PENSIERI 21

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- Adesso sto bene.
- Non è vero!
- È finita.
- Non è mai finita.
- Non puoi saperlo.
- Si invece.
- Adesso sto bene, potrò vivere come una ragazza normale.
- Sei sola.
- I miei amici...
- Non hai una famiglia.
- Ma loro non mi lasceranno mai.
- Non puoi saperlo.
- Dario non lo farebbe.
- Lui vedrà chi sei veramente, e ti lascerà, perché sarà stanco di soffrire.
- Anna, lei non mi tradirebbe mai...
- Lei, inizierà a lasciarti, perché non riuscirà più a trovare la sua felicità, le farai perdere Luca.
- Luca, lui è come me.
- Lui da freddo passerà a ghiacciato, e per riscaldarsi dovrà lasciarti.
- Non è vero!
- Lara, sei una fonte di paura indecisione e depressione, le persone non riusciranno a stare al tuo fianco.
- Non puoi dirlo.
- Invece si.
- Vai via dalla mia testa, ti prego, lasciami in pace, voglio solo essere normale.
- Non posso, sei tu il problema.
- Ti ho detto fuori, non farti sentire più.
- Lara, tu vuoi sentirmi, tu mi hai creata.






Il pavimento di camera sta crollando, sento il vento mentre cado nel vuoto.
Ho paura ma non vedo nulla, sento il vuoto sotto i miei piedi, apro gli occhi.
Il sole mi acceca la voce riparte, i tagli bruciano.
Sono in una camera piena di giochi per bambini, c'è Sara che ride con mamma.
Prendo in mano un gioco e inizia a sciogliersi, il pavimento si rompe e io cado, nel vuoto, nel vuoto della mia vita.
Alzò la testa e vedo un pavimento bianco sotto i miei piedi, resto a terra, non riesco a alzarmi, non ho la forza.
Sembra una stanza infinita Adesso vedo il tetto, bianco, così bianco.
Sento dei passi, e delle urla, le mie urla, inizio a piangere, ma non vedo nulla, sento solo un rumore di passi pesanti.
Sono in un piccolo angolo, tutta racchiusa in me, ho paura.
Sento la voce che mi chiama, alzo gli occhi e guardo, erano così grandi.
Il pavimento traballava, e io mi sentivo male, volevo svegliarmi.
Li guardo, sento come se volessero schiacciarmi.
È lui, sono tutti, è Sara.
Chiudo gli occhi, e appoggiò la mia testa nulle mie ginocchia, piango e grido.
Una voce ripetava:
" Sei solo una bambina così piccola e fragile ".
Loro si avvicinavano di più, e io diventavo sempre più piccola, più piccola, più piccola, caddi di nuovo nel vuoto.
Apro gli occhi, ero nella mia stanza, era un incubo, era un avvertimento.
La finestra è aperta e c'è freddo, non ho la forza di alzarmi.
Ma la voce riparte.
E dice.

" E dopo tutto ciò, per favore non dimenticare ".

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