CAPITOLO 3

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Il the stava bollente nella pentola, in casa c'era profumo di biscotti.
Lara stava sistemando il letto mentre parlava al telefono con Dario.
- Credo che oggi andrò alla gara del ragazzo di mia sorella.
- Bello, per la mia ci sarai?
- Si ci sarò.
Adesso devo staccare, ci vediamo dopo.
- Ok, a dopo amore.
Diventò tutta rossa, e il suo cuore riprese a battere forte, le piaceva che Dario la chiamava amore.
Lara aveva fame, e decise di passare in cucina.
Si fermò a guardare la maniglia, fece un respiro profondo e aprì la porta.
La luce del giorno splendeva dentro casa, lei si spostò verso i cassetti per prendere qualcosa.
- Tu non verrai alla gara di Daniele, gli diremo che stai male.
- Perché?
Domandò Lara.
La merendina le cadde dalle mani, e si fermò a guardare sua madre, lei non si girò a guardarla continuava a preparare la colazione.
- Andremo solo noi e Sara, tu non puoi venire.
Disse sua madre innervosita.
Gli occhi di Lara si riempirono di lacrime.
Andò in camera sua, prese lo zaino e uscì di casa asciugandosi gli occhi.
Si trovò Anna d'avanti, appena Lara la vide si spaventò.
- Ti ho fatta spaventare?
Domandò Anna.
Si era stirata i capelli, aveva un jeans a vita alta nero, e una maglia bianca.
- No, perché ti copri il mento con la mano?
- Vuoi davvero saperlo! Tu vuoi saperlo!
Lara inarcò le sopracciglie, guardando Anna che sembrava di nuovo esaurita.
- È diventato enorme! Perché l'ho schiacciato.
- Ma non puoi stare con la mano sul mento tutto il tempo!
- Ho messo un cerotto, però mi sento ridicola.
Disse Anna nervosa.


Arrivarono all'incrocio e presero i ragazzi. Dario andò da Lara e Luca andò da Anna. Lara e Dario si presero per mano.
E lui disse.
- Mi dai un bacetto per iniziare la giornata.
Le sussurrò.
- I baci non si chiedono.
Gli sussurrò lei.
- Allora lo pretendo, credevo che non lo avrei potuto fare.
Le sussurrò lentamente all'orecchio.
- Fammi vedere.
Dario le appoggiò le mani sopra ai fiachi. E Lara gliele appoggiò sul collo.
Le loro labbra si toccano dolcemente sotto il sole.
- Sei davvero bravo.
Disse Lara sollevando ammalapena le labbra.
- Ma se ci vede qualcuno della tua famiglia che succede.
Disse allontanandosi dal suo viso.
- Nulla, faranno finta di non averci visti o sennò mi uccideranno, ma a me non importa, perché lo rifarei cento volte.
Disse Lara perdendosi nei suoi occhi neri.
- Andiamo che facciamo tardi.
Disse Dario guardando l'orologio.
- Andiamo.


Arrivarono precisi a scuola erano le 8:00 di mattina, Lara si andò a sedere al suo banco, Anna era già lì.
In classe c'era la professoressa di religione. Lara aprì la finestra sembrava che stesse per piovere, il cielo era nuvoloso.
Prese un foglio e cominciò a scrivere i suoi pensieri, lo faceva sempre le piaceva ricordare dei momenti, per poi eliminarli, così che nessuno avrebbe mai saputo quali sono i suoi punti di forza e le sue debolezze.
Aveva un passato brutto, e non voleva riviverlo. Alla fine dell'ora strappò il foglio in tanti pezzetti e lo buttò nella spazzatura. Le altre due ore passarono velocemente. Arrivò la terza ora, e suonò la campanella dell'intervallo.
Lara e Anna uscirono fuori per aspettare i ragazzi, ma loro non arrivarono.
Allora mangiarono da sole, Anna andò in bagno, e Lara restò sola.
Tutte le classi entrarono dentro e Lara restò ancora più sola.
Lei mangiò il suo panino, e andò a buttare la spazzatura, poi prese la sua bottiglia dell'acqua, e iniziò ad entrare a scuola.
All'improvviso si accorse di uno strano rumore provenire da un cespuglio, le salì l'ansia e non sapeva se girarsi o no. Fece un respiro profondo e si voltò. Davanti a lei si ritrovò quell'uomo, era vestito tutto di nero aveva un cappello in testa ed era pieno di rughe, era un mostro.
Le prese la mano, Lara era spaventata e paralizzata, la sua mano ruvida ed enorme la stava toccando, lei non aveva ancora realizzato quello che stava succedendo.
Non sapeva che fare, aveva paura. Stringeva la sua borraccia tra le mani, con un gesto gli diede un colpo di bottiglia in testa, lui sembrava un pò stordito, e lei scappò, entrò di corsa a scuola, e andò in bagno, e si appoggiò con la testa al muro e cominciò a piangere, scivolò lentamente fino a toccare il pavimento. Cominciò a passarsi le mani tra i capelli era spaventata.
Sapeva che avrebbe dovuto dirlo a qualcuno, ma non aveva il coraggio. Aveva paura di ciò che sarebbe potuto accadere, se lei avrebbe parlato.

Si prese di coraggio e camminò lungo il corridoio, si fermò davanti alla porta della sua classe, e si asciugò le lacrime, strinse la maniglia tra le sue
mani prima di aprire.
Entrò in classe in silenzio, e si andò a
sedere.
Anna stava seguendo la lezione e non fece caso agli occhi rossi di Lara.
Faceva un caldo da togliere il fiato, in classe c'era puzza di sudore, e tutti si lamentavano.
Lara iniziò a pensare.
Il pensiero le fece venire voglia di piangere, non lo avrebbe detto, ci aveva pensato parecchio, non c'era niente da fare.
Passarono così le seguenti due ore. Arrivò l'ultima ora, e tutti uscirono fuori per andare a casa. Le ragazze si misero nella panchina per aspettare i ragazzi, fu l'ultima classe ad uscire. Arrivarono alla panchina e da lì cominciarono a tornare a casa.
- Perché a ricreazione non siete usciti?
Chiese Anna incuriosita, aveva ancora il cerotto in faccia che copriva con la mano.
- C'è stata una discussione tra compagni e allora ci hanno messi in punizione.
Disse Luca.
- Voi non centrate in questa storia vero?
- No noi non abbiamo fatto nulla.
Rispose Luca.
Lara era rimasta dietro, era avvolta nei suoi pensieri.
Dario se ne accorse e andò da lei.
- Lara come è andata?
- Tutto bene, a te?
- Bene, come mai sei così pensierosa?
- Non è nulla non ti preoccupare.
- Ne sei sicura?
- Si, davvero sto bene.
Arrivarono all'incrocio e lasciarono i ragazzi lì.
Anche Anna e Lara si dovettero salutare.



Lara entrò a casa sua, Sara non c'era era a mangiare dai genitori di Daniele. Si tolse le scarpe e sistemò lo zaino. E tornò in cucina, si sedette a tavola e aspettò che i suoi si sarebbero seduti per cominciare a mangiare. I genitori di Lara la maggior parte delle volte non aspettavano che lei tornasse a casa per mangiare, era Lara che anche se sapeva che era inutile provava a stargli vicino.
- Perché non posso venire con voi?
Lara iniziò a fissare sua madre, in cerca di una risposta.
I suoi genitori continuarono a mangiare, facendo finta di niente.
Lei non mangiò nulla, non aveva più fame.
- Dobbiamo essere veloci sennò faremo tardi.
Disse sua madre guardando suo marito.
- Io vengo lo stesso, non mi importa cosa dite voi.
Suo padre si alzò dal tavolo e lanciò il piatto di Lara a terra, lei si alzò  terrorizzata, il suo cuore batteva forte e si allontanò dal tavolo, facendo qualche passo indietro.
La sua pasta era ricoperta da piccoli pezzi di ceramica affilata.
- Tu non conti niente qui, smettila di parlare!
Tu per me non sei nulla.
Gli occhi di Lara si riempirono di lacrime, quelle parole le fecero male, molto male.
Suo padre iniziò ad avvicinarsi a lei e le urlò contro.
- Noi non ti vogliamo, tu non fai parte di questa famiglia, siamo solo io, mia moglie, e mia figlia, tu non sei niente.
Le sue parole rimbombavano nelle orecchie di Lara.
- Perché mi odiate?
Scappò in camera sua, chiuse la porta a chiave e si nascose dietro la porta, adesso il suo viso era pieno di lacrime.







" Dieci anni prima "

- Quella non è mia figlia.
- Ti prego non fare così.
- Quella non è mia figlia, cazzo!
Dalla al suo vero padre.
- Se glielo dicessi mi ucciderebbe, ha dei figli e una moglie.
- Anche tu hai una famiglia, ma intanto quella bastarda è sua figlia.
Se ci tieni talmente tanto, prendila e vattene, e da quando te ne andrai non potrai più vedere Sara.
- Sara! No! Sara è mia figlia.
- Anche quella è tua figlia!
- Ho sbagliato, non fare così, io ti amo.
- Come pensi che io potrei amare quella bastarda sapendo che è la prova che tu mi tradivi.
- Ho sbagliato, ma non possiamo lasciarla per strada, dobbiamo tenerla.
- Resterà con noi fino ai diciotto anni, poi la butterò fuori di casa.
- Quella è stato solo uno sbaglio.
- E non sarà mai nostra figlia.
- Papà che succede? Perché urli?
- Sara, tu sei figlia unica, quella non è tua sorella, non giocare mai più con lei e non parlarle, non provare ad avvicinarti a lei.
- Lei non è tua sorella, è stato solo uno sbaglio.
Disse sua madre.

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