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ME LA SVIGNO COME UNA LADRA


Mi vergognavo un po', mi toccava ammetterlo, ma non vedevo veramente delle alternative valide a ciò che stavo facendo

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Mi vergognavo un po', mi toccava ammetterlo, ma non vedevo veramente delle alternative valide a ciò che stavo facendo.

Partire con Beck e Silena era un'idea allettante... se solo avessi avuto più tempo a disposizione, e se solo non ne avessero passate talmente tante da bastare per una vita intera. Meritavano di starsene un po' in pace, e in tutta coscienza non potevo permettergli di rischiare ancora, e per colpa mia.

Era si era rivolta a me. Aveva affidato a me quella missione. Salvarla era un mio compito, e non volevo che Beck e Silena fossero costretti ad averci a che fare.

Mi richiusi alle spalle la finestra di camera mia, cercando di fare meno rumore possibile. La vecchia scala antincendio cigolava parecchio; mi alzai quindi in volo e raggiunsi il tetto del palazzo.

Una dormiente e tranquilla Manhattan si estendeva per chilometri sotto i miei occhi, bagnata dalla flebile luce lunare. La osservai attentamente, domandandomi da che cavolo di parte iniziare.

In genere era sufficiente seguire i mostri. Ero certa che ce ne fossero parecchi, lì, annidati negli angoli bui e nei vicoli sporchi e inquietanti; il problema non era tanto attirare la loro attenzione (ero una specie di dannata calamita, grazie al mio retaggio) ma trovare quelli giusti, che mi avrebbero condotta dove mi serviva andare. L'ideale sarebbe stato chiedere direttamente a Eolo che cavolo stava succedendo, ma quel tipo era difficile da trovare e si mostrava solo ed esclusivamente se voleva mostrarsi.

L'alternativa migliore che avevo era parlare con una delle quattro divinità stagionali che lavoravano per lui. Il più vicino a dove mi trovavo io era Borea, il dio del vento del nord, ed era quello che di solito parlava più volentieri con i semidei.

Oppure avrei potuto attirare l'attenzione di Eolo, in una qualche maniera. Di solito ero brava, ad offendere gli dei.

Sospirai, passandomi una mano tra i capelli. Forse partire da sola non era una grande idea, ma Percy aveva bisogno di me. Non avrei più permesso a niente e a nessuno di separarci.

Strinsi la mascella e mi librai nella notte, determinata a trovarlo.


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Ventitrè minuti e sedici secondi. Questo è il tempo che passai in pace prima di venire attaccata.

Avevo appena messo piede nella stazione dell'autobus. Neanche il tempo di vedere quale cavolo di mezzo avrei potuto prendere per raggiungere il Québec; in dieci secondi mi ritrovai immediatamente accerchiata da una decina di Anemoi, che a quanto pare mi stavano seguendo.

[1] 𝙐𝙣𝙞𝙩𝙮 » Percy JacksonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora