Intanto, a Taurinì...

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Aradia inizia a muovere le dita delle mani, stira gambe e braccia. Si siede sul letto, e qualche secondo più tardi è in piedi. Raggiunge il corridoio con passi lenti, poi arriva alla porta d'ingresso e gira due volte la chiave nella serratura. Alla terza, la voce di nonna Nhaomi la raggiunge: "Dove vai?"

Aradia fa spallucce.

"Vai da Vale, spero, non voglio che tu vada a piedi da sola oltre la piazza: qui, almeno, ti conoscono tutti, c'è sempre chi ti dà un'occhiata!"

La ragazza riflette. Prima che possa elaborare una risposta, la nonna parla ancora: "Lo so, hai già dodici anni e ti sembrano tanti. Ti chiedo solo di aspettare ancora un po' prima di andartene a zonzo da sola, ti prego."

Nel frattempo, Ari ha trovato la risposta che cercava: "Vado solo fin da Vale."

Poi, accettando il giubbotto che la nonna le sta offrendo, mette un piede davanti all'altro fuori dalla porta mentre la sua memoria riesuma il percorso che conduce a casa di Vale.

Cammina per la strada con il giubbotto in mano e le ciabatte ai piedi. La gente la guarda, ma lei sembra non rendersene conto. E nemmeno sembra patire il freddo. Giunge a destinazione in pochi minuti, fa su e giù con il dito indice oscillando tra i citofoni, finché non ricorda quale deve premere: "C'è Vale? Sono Aradia."

"Aradia?" risponde stranita la voce di una donna, che evidentemente non ricorda di alcuna Aradia. Poi: "Ari?"

"Ari. Sono io. C'è Vale?"

Nel frattempo, Vale sottrae il citofono alla madre: "Sali!" le dice, facendo al contempo scattare la serratura del portone.

Aradia sale due piani di scale, un gradino alla volta. La sua cadenza è tanto regolare da apparire del tutto automatica, il suono dei suoi passi sul marmo ricorda quello di un metronomo.

"Perché non hai preso l'ascensore," l'accoglie Vale, stupita: "e perché sei in ciabatte?"

Aradia allarga le braccia.

"Entra," dice Vale, per poi condurre l'amica in camera propria. Lì si siede sul letto, resta per un po' a fissare Ari in piedi davanti a sé... con quelle ciabatte ai piedi.

Devi essere sconvolta per la morte di Ludo, Ari, e forse pensi che anche io lo sia... "Mi spiace, forse sei qui per parlare di Ludo, so che la conoscevi da una vita... ma io non so proprio che dire...

"..."

Non lo sai nemmeno tu, evidentemente. "Ecco... Sapevo poco e niente di lei... Quando me la sono trovata in classe ho provato a fare amicizia, ma... diciamo solo che non è andata."

Aradia solleva un sopracciglio: "Io non sono venuta qui per parlare di Ludo..."

"Oh," si stupisce Vale, "ma certo, che scema. Parliamo d'altro, è meglio."

A questo punto Ari, dovresti proprio dirmi perché sei qui...

Ma Aradia non dice una parola. Perché te ne vai in giro con le ciabatte di casa e con quel nido in testa? No, ok, questo sarebbe indelicato.

Starsene in silenzio però è imbarazzante: "Posso sistemarti i capelli?"

Niente, è ancora lì congelata... "E' solo un'idea..."

Ma poco dopo, anche se con un certo ritardo, Aradia annuisce.

"Allora siediti lì!" fa Vale, indicando la sedia della scrivania. Va a raccattare in giro per la stanza pettini e fermagli, poi si piazza alle spalle di Ari e apre la molletta che le trattiene i capelli. "Una bella sfida... Ma io adoro i capelli lunghi..."

La Guardiana della TorreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora