CAPITOLO 4

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Dylan's pov

Quel precisino del professor Wave si è alzato in fretta e furia dal tavolo della mensa e non si è nemmeno preso la sua amata borsa piena di libri e chissà quante altre cose misteriose.

È un tipo strambo, però mi incuriosisce e secondo me è un'ottima preda per i miei scherzetti e infondo infondo credo di piacergli molto.
Sarà un anno molto divertente, già me lo immagino!

Presi la borsa di Nicholas e me la portai nella classe in cui avrei fatto la mia lezione di filosofia pomeridiana; la 5 D.
Proprio quella dove stamattina si presentò il prof Wave.
Entrai e posai la mia valigetta e la borsa di Wave sulla cattedra, salutando i ragazzi che si alzarono educatamente dalla sedia.

Dylan: Sedetevi ragazzi, oggi sarà una lunga ora di matematica.
Ma prima devo riportare questa borsa al vostro nuovo professore di Lettere ragazzi.

Vincent: Cosa prof?? Già matematica il secondo giorni di scuola praticamente?
È un incubo e le sue materie sono orribili.
Posso portare io la borsa al prof Wave?

Dylan: Vincent Mills, fai il buono.
E no, la porterò io.
Ragazzi intanto decidete chi sarà rappresentante di classe quest'anno, nella mia ora di venerdì ci saranno le votazioni.
Su su su, muoversi.

I ragazzi cominciarono tutti a indicare Mills, era un ragazzo audace e tosto, sarebbe stato un ottimo rappresentante se non fosse per la sua pigrizia innata.

Presi la borsa e uscii dalla classe andando verso il gabbiotto delle bidelle per chiedere in quale aula fosse in quel momento e mi dissero che si trovava in 3 C.
Ringrazia con un occhiolino la bidella 40enne che subito arrosì e andai a bussare in quella classe.

Prof Wave: Ragazzi silenzio!! Perfavore..
Non si riesce a fare lezione così...
Ma hanno bussato per caso?

Trattenni una risata sentendo quel caos all'interno della classe, poi mi passai una mano tra i folti capelli neri e bussai più forte e aprii senza attendere risposta.

Dylan: Salve ragazzi, prof Wave.

Parlai con tono assolutamente calmo e moderato, mentre i ragazzi si alzarono in silenzio e sigillarono le loro labbra con terrore.
Osservarono i miei passi giungere sempre più vicini a loro e sorrisi.

Dylan: Oh bene bene, stavate facendo sclerare il professore già il suo primo giorno?
Potevate aspettare almeno una settimana, poveretto.

Sorrisi divertito e i ragazzi ridacchiarono a bassa voce mentre Nicholas mi guardò a dir poco malissimo.

Nicholas: A dire il vero era solo il momento presentazione, è normale che ci sia un po' di trambusto!
E grazie per la borsa, è per questo che sei qui immagino.

Dylan: Oh si, la prossima volta me la porto a casa se non te la ricordi, così sarai obbligato a passare del tempo col tuo amicone qui presente.
Prendi.

Gli passai la borsa e poi salutai i ragazzi con un cenno del capo, fermandomi un attimo sul ciglio della porta.

Dylan: Chrissy, domani le ripetizioni le facciamo alle 15.30, non più alle 17, ho impegni.
Se non ti va bene inviami un email e ci aggiustiamo.
Arrivederci ragazzi, a domani.

I ragazzi mi salutarono con educazione e Wave disse un semplice "ciao" risedendosi alla cattedra.
Appena chiusi la porta riprese quel trambusto e subito ridacchiai.
Tornai in 5 D e cominciai a presentare il programma che avremmo fatto in quell'anno.

Finita la lezione abbastanza stancante per i ragazzi mezzi addormentati sui banchi, presi la mia roba e me ne andai dopo averli salutati.
Tornai a casa e mi distesi sul letto siccome un mal di testa mi pervase.

Mi addormentai e verso le 20:00 sentii dei rumori provenienti dall'appartamento affianco, ma non ci feci molto caso.
Quando sentii i rumori aumentare e farsi più rumorosi mi alzai e poggiai l'orecchio alla parete.
Sentii versi di sforzo, probabilmente di quel Nicholas.

Ah giusto, era arrivato soltanto il giorno prima e probabilmente stava mettendo in ordine qualche mobile.
Magari aveva bisogno di aiuto?
Mmh.

Mi alzai e mi diedi una lavata al viso per svegliarmi dalla dormita e poi andai a bussare alla porta 10 in attesa di risposta.

Nicholas: Chi è?

Dylan: Il tuo amicone, Wave.

Nicholas: Che cosa vuoi?

Dylan: Calmino.
Hai bisogno di aiuto?

Nicholas: No, non ti aprirò e non ho bisogno di aiuto grazie.
Ciao ciao.

Dylan: La smetti di fare il "non ho bisogno di nulla" e farti aiutare?

Non mi rispose, se n'era davvero andato.
Alzai le spalle e sospirai, tornandomene in casa e sedendomi alla scrivania per preparare il programma del giorno seguente con tanto di un caffè rigenerante.

Scrissi alla preside Lauren di venire il giorno dopo da me per le 17.00, siccome per le 15.30 sarebbe venuta Chrissy, una delle mie alunne di 3 C per fare ripetizioni di matematica richieste dalla madre.

Lauren mi chiamò invece di rispondere al messaggio e cominciammo a parlare e scherzare come ormai da qualche mese.
Sentii suonare il campanello e mi alzai continuando a parlare al telefono, per poi aprire la porta senza nemmeno chiedere chi fosse e trovarmi Nicholas davanti.

Sbarrai gli occhi ma cercai di cambiare subito espressione e schiarirmi la voce.

Dylan: Ti richiamo dopo, ciao.

Staccai la chiamata senza spiegazioni e misi il telefono in tasca, guardando il mio collega.

Nicholas: Emh..scusa, disturbo? Se vuoi vado via o chiedo a qualcun altr-

Dylan: Calmo, nessun disturbo.
Hai cambiato idea?

Nicholas: No, circa.
Diciamo che sono obbligato a chiedere aiuto per un mobile enorme che devo spostare.

Dylan: Fammi vedere!

Lo seguii osservandolo da dietro, scuotendo la testa divertito.
Una volta entrato, lo aiutai a spostare il mobile e poi incrociai le braccia al petto.

Nicholas: Grazie, ora puoi andare, mi serviva solo questo.

Dylan: Già mi cacci?
Insomma, non mi fai vedere un po' la tua piccola dimora?

Nicholas: Non è il caso Hallen, puoi andare.

Dylan: E io invece voglio vedere, fammi fare il tour.

Nicholas: Fattelo da solo, sono stanco.

Balbettò e allora andai a farmi un giretto generale senza fermarmi ai dettagli.
In camera da letto sul suo comodino vidi la foto di lui insieme a una bella donna giovane, avrà avuto circa la sua età.

Dylan: È la tua razza questa?

Chiesi alzando la voce per farmi sentire prendendo la foto tra le mani e osservandola.
La ragazza sembrava dolce e graziosa, ma Nicholas in quella foto era venuto particolarmente divertente, stava facendo la linguaccia.

Nicholas: Eh??
Ma che diavolo..mettila giù!
Chi ti ha dato il permesso di prenderla, posala.
E non è la mia ragazza, è mia moglie.
Ci siamo spostati un anno fa.

Dylan: Interessante, allora qualcuno che ti sopporta c'è.

Gli feci l'occhiolino e risi mentre lui mi fulminò con lo sguardo e sbuffò prendendomi per il braccio e accompagnarmi alla porta.

Nicholas: Ti ringrazio, ora puoi andare.
A domani.

Dylan: A domani Wave.

Gli lasciai un pizzicotto indolore e scherzoso sulla guancia spontaneamente, nemmeno me ne resi conto.
Ridacchiai e me ne tornai a casa, scrivendo alla preside Lauren e scusandomi.
Lei rispose un po' su di giri ma alla fine capì il perché e non poteva darmi torto.
Me ne andai a letto esausto e mi addormentai praticamente subito con il canticchiare di Nicholas probabilmente sotto la doccia, si sentiva tutto ed era molto divertente.

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