Quella notte Lara non riuscì a dormire, quella stanza faceva molta paura di notte. C'era freddo, e le catene non aiutavano, erano gelate.
La stanza era totalmente sconosciuta agli occhi di una bambina, che cercava di risparmiare le sue lacrime immezzo a miscugli di dolore e paura.
" Come ha fatto a trascinarmi qui?
Non credevo fosse così facile rapire una persona.
Di me cosa ne sarà?
Cosa resterà?
Mi manca Dario, il mio piccolo, riuscirò a rivederlo.
Il sangue esce dalla mia ferita e gocciola su tutta la faccia.
Il taglio è profondo, e mi fa male la gamba credevo che i sonniferi non lasciassero dolori.
Forse non sono loro a farmi provare dolore, ma quello che ho intorno.
Adesso piango disperatamente, pensando che riuscirò a tornare.
Ma perché dovrei tornare a casa?
Lo sapevo che la mia vita non sarebbe mai andata per il meglio.
Cerco in ogni modo di rassegnarmi al mio destino qui dentro, ormai sono qui legata con delle catene fredde, piena di tagli e dolori.
Sono sommersa in una notte, in una stanza buia e piena di rumori raccapriccianti che mi tormentano.
Lui è decisamente vecchio e brutto, fino a qualche giorno fa credevo che queste cose accadevano solo nei film.
Vuol dire che la mia vita è un film?
Adesso mi ritrovo incastrata, legata e chiusa con delle catene da un, vecchio".
Disse Lara disperandosi, mente parlava sola.
Il giorno arrivò in fretta e Lara aveva gli occhi gonfi.
Lei riusciva a sentire le sue scarpe, facevano un rumore disturbante e fastidioso come il gesso che viene strofinato sulla lavagna.
A Lara dava quel impressione.
Si cominciò a guardare in giro Lara fissava il muro davanti a lei ,in attesa di qualcosa.
Cosa aspetti?
La paura aumentava sempre di più. Il cuore di Lara cominciò a battere all'impazzata, cominciò a muoversi involontariamente cominciò a piangere più del solito formando delle grosse macchie d'acqua sul materasso.
Aveva paura era esasperata, voleva scappare.
Come?
Quando?
Non poteva farlo, l'avrebbe uccisa.
E se l'avrebbe uccisa, non avrebbe sofferto più.
Ma a casa sarebbe servito rapirla per ucciderla.
Era normale per Lara quella crisi, non le veniva sempre, ma solo nei momenti meno opportuni.
D'un tratto finì tutto Lara provò a rilassarsi.
Era difficile troppo difficile.
Avrebbe dovuto parlare, parlarne con qualcuno.
Con chi?
Cominciò a sentire dei passi pesanti sulle scale.
Lei cominciò a fissare la porta nella attesa che si aprisse.
L'ansia continuava a salire, e si sentii un ultimo passo.
Lui arrivò nel pianerottolo e cominciò a togliere tutte le catene dalla porta. Entrò nella stanza con sorrisino di quelli maligni.
Lara lo vide e non faceva altro che osservare.- Smettila di piagnucolare, non mi farai pena.
Pensa solo a non piangere troppo, perché è probabile che morirai prima del previsto, visto che io non ti darò nulla.
Lara non disse nulla.
- Sei bella, carina, ma non perfetta, le ninfette sono perfette, quelle più piccole.
Quelle più nuove, quelle che profumano.
Quelle facili.
Quelle che si fanno comprare con delle caramelle.
Tu sei stata una cattiva bambina, sei stata davvero difficile, chi sbaglia paga.
Disse lui guardandola.
- Perché?
La voce di Lara tremava.
- Perché mi piace.
Mi piaci tu.
Mi piacciono quelle più piccole.
- Io non sono quello che vuoi, lasciami andare e io non dirò nulla.
Disse Lara singhiozzando.
- Da qui uscirà solo il tuo cadareve consumato.Lara stava morendo dalla paura.
Lui si avvicinò a lei, le sfiorò la faccia e le prese una ciocca di capelli.
La portò al suo naso, e disse.
- Che buon profumo, Ciliegie.
Gli occhi di Lara si spalancarono.
E ricordò.
Lo disse Dario che i suoi capelli profumavano.
E lo disse anche lui.
Ma non era la stessa cosa.- Ti prego voglio tornare a casa mia, non dirò niente a nessuno. Non ti sarò utile a niente, voglio solo tornare a casa.
Disse Lara piangendo.
- Odio le suppliche, a casa tua non tornerai più, perché vuoi tornare a casa?
Lì nessuno ti vuole, per tua madre e indifferente se torni a casa o no. A lei non servi, questo è quello che ho capito dalla vostra discussione.
A me servi.
Disse sorridendo.
Lei pensò a cosa le aveva appena detto, e gli diete raggione.
Si mise dalla parte dove Lara aveva legate le mani, e le lasciò la mano destra. E successivamente anche la sinistra.
I muscoli facevano male era un gioro che stavano legati a una sbarra.
Al piegamento il muscolo bruciava dentro e a Lara veniva difficile muoverli.
Lei guardava lui con il sudore che le gocciolava dalla fronte.
Che schifo.
Lui si sedette in mezzo alle sue gambe e le sfilò il giubbotto dalle spalle lasciandolo cadere a terra affianco al letto.
Il vero freddo sfiorò la pelle liscia e sensibile di Lara.
Quardava quell'uomo dal basso, non riusciva a muovere le gambe perché erano legate fitte all'angolo del letto.
Entrò le sue mani fredde e sporche sotto la felpa di Lara.
Con l'altra mano teneva fermi i polsi della ragazza.
Lei gridava, come una matta.
- Non hai bisogno di me, lasciami stare, ti prego.
Non voglio farlo.
Ripeteva mente le sue lacrime cadevano dal suo viso.
Lei non faceva altro che gridare e piangere in preda a quello che non avrebbe mai immaginato.
O forse si.
Lui era stufo dei suoi lamenti e le mise una sua mano sulla doccia, la sua mano le copriva interamente la faccia.
Le lasciò le mani, e restarono esattamente nello stesso modo, tolse la sua mano dalla bocca di Lara, e lei non disse più nulla.
La sua testa era girata verso una parete in muratura, la guardava senza nemmeno sbattere le palpebre, non serviva guardare.
La vergogna, la paura per tutto per la sua vita.
Non riusciva a guardare, era inutile contrabbattere lo avrebbe fatto arrabbiare e sarebbe diventato più cattivo di quanto lo era già.
La sua vita terminò lì, piangere non serviva, gridare non serviva.
E adesso anche se si fosse salvata come avrebbe continuato a vivere, non sarebbe stata più vita.
Ma la sua vita non è mai stata vita.Dopo qualche decina di minuti, Lara si mosse.
Asciugando quel intero fiume di lacrime che le percorreva la faccia. Si girò e si alzò aiutandosi con le mani. Guardò il suo corpo arrossato e debole. Un milione di segni le percorrevano tutto suo corpo.
" Che cosa si prova a essere costretta a fare ciò che non avresti mai fatto? "
Niente.
Questa era una delle centinaia di domande che Lara avrebbe voluto avere una risposta.
Forse neanche lei lo capiva.
Si alzò i pantaloni, e abbasso la felpa.
E si appoggiò delicatamente sul letto di nuovo.
" Non mi ha legato le mani che coglione".
Pensò posando gli occhi sul suo giubbotto, si stiro un bel po per riuscire a tirarlo.
Non c'era un senso vero a niente.
Perché proprio lei.
Perché non lei.
Lo sollevò, e si accorse che era più pesante del solito.
" Il mio telefono? "
Fece un respiro profondo, e aprì la tasca.
Si era proprio il suo cellulare.
Credeva che sarebbe riuscita a chiamare ma niente la chiamata non partiva nemmeno.
Era troppo semplice.
Allora decise di utilizzare il telefono come registratore audio.
Fece un sespiro profondo, e avviò un audio.
" Ciao mamma, ciao papà.
Forse non meritate questo nome.
Mamma volevo dirti solo che è colpa tua, perché con voi non sto bene, e con voi non mi è permesso parlare, non potevo fare nulla.
Ed è per questo che sono qui.
Ma in realtà è solo colpa mia perché non ho parlato, con nessuno, se lo avrei detto a qualcuno tutto questo non sarebbe successo.
E a chi avrei dovuto dirlo se non a voi, ma voi non mi avreste ascoltata.
Sarebbe stato inutile.
Forse è il mio destino.
Io vi voglio bene, anche se non avete mai ricambiato nulla per me, non so se questo audio ti arriverà mai, ma prima di piangere solo una lacrima voglio che sappiate che mi avete fatta sentire sbagliata.
Mi avete abbandonata, mi avete lasciata senza una famiglia.
Se qualcuno lo troverà.
Se qualcuno lo guarderà mai, lo sentirà e capirà di cosa parlo io.
Non voglio morire qui dentro, vi prego.
Non me lo merito davvero.
Che cambierebbe se ve lo dicessi.
Forse è quello che vi aspettate.
O forse no.
Lara staccò la registrazione, e sospirò.
Nascose il telefono sotto il letto e lo coprì con dei fogli di giornale.
Lei aveva fame non mangiava dalla sera prima del rapimento, erano circa due giorni che non mangiava e non beveva.
Lei si addormentò nella paura e nel buio di quella stanza. Stringendo fra le mani la collana che Dario le aveva regalato, si dava forza di andare a vanti ma non ci riusciva ad ogni avvenimento negativo, Lara tornava due passi in dietro, come se fosse un soffocante loop.In città invece la denuncia era partita, alcune squadre di ricerca cominciarono a indagare, per trovare delle tracce. Tutti sapevano della scomparsa di una ragazza.
Ma non tutti sapevano chi fosse. Crearono dei fogli.
" MISSING ".
Proseguiva con: scomparsa una ragazza di quattordici anni, il 20 ottobre continuava con una descrizione fisica, e in fine c'erano dei numeri da contattare in caso di riconoscimento.
Questi fogli vennero appesi in ogni singolo muro e palo della città.
A casa di Lara non c'era confusione, la casa sembrava spenta senza lei, la sua musica, il suo rap.
I suoi genitori non sentivano la sua mancanza, anzi gli dava fastidio la sua presenza.
Era orario di pranzo ed erano tutti seduti a tavola, mancava solo Lara. Nessuno parlava.
- E colpa mia, sono stata io è merito mio, adesso potremo stare in pace. La mattina litigai con lei, perché mi chiese di accompagnarla a scuola.
Litigammo e lei se ne andò sbattendo la porta di casa. Chissà dov'è adesso, chissà, probabile che sta con quel ragazzo.
Disse sua madre ridendo.
Nessuno le rispose, la guardarono con occhi contenti, soddisfatti.
Lo venne a sapere anche la scuola. Il banco di Lara restò vuoto e questo portò un immenso dolore a Anna.
Lara era scomparsa.
I ragazzi lo vennero a sapere e Dario non la prese molto bene, non riusciva a credere che Lara era scomparsa nel nulla. Cominciò a incolparsi.
" Sarei dovuto andate a scuola quella mattina e tutta colpa mia, io avrei dovuto proteggerla, non avrei dovuto lasciarla andare sola.
E ora che faccio?
Non si sa nulla.
Io non sono nulla senza di lei ".
Disse urlando contro il muro di camera sua, piangeva, lui era come Lara debole.
La camera di Lara era uguale a come l'aveva lasciata.
Il letto sfatto il sangue su una parete nascosta, i suoi vestiti a terra.
Era perfetta come lei.
Sara non soffriva, perché lei desiderava da molto quel momento.
Nonostante non lo dimostrava in giro, non lo diceva, lei odiava sua sorella.
E per lei questa era stata una grande liberazione.
Lara non le aveva fatto nulla, ma era tutta la famiglia che non poteva vederla.
Gli zii, i parenti, solo sua nonna le fu vicina sempre, fin quando visse, perché le nonne non durano in eterno.

STAI LEGGENDO
IL DOLORE DELL' AMORE
General FictionL'amore tra Lara e Dario è immenso, la storia di due adolescenti, un mix di rabbia, paura, ansia, delusione, ma soprattutto amore. Il dolore d'amare. ( COMPLETA )