Capitolo quattro /Mettersi alla prova

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"All'orecchio mi parla un fantasma
Vomito nel secchio un altro litro d'ansia
Solo uno specchio in questa stanza
A dirmi che io sono vecchio, ma non abbastanza
Non è lo sguardo di chiunque
Nasconde la sua storia come la terra che ha sotto le unghie"

Stavo scrivendo delle rime chiuso in camera, ma qualcuno mi ha interrotto suonando al citofono.
Mi alzo di scatto e vedo svolazzare fuori qualcosa dalla tasca della mia felpa.
È il bigliettino che mi ha lasciato Selena qualche giorno fa.
Sei di una bellezza disarmante.
Questo è il mio numero.
Baci, Selena.
Sospiro e poggio il biglietto sopra la scrivania, non voglio buttarlo, è stato proprio un gesto carino.
Il citofono trilla ripetutamente, devo correre a vedere dalla videocamera chi mi sta rompendo i coglioni.
Sorrido quando capisco che sono i miei due fratelli, sono venuti a farmi visita.
Cazzo, devo sistemare questo schifo di casa. Con premura sistemo il minimo indispensabile, chiudo la porta della mia stanza da letto senza far vedere a nessuno il casino che c'è lì dentro.
Pigio il tasto dell'apertura del cancello, successivamente apro la porta.
«Oh, finalmente!» esclama Edoardo.
Edoardo è il fratello maggiore, invece Tommaso è il più piccolo.
Mi salutano entrambi abbracciandomi, sono contento di rivederli.
«Come stai?» mi chiede Tommi dandomi due pacche sulla spalla.
«Io intanto appoggio le pastine sul tavolo, poi non dire che non sono il fratello migliore del mondo!» grida Edo dal cucina.
«Bene, diciamo. Voi?»
«Tutto ok. Edo pure... guardalo com'è contento di aprire la busta delle paste» ridacchia prendendolo in giro.
«Sai che sono delicato» dico a Edo mentre mi porge una bignè al cioccolato.
«Lo so, per questo ti ho preso la solita pastina. Hai ancora la fissa del pane o ti sei calmato?» mi chiede addentando la sua pastina.
Fin da quando ero bimbo ho sempre avuto la passione del pane. Mi piace tutt'ora, infatti quand'ero di buon umore arrivavo a mangiare più di dieci fette di pane. Folle, sono strano, lo so.
«Assolutamente no che non mi è passata la fissa, è la mia droga preferita!»
Si prospetta un pomeriggio tra fratelli, ci voleva proprio.
Ecco una delle motivazioni per rimanere in vita: Edoardo e Tommaso.
Fortunatamente abbiamo un bellissimo rapporto, siamo molto legati, ognuno di noi con caratteri differenti, ma estremamente maturi e profondi d'animo.

Le ore assieme ai miei fratelli sono passate velocemente, si è fatta sera e devono ritornare a casa.
«Grazie di tutto fratellini bastardi»
Ci salutiamo con un abbraccio tutti assieme.
«Forza Gio, hai una vita davanti, mi raccomando non mollare. Voglio vederti prendere qualche chilo» mi raccomanda il fratello maggiore guardandomi serio negli occhi.
Hanno visto il mio dimagrimento drastico e si sono subito allarmati, sanno quanto soffro, sanno che combatto contro la belva che mi porto dentro.
«Ah e scrivi alla ballerina, fidati, almeno ti distrai un po'... è brutto da dire, ma... potrebbe aiutarti ad accettare l'assenza di Martina» aggiunge Tommi.
Nessuno potrà mai sostituire Martina, rimarrà per sempre la mia donna, la mia fidanzata che non ho mai sposato.
Non riesco a vedere nessun'altra al mio fianco, sento di mancarle di rispetto.
Ora che i miei fratelli sono usciti, torno a restare solo in casa, da solo con me stesso.
Rientro in camera e ritorno a scrivere.
Ho intenzione di pubblicare un nuovo singolo, presto dovrò incontrarmi con Yoshi e Manu, i miei produttori di fiducia.
Voglio tenere la mente occupata, scrivere è di grande aiuto. Ultimamente il mio Instagram è pieno di messaggi, tanti chiedono qualcosa di nuovo da fare uscire. Non mi resta che accontentare i miei fan. Questa volta sorprenderò tutti.
In questo singolo racconterò di una guerra tra il male e il bene.
Sono sicuro che chi l'ascolterà non si sentirà più solo, si ritroveranno nelle mie parole. Tutti abbiamo degli scheletri nell'armadio, ognuno di noi ha la sua storia.
La belva.
Credo proprio che questo sarà il titolo.
Stappo una lattina di birra e ne sorseggio un po'. Sto scrivendo con le lacrime agli occhi, fa così male, ma allo stesso tempo è liberatorio poter scrivere quello che mi passa per la testa.
"Amici morti e cicatrici ovunque
Il corpo di chi ha attraversato chilometri di giungle
Non ho le risposte
Non so più chi è Giorgio, non so più chi è il mostro
Non so se basterà l'amore di questo stronzo
Per farti sentire bene, per proteggerti dal mondo
Non so quando è iniziata davvero questa mia guerra
Non so come si ama, ma so quanto sei bella
Non so se sono buono oppure solo una merda
Non so se sono un uomo o sono io la belva".

Dopo due ore di scrittura stacco la spina, decido di fare una piccola pausa, non voglio sia scritto in maniera disordinata. Preferisco metterci mesi per rendere perfetto questo brano.
Mi giro una canna e davanti a me c'è quel biglietto. Lo rileggo una seconda volta e penso.
Le scrivo un messaggio? La chiamo?
Non posso farlo, non voglio farlo.
Ferirei il cuore di Martina, deluderei mia figlia.

"Semmai ti innamorerai, o semplicemente proverai interesse per un'altra, non ci sarà nulla di male. Martina non è nel tuo presente, ma rimarrà per sempre nei tuoi ricordi. Immagina: magari una nuova ragazza ti farà dimenticare degli antidepressivi. L'amore può essere la cura, Gio. Lo so, è dura, ma ce la farai. Non puoi fermare la tua vita, son sicuro che anche Martina sarebbe d'accordo con le mie parole"

Mi ritornano in mente le parole sagge di mio fratello Edo.
Il suo discorso mi spinge a fare ciò che il mio istinto vuole.
Così scrivo un messaggio a Selena, senza farmi prendere dall'ostilità.
Ciao Selena!
Sono Giorgio...
No, cancello il messaggio, non ha senso.
Riformulo tutto.
Ciao Selena,
Mi credevi diverso dagli altri ed è così. Sono una persona di merda ora, ma cerco disperatamente la felicità.
Buonanotte.
Giorgio, illMostro.
Non rileggo il messaggio, premo il tasto invio ad occhi chiusi.
L'ho fatto. Ho inviato il messaggio senza esserne pentito. Mi sto mettendo alla prova, non so se funzionerà.
Indirizzo lo sguardo sul quadretto che ritrae me e Martina, eravamo in vacanza a Ibiza, stavamo per uscire a cena. In quella foto lei sorride spontanea, ricordo che le avevo detto una stupidaggine per farla scoppiare a ridere ed è stato immortalato quel momento.
Quanto vorrei poter entrare dentro quella fotografia. Ti amo ancora, Martina. Non voglio che tu ti arrabbi con me per quel messaggio. Spero tu possa perdonarmi.






foto ricordo di Gio e Marti

foto ricordo di Gio e Marti

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BRUCIA ANCORA | Giorgio Ferrario / Mostro Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora