento non conosceva. La stessa parte che, fino ad allora sopita, si era risvegliata improvvisamente anche in lei: "Certo che lo so, sei venuta a giocare con me in cambio delle mie cose: sei la mia dama di compagnia, la mia serva. Sei tu la povera sfigata!"

A quel punto, il gelo aveva avvolto entrambe, ed era stata solo la prima di tante volte.

I grandi si ostinavano a farle incontrare, e loro, un po' per sfida, un po' per noia, non si opponevano.

Un giorno, come in tante altre occasioni, erano volate un po' di cattiverie. Ludo se ne era uscita con: "Mia mamma mi obbliga a stare con te, ma preferisco disobbedire e lasciare che mi punisca, non ci verrò mai più!" Poi si era seduta a terra, in un angolino lontano da Ari, e non aveva più alzato lo sguardo dal pavimento fino al momento di andarsene. Il giorno successivo, la bimba era riuscita a tener fede al proprio proposito, tanto che sua madre aveva dovuto tenerla con sé all'esposizione.

Per rappresaglia, Ari aveva deciso che, invece, lei e Ludo si sarebbero incontrate. Aveva convinto i nonni ad accompagnarla al banco dove avrebbe trovato Ludo con sua madre, e non appena questa le aveva prestato la necessaria attenzione, le aveva spiegato: "So che obblighi Ludo a venire da me in cambio delle mie cose. Non voglio più che la obblighi, e rivoglio le cose che le ho dato: io e Ludo non siamo amiche. Puoi mandarla a fare la dama di compagnia da qualcun altro."

A quel punto però, intercettando lo sguardo di Ludo, aveva colto qualcosa d'inatteso nei suoi occhi spalancati: paura. E poi l'aveva poi vista scappare via, correre velocissima nel dedalo della fiera con la madre furibonda alle calcagna.

Turbata e incuriosita da quella scena, Ari si era accodata al frenetico duo, sfuggendo ai richiami dei due nonni attoniti.

Ludoliana si era diretta senza esitare in una specie di camerino per gli abiti che avrebbe potuto essere un buon nascondiglio... e forse sua madre non l'avrebbe scovata tanto in fretta, se non fosse stata prima Aradia a scorgerla, e a infilarsi dietro la tenda a sua volta, con la furiosa adulta al seguito.

Lì dentro era successo tutto rapidamente, in modo convulso. La mamma aveva sollevato Ludo per sculacciarla, ma era così nervosa da lasciarla cadere a terra di continuo. La sollevava malamente, la strattonava. Di certo le stava facendo male, ma la bambina non si ribellava, non gridava: subiva passivamente, come non ci fosse altro da fare.

Ari avrebbe voluto chiamare aiuto, ma i suoi nonni non erano lì, e lei era confusa e spaventata. Aveva strizzato gli occhi, poi, riaprendoli, aveva intercettato la sua immagine riflessa in uno specchio alle spalle della madre di Ludo. Allora aveva desiderato con forza di essere altrove, proprio come quella bambina là dietro, quella uguale a lei, ma al sicuro. Sembrava calma, quella bambina. Sembrava diversa da lei, che aveva il cuore in gola. Ma solo vedendo quella bimba uscire dallo specchio e porsi tra la piccola Ludo e sua madre, Ari aveva intuito che non si trattava semplicemente di un riflesso... Si trattava di un fenomeno complesso, e per giunta era stato così rapido...

Tutto era già finito: la pazza si era fermata di fronte a quell'inattesa intrusione, poi si era calmata, era tornata la quiete. E Ari aveva guardato nello specchio senza vedere nulla, ma solo per un attimo: il tempo di un battito di ciglia e il suo riflesso era tornato al proprio posto.

La bimba si era quindi allontanata da lì, alla cieca, di nuovo in mezzo alla fiera, confusa e intimorita. Ma Ludo l'aveva raggiunta e fermata: "Grazie, l'hai fatta smettere."

Ari non aveva saputo rispondere, salvo che per chiedere scusa: "Non volevo farti sgridare così, mi dispiace tanto."

"Lo so... Ari?"

"Cosa?"

"Non eri tu... cioè, non eri solo tu..."

"Non lo so. Tu che cosa hai visto?"

"Ti sei messa in mezzo e lei si è calmata... Credo. Ma... Non lo so neanche io."

Finita la fiera, le due, pur restando compagne di classe, si erano frequentate sempre meno. Quell'episodio, quel che era accaduto nel camerino, aveva un retrogusto irreale, e le due non ne avevano più parlato. Eppure: "Siamo amiche, Aradia?" chiedeva ancora Ludo, di quando in quando. Ari, quasi sempre, tornava con la mente alle prime volte, a quando ci aveva creduto con tanta tenera innocenza.

Ora, dodicenne, per nulla al mondo avrebbe ammesso ciò che aveva visto quel giorno nello specchio: men che meno a Ludo, che non aspettava altro che un nuovo appiglo per rinfacciarle le proprie origini Neomagiste.

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