CAPITOLO 7

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" Quarto giorno, sembra poco, ma invece sembra un secolo che sto qui dentro.
Mi manca la mia stanza, con il mio ordine.
Mi manca la musica.
Il rap.
La sua musica può essere classificata come si vuole, può parlare di tutto, ma alla fine ciò che scrive lo rappresenta, rappresenta me.
Lui affronta la realtà, la realtà di cui nessuno parla, e si esprime nel pieno verismo di un mondo crudo e disonesto.
Nel mondo esistono molte persone, ogni giorno ne muoiono molte e ne nascono molte.
C'è chi si uccide, e chi invece muore per altre cose, come la vecchiaia.
C'è chi vive di felicità e di spensieratezza, e chi ogni giorno conbatte per andare avanti.
C'è chi ha passato delle medie favolose e piene di amicizie.
Invece c'è chi a cominciato ad ascoltare Ulisse, per darsi forza.
E forse lui è davvero tutto ciò che ho, la sua musica la sento anche senza cuffie, basta solo alzare il volume per nascondersi da tutto.
Il cielo è sempre buio e qui dentro non entra mai luce.
Lui diventa sempre più cattivo, mentre io mi indebolisco sempre di più.
Sono piena di segni che mi invadono e consumano la mia pelle.
Non mangio da quattro giorni, non bevo da quattro giorni e non ho più le forze per fare nulla.
Tanto non posso fare nulla, piangere e al massimo pensare a quanto sarebbe stato se fossi morta prima.
Chissà in città cosa succede?
Se qualcuno mi sta cercando, se a qualcuno importa davvero di me. Sempre le stesse crisi, i ricordi non muoiono mai, e avanti non si va.
E come un soffocante loop, che mi trascina nel passato.
Vorrei solo uscirne viva da qui, vorrei...
Mi illudo di false speranze perché è questo ciò che so fare sperare in qualcosa che non succederà mai.
Forse tempo fa ci riuscivo a credere che qualcosa sarebbe migliorato, ma adesso non ci riesco.
Non uscirò viva da qui morirò da sola, forse è questo che mi merito, la mia vita non è mai stata normale, penso solo a cose brutte, vivo circondata da cose brutte, e morirò, morirò senza aver rivisto la luce del sole.
È bene si, dentro di me vive l'odio per la vita ma non per lui. Ho un cuore troppo fragile per un mondo cattivo come questo, dal primo giorno mi ha aperto le porte verso un mondo che io non avevo mai visto.
Sono legata stretta alle sbarre del letto, il polso e le caviglie, fa male sentirsi tirare per costringerti a stare in mobile, fa male capire che non sei più libera.
Non so perché non mi ha legato l'altro polso, è un grandissimo scemo.
Lo dico solo per trovare qualcosa per pensare che non sono io quella stupida.
Io non credo nel destino, non ho mai pensato che tutto quello che mi è successo era scritto da qualche parte.
Credo che il futuro è nelle nostre mani ma nel mio caso, no, la mia vita è fatta di follia.
E non so ancora perché Dario decise di restate con me.
Sono come un gioco, quando servo mi usano e poi passo a un altro giocatore. Non ho mai avuto il controllo di me stessa, non riesco a controllarmi.
Cado in ogni singola trappola, che ogni cacciatore mi pone.
Ma è colpa mia.
Mi ripeto sempre in testa.
Stringo sempre fra le mani la collana che tu mi hai regalato, mi da una sensazione di averti vicino, la forza di andare avanti la trovavo nei tuoi occhi.
Ma adesso non ho nemmeno quelli.
La notte non dormo perché ho paura, il giorno sto sveglia perché ho paura, ma alcune volte cedo al sonno.
Passo le notti a piangere e a pensare a una vita migliore.
Non darò mai la colpa a nessuno, perché in realtà ero io che avrei dovuto fare qualcosa.
Ma non ero appoggiata da nessuno e nessuno mi vuole.
Ma io non ne ho mai avuto il coraggio perché pensavo: e se poi non è come penso è un'accusa grave, quella che pensai io.
Eppure avevo raggione.
E poi nessuno mi avrebbe creduta.
E tu Dario sei perfetto io ti conosco e so che tu ti colpevolizzi, non è colpa tua come non è di nessuno.
Tu hai dato un senso alla mia vita proprio quando io cercavo di finirla.
Tu mi hai insegnato ad amare, prima non lo sapevo fare, perché troppi problemi chiudono la mente sul mondo e ti fanno imparare a pensare il male.
Ma forse è sempre meglio pensare a cosa potrebbe accadere di sbagliato.
Tu sei così carino e così dolce.
Ricordo tutto della nostra storia ogni singola virgola e punto.
Il primo giorno di scuola per me fu difficile dopo un passato in una scuola orribile, incrociai i tuoi occhi nel corridoio e mi persi in quelle infinità di emozioni.
" È sbagliato " pensavo.
Io ancora non conoscevo Anna, fu lei a parlarmi perché io ero sola, eravate tutti nuovi.
Mi faceva delle domande in generale come: Sei fidanzata?. Quanti anni hai?.Ecc.
Io rispondevo con un semplice si è un semplice no.
Lei riconobbe subbito che non ero una persona che parlava, e lei riuscì a capire che tu mi piaci e tentò in tutti i modi di farci trovare, con l'aiuto di Luca.
Una sera mi invitò in piazza per una passeggiata, era il 11 settembre.
Una data molto strana.
In piazza c'eri anche tu, nella panchina opposta a Luca.
Io guardavo Anna e ho capito che c'era qualcosa che non andava, lei rideva guardando Luca, e io lo vidi.
Con una semplice scusa ci lasciarono soli.
" Io e Luca facciamo una passeggiata".
E se ne andarono.
Non restammo soli.
Tu ti sedesti accanto a me, passandoti la mano tra i capelli, per sistemarli, eri ansioso, e la tua faccia aveva cambiato colore, tu hai detto.
" Non posso più lasciar perdere, se no rischio di perderti .TU MI PIACI.
Lara.
Dal primo sguardo nel corridoio ho capito che avrei dovuto vederti, voglio che diventi qualcosa per me".
Non sapevo che dirti, non mi fidavo più delle persone, alle medie ho imparato a stare sola.
In fondo anche lucifero era un angelo.
Io restai in aria e risposi quasi allo stesso modo." TU MI PIACI DAL PRIMO GIORNO ".
Dopo Anna e Luca tornarono e ci videro mentre ci baciavamo, fu il mio primo bacio.
Non avevo mai provato quel emozione e quel sentimento era nuovo.
Tu sei ancora come un mese fa, sei più bello ma sempre affettuoso, come il primo giorno.
Da lì in poi avevo quasi altri pensieri in testa".
Disse Lara staccando l'audio del telefono, mentre si asciugava le mille lacrime, che le avevano bagnato il volto.
Singhiozzava, e pensava a Dario, Luca e Anna.

Le ricerche cominciarono, la città venne riempita dai volantini.
E da squadre di ricercatori, che cercavano di aiutare la famiglia a ritrovare la bambina scomparsa.
Una squadra attrezzata con cani addestrati arrivarono sotto casa di Lara.
Sotto c'erano entrambi i suoi genitori che gli darono una maglietta di Lara, servivano degli indumenti sporchi di Lara, per farli annusare ai cani.
Lei ne aveva parecchi sul pavimento di camera sua, i suoi genitori erano credibili sembravano tristi.
I cani furono veloci, e dopo annusata la maglietta di Lara cominciarono a camminare verso la stradina buia e deserta, i cani iniziarono ad abbaiare e si fermarono nel mezzo della stradina.
A terra c'era una chiazza rossa, sangue?
- Cosa c'è qui?
Disse uno.
- Credo sia sangue.
Disse un altro.
Poteva essere quasi impossibile trovarlo, ma i cani erano davvero bravi.
La macchia era asciutta sul asfalto della strada.
Sua figlia faceva questa strada per andare a scuola?
Disse il primo.
- Si, fa questa stradina.
Rispose suo padre osservando la macchia.
Rispose al presente, come se  lei fosse ancora lì, e passasse da quella strada per andare a scuola.
- Prelevane un po, per portarla in laboratorio per esaminare se corrisponde alla ragazza.
La madre di Lara tornò a casa e si andò a fare una doccia, le veniva difficile fingere di essere disperata per far vedere alla gente che lei tiene a sua figlia.
Il tempo passava e Sara stava sdraiata sul suo letto in camera sua, abbracciava il suo cuscino per sentire ancora il suo odore.
Non doveva sentire l'odore di Lara ma quello di Daniele.

La sera suo padre tornò a casa, e la famiglia si preparò per andare alla veglia di Lara, la fecero in piazza e i suoi genitori portarono candele e carta.
In piazza c'era molta gente tra cui i ragazzi, Dario non tratteneva le lacrime mentre Anna e Luca avevano gli occhi lucidi.
Stavano su una panchina a guardare la famiglia di Lara disperata.
Si presentarono anche i genitori di Daniele, che andarono dai genitori di Lara.
In piazza di sera c'era freddo e tutti stavano coperti da giubbotti molto pesanti.
Iniziarono a pregare, per Lara, ma nessuno sapeva che in mezzo alla folla c'era il colpevole.
E bene si, era lì a distinguersi in mezzo agli innocenti.
Non tutti innocenti.
Tutti in piazza accesero una candelina per mandare un pensiero a Lara.
Chi voleva prese un foglio e scrisse una frase o una lettera e anche una parola per Lara.
Tutti scelsero una frase e una lettera, un simbolo.
La signora Maria era anche presente e scrisse una frase.
" Se combatti vinci, se ti dai per vinta hai già perso " .
La signora posò il foglio in mezzo a tutti gli altri.
Quello di Dario era illeggibile e bagnato dalle lacrime.
C'erano un mare di foto della ragazza per terra tutte con scritte delle piccole dediche.
Restarono li per un altro po'.
Dario stava sempre più male e si vedeva.
- Dario non piangere così, sennò io ci muoio.
Gli disse Anna in lacrime.
- Scusa non c'ela faccio a trattenermi, lei era tutto non ho più niente capisci? Disse Dario asciugando le sue lacrime.
- Io ti capisci perfettamente, anche per me lei rappresenta molto. Ma sono certa che la troveranno.
Disse Anna con una fitta al cuore.
- Tu dici, non posso fare altro che pensarci, e non posso andare avanti così, mi manca troppo, penso a lei notte e giorno, non c'ela faccio.
Luca non parlava, teneva un fazzoletto tutto bagnato dalle lacrime.
Soffriva in silenzio.

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