Capitolo tredici /La parte migliore di me

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Hey, come va Giorgio?
Boh.
Hey, sul serio, stai bene?
Insomma.
Umore?
Altalenante.
Psicofarmaci?
Tanti.
Rabbia?
Da vendere.
Felicità?
Ancora ci sto lavorando.
Scusatemi, stavo intervistando la parte disagiata di me stesso. Non lo so, mi fa bene farlo. Non penso sia anormale, no? Magari tanti lo fanno, forse non sono solo ad essere fuori di testa.
È passata un'altra settimana ed abbiamo già finito di registrare la canzone, devo ammettere che non ne sono rimasto particolarmente soddisfatto. Temo che non uscirà mai, rimarrà nelle bozze per un po'. Cleopatra, la ragazza dai capelli a  caschetto, non mi sta molto simpatica. Infatti è Max che ha parlato con lei, io nemmeno l'ho mai vista. È proprio una canzone fatta alla cazzo di cane, ma va bene così. L' importante tenere la mia mente impegnata, fuori dai pensieri che mi tormentano.
In questo momento sto facendo un giro in bici, giusto per scaricare un po' di tensione sfrecciando per le strade. Cappuccio della felpa sù, cuffie e musica con il volume al massimo. Sono proprio io, il solito con addosso solo vestiti dal colore nero, inespressivo, con il volto semicoperto.
Sorpasso il negozio di Lili, serro la mascella ripensando ai ricordi.
No, non tornare indietro, perderesti solo tempo.
Ed invece torno indietro e mi piazzo davanti alla porta del suo negozio, solo per scrutare dalla vetrata il suo volto.
Eccola, la vedo. Sta servendo un cliente, sempre sorridente, garbata.
Merda, sei ancora bella come la prima volta.
Noto che ha indirizzato lo sguardo fuori dalla vetrina, di scatto abbasso la testa per non farmi riconoscere. Ma chi vogliamo prenderci in giro, chiunque riconosce la mia ombra. Mi accendo una sigaretta senza scendere dalla bici, non spero che lei esca a salutarmi.
Sussulto quando sento il trillo della campanella che proviene dalla porta. È il cliente che sta uscendo, falso allarme.
Getto a terra la sigaretta finita e la calpesto sotto alle mie Nike, vorrei tanto che ci fosse la mia testa sotto alle mie scarpe, sono proprio un coglione ad essere qui da lei.
«Giorgio?»
Stringo le mani sui manubri pronto a scappare, ma alzo lo sguardo e vedo Lili davanti a me come una sbarra. «Fermo. Giorgio, ti ricordi ancora della mia esistenza?»
Sorrido acido. «Sono matto, ma non ho problemi di memoria»
«Come stai?»
«Bene» rispondo gelido.
«Giorgio, io non volevo che finisse così tra noi...»
«Non sono venuto qui per farti pena. Stai serena che puoi pure vivere lo stesso senza di me» continuo ad essere stronzo, non mi resta altro che scaricargli addosso tutta la mia frustrazione.
«No, non capisci. Quel ragazzo è il mio ex, Giorgio. Quella sera è salito da me, voleva per forza l'ultimo bacio»
«Ma che cazzate stai sparando? Dio, ti prego» scoppio a ridere sarcastico. «Basta così, ho sentito troppo»
«Fermo, non andartene»
Mi guarda con occhi affranti, io inerme, senza un filo d'emozione. «Vuoi sapere la verità? Non ti ho mai amata, era la convinzione a farmi sentire vicino a te. Ma in realtà non ho mai sentito niente».
Le mie parole taglienti hanno ferito a pieno il suo ventre, l'ho colpita con mille proiettili per stenderla al suolo. «Perché sei così cattivo con me? No, non ti credo»
Scuoto il braccio per non farmi stringere la mano e me ne vado senza voltarmi a guardarla.
Sono una merda, lo so. Caccio una risata nervosa, non piango più per nessuno.

Sono a casa, questo giro in bici mi ha servito. Mi sento sporco, sudato. Getto a terra i vestiti e m'immergo nella vasca da bagno, poggio la testa sul bordo e sospiro lentamente ad occhi serrati. Fumo una canna, con accanto un calice di vino rosso. Anche il diavolo si prende del tempo per sé stesso.
Proprio quando stavo per prendere sonno sento suonare il campanello. Forse è Max. Mi alzo senza vestirmi, mi dirigo verso l'ingresso con un asciugamano avvolto nella parte sottostante.
Apro la porta e mi si ghiaccia il cuore. È Lili.
«Che ci fai qui?» resto sulla difensiva, sempre con tono freddo.
«Volevo vederti, non-»
«Senti, te l'ho già detto, non mi va di continuare ora»
«No, non ti credo Giorgio...»
«Bene. Allora dai, entra. Scopiamo e poi vattene»
Strabuzza gli occhi inorridita dalle mie parole. «Giorgio! Non ti riconosco...»
«È questo il vero Giorgio, se non ti sta bene, puoi pure andartene» dico spazientito poggiando un braccio sullo stipite della porta. «Allora? Mi hai disturbato in un mio momento di relax, che vogliamo fare?»
Lili entra in casa mia sorpassandomi. «Ascoltami bene. Le tue finte scenate da stronzo non mi fermano! So che anche tu ci stai male, so che ti manco, so che-»
«No!» tuono furioso avvicinandomi al suo volto. «Io non ti ho mai amata. Mai»
«Ripetilo che non mi ami. Avanti»
Mi sta sfidando, così alimenta la mia rabbia.
«Tesoro, stai scherzando con il fuoco»
«A me il fuoco non fa paura. Allora ripetilo se hai il coraggio» siamo distanti pochi millimetri, riesco a sentire il suo respiro addosso.
«Non ti ho mai amata» ringhio fissandola dritto negli occhi.
«Falso, sei un falso»
«Vattene»
«No...»
Ci sfioriamo le labbra, sto cedendo, il muro dell'orgoglio crolla di botto ed esplode un bacio pieno di passione.
Sfilo l'asciugamano che mi copriva mezzo busto per denudarmi e con frenesia spoglio completamente Lili, la spingo sul divano ed entro dentro di lei. Mi evoca, vuole che smetta di colpirla bruscamente. La zittisco pressandole i palmi sulla bocca, i suoi gemiti sono strozzati dalle mie mani e questo aumenta l'eccitazione. La guardo mentre continuo a ballare sul suo corpo fino a quando sto per venire, esco dalla sua femminilità e le imbratto il ventre del mio seme.
Mi guarda sfinita, solo ora tolgo le mani dalla sua bocca.
«Mi vuoi ancora adesso?» mormoro affannante.
«Ho una croce a testa in giù sulla schiena, ricordi?»
Ghigno beffardo. «Allora sei mia prigioniera, per sempre».
Non è vero che non sono innamorato.
Sta' zitto Giorgio.
L'ho amata dal primo giorno questa ragazza. Quando dico cattiverie, non datemi ascolto. Questa è la parte migliore di me a parlare, il bene vuole sovrastare il male una volta tanto.
Mi dispiace renderla prigioniera in questo amore, è come stare sulle montagne russe insieme a me: un giorno ti amo, un altro ti mando via.
Ma so che Lili può salvarmi prima o poi, lo spero fino all'ultimo giorno che rimarrò in vita.
Niente più amore, avevo detto.
Ma non con lei. Posso permetterle di entrare nel mio cuore solo quando il bene tira un pugno in faccia al mio malessere.

 Posso permetterle di entrare nel mio cuore solo quando il bene tira un pugno in faccia al mio malessere

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BRUCIA ANCORA | Giorgio Ferrario / Mostro Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora