SEMPRE DOVE NON DOVREI ESSERE
«Lupi» sentenziò Piper «e sembrano vicini»
Jason si alzò ed evocò la spada. Lo imitai, evocando le katane. Anche Leo e Gleeson si misero in piedi. Piper tentò, ma era evidente che non ci riusciva. «Non sforzarti» le dissi «resta qui, ci pensiamo noi»
Poco lontano dal cono di luce disegnato dal fuoco all'ingresso della grotta, intravidi un paio di occhi rossi che brillavano nel buio. Mi spostai davanti a lei, affiancando Jason, mentre estraeva un pugnale dal fodero che portava alla cinta.
Altri lupi si accostarono pian piano alla luce del fuoco: bestie nere più grandi di un alano, con il ghiaccio e la neve rappresi sulla pelliccia. Le zanne luccicavano; gli occhi rossi scintillavano di un'intelligenza inquietante. Il lupo davanti era alto quasi come un cavallo e aveva la bocca macchiata, come se avesse appena ucciso una preda.
Jason fece un passo avanti e pronunciò una frase in latino che non capii minimamente. Il lupo alfa storse la bocca. Drizzò il pelo sulla schiena. Uno degli altri lupi tentò di farsi avanti, ma il lupo alfa gli azzannò un orecchio. A quel punto, l'intero branco sparì di nuovo nell'oscurità.
«Cavoli, devo mettermi a studiare latino» borbottò Leo.
«Che cavolo gli hai detto?» domandai a Jason.
Gleeson imprecò. «Qualunque cosa fosse, non è bastata. Guardate»
I lupi stavano tornando, ma il maschio alfa non era più con loro. Non ci attaccarono, però. Si misero in attesa, ed erano almeno una dozzina, disposti a semicerchio poco lontano dal fuoco. Bloccavano l'uscita della grotta. «Ecco il piano. Io li ammazzo tutti, e voi fuggite» affermò il satiro.
«Coach, la faranno a pezzi» obbiettò Piper.
«Non credo proprio!»
La sagoma di un uomo spuntò dalla tempesta e si aprì un varco attraverso i lupi. «Rimaniamo uniti: rispettano un branco» suggerì Jason «e coach, niente pazzie, mi raccomando. Non abbandoneremo lei né nessun altro»
«Non riesco a capirli» mormorai «e non parlo latino. E' meglio se ci pensi tu, Jace»
Jason annuì, l'espressione determinata. I lupi si scostarono, e l'uomo si mise nel cono di luce del fuoco. Aveva i capelli ispidi e unti, neri come la pece e chiusi in una corona che sembrava fatta di dita scheletriche. Indossava pellicce sbrindellate: lupo, coniglio, procione, cervo e diversi altri animali. Le pelli non erano ben tenute e dall'odore non sembravano molto nuove. L'uomo aveva il corpo agile e muscoloso, come un maratoneta. La cosa più orribile era la faccia: denti aguzzi come zanne, pelle diafana e sottile, tirata sul cranio. Aveva gli occhi rossi e scintillanti come quelli dei lupi, puntati su Jason con un'espressione di odio assoluto.
STAI LEGGENDO
[1] 𝙐𝙣𝙞𝙩𝙮 » Percy Jackson
FanfictionCome sono passata da fiacche giornate passate a fare l'assoluto nulla (dopo aver salvato il mondo da quello svitato di Crono, aggiungerei) ad altre in cui rischio la vita solo camminando sulla dannatissima terra? Non lo so con precisione, giuro. So...