Capitolo due /Selena

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Musica assordante, uomini sulla sessantina d'anni che osservano i corpi delle ballerine come se fossero della merce, drink rovesciati a terra. Mi trovo in un night club, non chiedetemi il perché. Sono solo, ubriaco, la mia vista è offuscata, vedo tutto in slow motion, i colori nitidi rispetto alla norma.
C'è una ballerina che mi sta fissando da quando sono entrato, le lancio una banconota da cinquanta euro che afferra prontamente per poi infilarsela nel suo décolleté.
Mi faccio schifo da solo, questo non è il mio posto, ma la sbronza mischiata con la depressione mi porta pure a questo.
Provo pena per quei uomini che scrutano le ragazze, so che le stanno scopando con gli occhi. Hanno il doppio dei loro anni, ma a loro che importa? Pensano siano degli oggetti.
Improvvisamente sento delle mani posarsi sulle mie spalle. «Come ti chiami?»
Mi volto a guardare, è la ballerina che mi stava fissando fino a poco fa. «Giorgio... e tu invece?» ho la bocca impastata dall'alcol, fatico pure a scandire delle semplici parole.
«Selena, piacere»
Noto il suo sorriso innocente, non è per niente malizioso. Le luci colorate ad intermittenza mi impediscono di vedere perfettamente la sua sagoma.  «Non... dovresti essere... lì sopra a ballare?» sto continuando a deglutire della saliva inesistente, forse mi sta salendo la nausea.
«Ho finito il mio turno, devo tornare a casa, ma... ci tenevo a sapere il tuo nome prima»
«Oh... bene... ok. Senti io... vado... vado a bere una cosa» mi allontano vacillando, poso le mani sui banconi per sorreggermi. Sono sfinito. Non capisco più nulla.
«Posso avere del...del gin tonic?» chiedo alla barista che subito mi prepara il drink richiesto.
«Sicuro di stare bene?»
Porca troia, ancora lei. Cerco di fuggire, ma una sua mano si aggrappa alla mia giacca.
«Attento!»
Se non ci fosse stata la sua mano, sarei caduto a terra come una zavorra.
«Cazzo no... la mia giacca...» mi sono pure rovesciato addosso tutto il drink.
La ballerina mi toglie il bicchiere dalle mani, sembra preoccupata per me.
«Vieni con me, usciamo un po' così prendi un po' d'aria»
«No... io... sto bene...» cammino trascinando i piedi, stringo la mano della ragazza per non scivolare.
Usciamo dal locale e subito sento l'aria fresca respirata dalle mie narici. Faccio un respiro profondo e chiudo gli occhi.
Mi sento la testa girare come una giostra, lo stomaco sottosopra e le gambe tremare.
«Ti senti meglio qui fuori?»
Ora, con le luci esterne, riesco a mettere a fuoco la bellezza di Selena. Ha dei lineamenti particolari, penso sia originaria dell'Est. Indossa un vestitino attillato color lilla che mettono in risalto le sue forme, i suoi tacchi chilometrici sono color argento. I capelli biondo cenere sono lunghi, le coprono lo scollo dell vestito. Mi chiedo cosa ci faccio qui con lei, cosa ci fa lei qui con me?
«Ma quanto hai bevuto? Hey, mi senti?» mi picchietta il viso con dei schiaffi leggeri per farmi aprire gli occhi.

Che cosa stai facendo, uh? Sai che così stai tradendo la tua Martina?
Mandala via!
Vergognati, fai schifo Giorgio!

La belva che sottomette la mia ragione mi sta tormentando le orecchie. Tutto ad un tratto mi sento in colpa.
È vero, ti sto tradendo Martina. Scusami, amore mio.
Corrugo la fronte ed apro gli occhi, ora il mio sguardo è cupo come il mare di notte in piena tempesta. «Lasciami stare» ringhio fissandola dritto nei suoi occhi blu.
Il mio sguardo intimidatorio la fa sbigottire. «Scusami. Volevo solo aiutarti»
«Vattene!» tuono fuori di me. «Vattene via!»
Se ne va correndo senza aggiungere mezza parola in più.
Mi dispiace per come ti ho trattata, non volevo, sei stata molto gentile. Avrei volentieri chiacchierato con te.

Fallito, alzati e vai casa.

Sfilo il lucchetto della mia bici, sto per andarmene, ma mi sento così stanco.

"Sono incinta!"

"Non ci posso credere, ce l'abbiamo fatta!"

"Lo aspettavamo da tanto ed ora eccolo qui... sono felicissima"

"Vieni qui, abbracciami. Ti amo da morire, Nina"

"Anch'io amore mio"

Balzo all'improvviso.
È come se fossi stato in apnea, mi manca il respiro ora. Batto le ciglia velocemente. Mi sento smarrito. Sento una voce femminile ripetere il mio nome, tento di riprendere coscienza tenendo le mani tra i capelli.
«Giorgio!»
Sgrano gli occhi. «E tu chi sei?»
Realizzo di essere seduto a terra, così mi rialzo frastornato. «Ma che...»
«Non ti ricordi più? Sono Selena, lavoro al night club»
Mi gratto la nuca e provo a ricordare, ma temo di aver rimosso quasi tutta la serata. «Scusami, ma non mi ricordo...»
Immagino di non essere mai partito con la bici, ma di essermi addormentato qui nel parcheggio. Mi sento in imbarazzo, chissà quante persone mi hanno visto ranicchiato a terra.
«Mi spiace. Comunque, anche se mi hai cacciata via, sono rimasta qui ad aspettare che ti risvegliassi»
Selena è stata molto gentile, ma forse ho capito il motivo. «Dai, ho capito. Mi stai incollata perché hai capito che sono Mostro»
Mi guarda interdetta. «Mostro? Non so di che parli»
Non le credo. Provo a farle un'altra domanda per capire è sincera. «E allora perché tutto questo interesse?»
«Non resto indifferente davanti a qualcuno che si sta sentendo male. E poi è tutta la sera che mi stavi guardando» sorride arricciandosi tra le dita una ciocca di capelli.
Ho paura di continuare a conversare con lei, mi sento perennemente in colpa, come se facessi un torto a Martina. È per questo motivo che non voglio mai parlare con nessuna ragazza, mi incutono timore i rimorsi che mi ronzano nelle orecchie.
«Sei stata gentile... Selena. Ora però sto bene, puoi andartene» le dico irrigidito salendo sulla mia bicicletta.
«Aspetta un attimo»
Mi volto a guardarla pigiando i freni di scatto.
«Ci rivedremo mai un' altra volta?»
Scuoto la testa seminascosta dal cappuccio della mia felpa. Sorrido amaro. «Senti, non so che hai capito, ma non sono adatto a te. Buonanotte e grazie ancora»
Resta impietrita dalla mia risposta ed io distolgo lo sguardo per ritornare a pedalare.
Mi dispiace, sono stato uno stronzo con te.
Eri bellissima, la tua gentilezza non la dimenticherò.















Selena sul palco

Selena sul palco

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BRUCIA ANCORA | Giorgio Ferrario / Mostro Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora