CAPITOLO 1 - parte 2

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Quando arrivai alla Rite Olympia Academy mi sentii completamente perso e fuori luogo.
Non ero pronto per una nuova avventura così grande, sono sempre stato un professore per i ragazzini dai 10 ai 13 anni e non ero molto pronto all'idea di lavorare con dei miei quasi coetanei.
Insomma, hanno solo 10 anni in meno di me alcuni!
Ci proverò, ormai sono qui e non posso farmi la figura del pappa molle appena arrivato, riuscirò a farmi rispettare da quei birbanti..
credo.

Appena varcai la soglia, una donna sulla quarantina bionda, alta, abbastanza magra e carina si avvicinò a me per darmi il benvenuto.
Credo sia la preside, ha l'aria di esserlo, decisamente!

Preside: Ma buon pomeriggio Professor Wave, finalmente la sua attesa è giunta al termine!
Felice di essere qui?
Sono la preside di questa scuola, Lauren Cooper.

Nick: Piacere, Nicholas Wave, ma credo già lo sappia

Mi grattai la nuca leggermente imbarazzato per il mio pessimo approccio, poi le strinsi la mano e accennai un sorriso.
Ero emozionato, un miscuglio tra ansia, emozione e paura.

La seguii osservando il tour della scuola che mi stava mostrando, le varie aule, le sale computer, sale cinema, sale teatro e sale musica.
Tutto molto interessante, ma l'unica che potrò usare per la mia materia sarà quella del teatro e, in alcune occasioni, quella del cinema.

Mi presentò subito un professore strambo, con gli occhiali spessi quanto uno strofinaccio pieno d'acqua.
Si, forse la similitudine non è granché, ma credo abbiate capito il significato!
Allungai la mano per conoscerlo e sorrisi, poi mi presentò altri 5 docenti uno dopo l'altro e feci lo stesso.
Sembravano abbastanza accoglienti e disponibili, nessun caso particolare..
strano!

Continuai a seguirla, quando nella sala relax dei professori sentii una voce maschile canticchiare una canzone familiare, ma non sapevo nemmeno io dove l'avessi sentita quella melodia, non era di certo ciò che ascoltavo io, la mia amata musica classica.
Entrammo nella saletta e subito vidi un uomo alto, possente e ben vestito girato di schiena verso la macchinetta del caffè, in attesa che gliene uscisse uno.
Picchiettava le dita sulla scrivania lì vicino e anche il piede a terra, poi si girò quando la preside urlò

Preside: "Dylan, ho una nuova conoscenza"

L'uomo si girò, una volta guardato non era poi così vecchio come sembrava, avrà avuto soltanto qualche anno più di me.
Era moro, occhi chiari, spalle larghe e una bella camicia bianca con una cravattina nera.
Un finto avvocato, insomma.

Il professore si girò a guardarmi e mi squadrò dalla testa ai piedi mentre allungò la mano per stringerla.
Fermò i suoi occhi chiari sui miei e accennò un sorrisetto inclinando la testa.

Dylan: Oh, buon salve monsieur.
Voglio proprio vederti all'opera, non credo tu riesca a mantenere i ragazzi. Comunque, signor ..?

Nick: Nicholas, Nicholas Wave.
Chiamami soltanto professor Wave, niente nome per te, credo tu non ne abbia bisogno no?

Dylan: Mmh non mi interessa sinceramente, ti dico soltanto che qui i ragazzi sono tosti e tu mi sembri un precisino deboluccio, ma posso sempre insegnarti.

Dylan mi ammiccò e poi prelevò il suo caffè dalla macchinetta bevendone un sorso.
Si voltò e prima di andarsene dalla sala insegnanti si fermò sul ciglio.

Dylan: So che sarai uno dei tanti ad odiarmi, ci divertiremo.

Se ne andò e io lo guardai malissimo.
Mi fece incazzare il modo in cui si atteggiò con me. Cosa pensa ? di essere migliore di me?
Ma non scherziamo.
E comunque non lo calcolerò di striscio, pace.
Seguii la preside per continuare il tour della scuola e, una volta terminato, me ne tornai a casa siccome avrei iniziato il giorno dopo ad insegnare.

Tornato all'appartamento mi spogliai velocemente e mi fiondai in bagno per farmi finalmente una doccia dopo il viaggio e la lunga giornata.
Mi rilassai e terminai la doccia, vestendomi una volta uscito.
Mi ordinai una pizza margherita da asporto per cena e, quando finii di mangiarla, decisi di andare in balcone.
Era ormai tarda serata, mi feci una tisana calda e uscii con la coperta addosso.
Mi appoggiai alla ringhiera e osservai il paesaggio della città di Brooklyn, meraviglioso e colorato.
Bevvi un sorso e poco dopo sentii una voce.

Dylan: Colleghi e anche vicini di casa adesso?
Meraviglioso, credo tu possa ritenerti molto fortunato, non tutti hanno il privilegio di vedermi non in giacca e cravatta.

Quella voce, quel timbro, quelle parole..
potevano essere soltanto una persona.
L'avevo visto una volta soltanto e già avevo capito che persona fosse.
Alzai gli occhi al cielo e mi voltai vedendo nel balcone affianco Dylan, il professor Dylan Hallen.
Era a petto nudo, completamente.
Aveva soltanto una tuta nera come pantaloni e nient'altro.
Solo un fisico super palestrato e qualche tatuaggio.
Accese una sigaretta e se la portò alle labbra, guardandomi con un sorrisetto e porgendomi la sigaretta.

Nick: Non fumo quello schifo, grazie.
E così abiti qui? Che gioia.
Ma sei in affitto anche tu, immagino.

Dylan: Nahh, abito proprio qui da anni.
Che gioia sì, non sai quanto casino faccio.

Terminò la sigaretta e mi guardò con quel suo sorrisetto, facendomi un cenno con la mano.

Dylan: Beh ti saluto collega mio, è stato un piacere.

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