spazio autrice: ho cambiato titolo della storia, lo vedo più coerente :')
p.s. CAPITOLO UN PO' LUNGO, SPERO DI NON ANNOIARVI 🙏🏼
BUONA LETTURA!«Giorgio, mi senti? Penso si sia svegliato...»
Una voce femminile mi sveglia da un sonno che sembra essere stato infinito. Spalanco gli occhi e davanti a me vedo delle sagome, mi strofino gli occhi e focalizzo l'immagine. Realizzo di essere disteso su un letto da ospedale, c'è Lili davanti a me che mi tiene una mano e due infermieri.
«Vi lasciamo soli qualche minuto» dice uno dei due.
Cerco di muovermi per mettermi seduto, ma muovere ogni singolo arto è come spezzarlo. «Cazzo...» mormoro dolente.
«Finalmente, ci hai messo una giornata a risvegliarti...» sussurra Lili abbozzando un sorriso.
Mi accorgo che ha dei lividi sul viso, deglutisco ansioso, sono stato io ad aver fatto questo disastro. «Che cosa... che cosa ti ho fatto?»
«Non mi hai fatto niente, hai solo... sbandato con l'auto e...» non continua la frase, ma sospira facendomi immaginare il seguito.
Purtroppo non ricordo nulla, riesco a rammentare tutto solo prima dell'impatto. «Mi-mi dispiace» mi limito a dire, abbasso lo sguardo, provo vergogna per me stesso. Non sono riuscito a fermarmi prima di oltrepassare il limite, solo perché sono convinto di potercela fare a tutti i costi.
«Tranquillo. Adesso stai meglio, ti hanno ricoverato, portiamo solo qualche graffio. Qualcuno ci ha graziato»
«Che disastro... immagino che mi hanno tolto la patente all'istante...»
Lili annuisce amareggiata. «Purtroppo con gli esami del sangue hanno visto tutto Gio, forse ho sbagliato io a dirti di portarmi a casa subito...»
«No, te non hai nessuna colpa. Anzi, so di essere un problema per te. Scusami»
Lili si siede e mi guarda negli occhi con le mani posate sul mio viso, per entrare dentro alle mie iridi e scavare, scavare, senza fermarsi solo all'apparenza. «Io non ti lascio solo, capito? So che ce la puoi fare, quella bestia non ti porterà via. Sarai più forte tu»
Quelle sue parole sono come medicina. Alzo lo sguardo e scontro nel suo, così puro, indifeso, non merita questo mondo, non merita me. Per un istante smetto di sentirmi una nullità, la veridicità forse c'è in quello che ha detto. «Non mi meriti, ma sono fortunato ad averti conosciuta...» le do un bacio in fronte, segno di gratitudine.
«Invece sì, mi meriti e io merito te»
Sorridiamo e lentamente trovo la forza di alzarmi e sedermi sul letto. «A proposito, chissà come sta Micio...» penso al mio gattino, solo in casa, spero che le ciotole siano almeno mezze piene ancora.
«Se posso, vado io a controllare come sta»
«Le mie chiavi le trovi nella tasca esterna dello zaino» accetto senza pensarci, di lei mi fido, so quanto ama gli animali.
«Signorina, ora deve uscire, ci scusi»
Veniamo interrotti all'improvviso da un infermiere, Lili estrae le chiavi dalla tasca e mi saluta con un bacio sfuggente, vorrei andarmene assieme a lei ma presumo ci siano altri esami da fare.È sera, sono tornato a casa. È stata lunga questa giornata all'ospedale, sono venuti a farmi visita persino i miei amici, non me l'aspettavo. I miei genitori e fratelli ancora non sanno nulla e penso che mai riferirò un episodio del genere, non voglio farli preoccupare.
Le luci di casa mia sono accese, lo deduco dalle finestre. C'è ancora Lili in casa. Suono al campanello ed eccola in tutta la sua bellezza, indossa una semplice tuta sportiva ed i capelli sono raccolti, è pure senza trucco. La bellezza naturale di questa ragazza mi spiazza.
«Ciao Giorgio, se mi avvisavi, correvo subito a prenderti»
«No, non volevo disturbarti. Ho chiamato un taxi e sono venuto qui da solo»
Abbasso lo sguardo e sorrido vedendo il mio gattino, subito mi accoglie con miagolii e strusciate sugli stinchi. «Ti ringrazio per esserti presa cura di lui»
«L'ho fatto con piacere. Ora mettiti comodo, mi sono permessa di preparare la cena»
«Ecco da dove arrivava questo buon profumino...» mi dirigo verso la cucina, la tavola è già preparata ed al centro c'è una padella colma di spaghetti alla carbonara. La guardo scuotendo la testa incredulo, non merito tutte queste attenzioni. «Sei un angelo»
Mi siedo e iniziamo a mangiare, lei mi guarda premurosa aspettando un mio giudizio sul piatto. «È davvero buona. Per fortuna sei brava a cucinare, io faccio schifo»
Lili ridacchia. «Dai, un giorno proviamo a farla assieme, mi meraviglio che non sai cucinare!»
«Mica posso saper fare tutto... però, adesso che sento meglio, manca un po' di sale eh...» dico in tono canzonatorio.
Giochiamo un po' a prenderci in giro, mi piace da morire scherzare, soprattutto con lei.
Prometto di tornare a curarmi, ormai gli infermieri mi hanno ordinato severamente di non interrompere la cura, altrimenti è come ricominciare tutto da capo. Migliorerò, ancora un volta, per me e per questa splendida ragazza di fronte a me.
«La tua camera da letto ti rappresenta alla perfezione, anche il casino di vestiti sopra alla sedia!» esordisce gettandosi sul mio letto.
«Sì, vedi? Si capisce che sono un fottuto casino»
«Eppure mi piace il tuo casino, anche se sono il contrario di te. Folle, vero?»
«Gli opposti si attraggono, così dicono» mi distraggo dai lividi sul suo viso, sospiro all'immagine impressa della mia auto distrutta. «Non mi perdonerò mai di averti fatto del male...»
«Ma non sei stato tu, insomma, sì, ma... è stato l'incidente. Ma non è niente, davvero, non ti preoccupare»
Vuole sempre proteggermi. È un vero angelo, ed io, nato diavolo, ho perso la testa per lei. Angelo e Diavolo assieme, molto contrastanti, ma sembrano incastrarsi alla perfezione.
«Chi è questa bella ragazza?»
Di scatto mi giro e vedo che sta tenendo tra le mani quella cornice, quella dove ci siamo io e Martina felici. Subito la mia espressione viene coperta da fulmini e tuoni, mi spaventa raccontarle chi è Martina. Non le ho mai parlato di lei, le ho solo detto che ho un disturbo della personalità, che soffro di depressione, ma mai ho aperto il discorso della mia ex ragazza. «È... Martina» dico sfilandole dalle mani la cornice per posarla al suo posto, sul comodino.
«È la tua ex ragazza? Guarda che non mi arrabbio, è il tuo passato»
Serro la mascella seduto sul letto, di fianco a Lili. Osservo Martina, viva in quella cornice. «Quella ragazza non esiste più ora. È su nel cielo» mormoro irrigidito.
Le sue mani si posano sulle mie spalle. «Scusami, mi dispiace... era bellissima»
«Già. Però... basta parlarne» giro la fotografia verso il basso, per coprire l'immagine, come se Martina potesse vedermi assieme ad una nuova ragazza.
Anche se so che lo starà vedendo, questa volta non mi sento in colpa. È già un passo avanti, no?
«Non insisto» dice comprensiva. «Davvero, scusami»
«Non ti preoccupare. Non lo sapevi, è normale»
«E quello invece? È un tuo album? Sinceramente Mostro... wow»
«Ma quanto sei curiosa? Non sai tante cose di me» sorrido osservandola frugare tra il mio spazio per vinili e CD. «E comunque sì, è uno dei miei album»
«È vero, non so tante cose di te, ma è bello scoprirti»
«Vuoi sentirne una? Visto che non sei una mia fan... ora lo diventerai»
«Beh, non ho mai detto che Mostro non sia un bravo artista! Va bene, vai, fammi sentire» incrocia le gambe e mi guarda attentamente inserire il CD nello stereo.
Parte la prima traccia ed ascoltiamo il cd senza dirci nulla, sta muovendo la testa a tempo, noto che le piace.
Arriviamo al quarto brano che porta il titolo Tu non mi conosci.
Lili mi guarda e dal suo labiale afferro le sue parole.
«Ti amo anch'io» le rispondo tra il volume alto dello stereo.
All'improvviso si siede a cavalcioni sopra di me. «Alla faccia della ragazza timida» sorrido compiaciuto. «Che cosa vuoi fare?» le sussurro all'orecchio.
«Mostro, ora sono una tua grande fan...» mi accarezza il petto coi polpastrelli, fino a scendere sul bordo della felpa.
«Oh davvero? Allora vuoi spogliare il tuo idolo?» dico reggendo il gioco.
Sorride in maniera accattivante, io alzo le braccia per farmi sfilare via la felpa.
Sussulto per le ferite dell'incidente, ma me ne frego, non voglio interrompere questo momento.
Ci baciamo alla francese, intanto getto a terra pure la sua maglia. «Così mi mandi in estasi, signorina» le sussurro all'orecchio.
«E allora mi sa che continuo...».
Mi sta scoprendo piano piano e sembra che non abbia paura della parte più buia di me, ma è troppo presto per dirlo, ha solo intravisto un pezzo del buio.
«Non te ne andrai più via da me, bimba. Ora porti una croce a testa in giù sulla schiena, sei fottuta» le dico attorcigliati sotto le coperte.
«Nessun problema, ti tengo volentieri con me...».
Finiamo col fare l'amore tra le note di Sinceramente Mostro.
È come se ci fosse del fuoco ardente che pervade la mia stanza.
Siamo Angelo e Diavolo sullo stesso letto.
Ed allora brucia insieme a me, Lili.
Ora non sarà facile liberarti di me.
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BRUCIA ANCORA | Giorgio Ferrario / Mostro
FanficGiorgio combatte con i suoi disturbi psichici. Depresso, schizofrenico, bipolare. La sua mente è tormentata da incubi, rimorsi e tentazioni autolesioniste... Riuscirà a liberarsi dal male prima che sia troppo tardi? «...ma insieme riusciremo a corre...