Capitolo quindici /Brucia ancora

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«Apri questa porta Giorgio! Aprila!»
Sapevo di aspettarmi questa scena.
Lili ha scoperto che cosa ho fatto ieri sera, si è presentata a casa mia poco fa ed appena l'ho fatta entrare ha iniziato a sbraitare. Il suo ex ragazzo è all'ospedale, ha chiamato l'ambulanza lei stamattina. È un miracolo che sia ancora vivo, mi ha detto.
Mi sono chiuso a chiave nella mia camera da letto, non voglio litigare con lei, nemmeno vedere l'espressione d'odio nei suoi occhi.
«Se ti calmi apro, altrimenti resto qui chiuso finché non te ne vai»
«Non mi calmo affatto. Hai superato il limite, Giorgio. Non ti rendi più conto di nulla, potevi ucciderlo!!» strilla colpendo la porta.
«Ti prego, smettila. Non urlare...» dico pacato stringendo i pugni.
«Apri la porta, voglio vedere la tua faccia!»
Esausto di sentirla gridare spalanco la porta. Ed è come la immaginavo, mi sta guardando male, è irriconoscibile. «Mi odi, vero?»
«Non fare la vittima. Io dico come cazzo ti è venuto in mente di aggredirlo!» mi spintona urlandomi addosso.
Quel suo gesto violento mi lascia di sasso, non voglio crederci che l'abbia fatto.
«Non dici niente adesso?! Come puoi essere così freddo
Un'altra spintonata.
«Lili, smettila...» mormoro guardando il vuoto. Ho il sangue che bolle, le mani informicolate. Mi sta facendo perdere la pazienza.
«Parla, dì che ti dispiace!»
Mi sta continuando a spintonare ed io ora non ho più voglia di trattenere la pazienza. Alzo lo sguardo e subito la intimidisco, scariche elettriche e tuoni fuoriescono dalle mie iridi. «Basta, Lili»
«Ok, però non-»
«Ho detto basta» ripeto con voce oscura.
«Io non riesco a tacere, sei stato cattivo, potevi... Hey, ma che fai?»
Mi avvicino a lei abbozzando un sorriso malefico. «Vuoi sfidare la mia pazienza, vero? Mi vuoi proprio vedere fuori di senno...»
«No, ma con il mio ex hai esagerato...» arretra tenendo le mani dietro la schiena, il suo terrore lo percepisco sulla mia pelle.
«Invece di preoccuparti per me, ti preoccupi per il tuo ex... complimenti...» mi avvicino nuovamente.
«Non voglio che mi stai così addosso, togliti!»
Mi urta con un'altra spinta ed io rispondo con la stessa mossa, ma più virulento.
L'ho fatta scivolare a terra. La guardo abbassando il capo, lei si rialza ed indietreggiando esce dalla mia stanza.
«È finita, Giorgio. È finita...» sussurra tremolante.
«Tu dici? Ti liberi così presto delle persone...» la inseguo fissandola perverso, per intimorirla ancor di più.
«Di te mi libero ora. Sì. Non voglio più vederti, non farti mai più rivedere...»
Scappa fuori da casa ed io le afferro un polso, stringo il suo polso minuscolo fino a gonfiarle la mano. «Allora è finita per davvero? Mi stai lasciando?» la guardo negli occhi, con lacrime ferme, impossibilitate scorrere nel mio volto come pioggia poiché ci sono troppe fiamme nel mio inferno.
Lili annuisce e scuote il braccio, le sciolgo il polso e la lascio scappare via.
Ho perso il mio angelo, le ho spezzato le ali ed è caduto nel vuoto.
Sbatto violentemente la porta per chiuderla e mi precipito nella camera da letto, spalanco la finestra ed osservo il cielo.
Voglio raggiungerti, fratello mio. Voglio raggiungere anche te, nonna.
Voglio farla finita, lanciarmi dalla finestra e non esistere più su questo mondo.
Mi arrampico sul davanzale, resto in piedi sorreggendomi sui bordi, trattengo il respiro e conto fino a dieci.
Uno
Due
Tre
Quattro
Cinque
Sei
Sette
Otto
Nove
Sussulto e riprendo a respirare, Micio è salito sul davanzale insieme a me.
«Non ora, piccolino...» mormoro ascoltando il suo dolce miagolio.
Guardo ancora una volta il cielo, poi chiudo gli occhi. Sono pronto a saltare.
«Giorgio, no!»
Riconosco la voce, è Lili. Spalanco gli occhi subito e scendo dalla finestra.
Che stai facendo?
Buttati, codardo.
Mi sento perso, ho bisogno di ritrovarmi ma è come se fossi in un enorme labirinto.
Sento bussare alla porta, so che c'è lei lì dietro.
Corro ad aprire e ci guardiamo per qualche secondo, senza dirci nulla ci abbracciamo forte, così forte da sentire il suo amore trapassarmi il cuore.
«Voglio darci un'altra possibilità» sussurra stringendomi tra le sue braccia.
Potevo suicidarmi, ma quando ho sentito la sua voce non ci sono riuscito. È l'angelo mio, non posso permettermi di lasciarla da sola, mi sento in dovere di proteggerla. Soprattutto dopo oggi che ho spezzato le sue ali, le ricucirò per farla volare.
«Resta, Giorgio. Resta perché possiamo far funzionare la nostra storia» mi guarda negli occhi, brillano le sue iridi. È sincera.
«Quanto sei bella, angioletto mio. Ho tante personalità, ma so che una fra queste ti ama da morire...».
Non c'è niente di più puro di lei.
Mi ripete di restare. Ed allora resto qui, in questa vita, anche se brucia ancora.
Brucia tanto.
Ma insieme riusciremo a correre tra le fiamme.

Ma insieme riusciremo a correre tra le fiamme

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BRUCIA ANCORA | Giorgio Ferrario / Mostro Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora