Lara era pronta i suoi genitori stavano già firmando le dimissioni, dopo tanto tempo finalmente poteva tornare a casa.
Un po le dispiaceva andarsene, perché non sapeva cosa c'era fuori, come la gente avrebbe preso questa storia.
Forse degli sguardi, l'avrebbero giudicata.
Se la gente non credeva a lei, perché capitava molte volte che la ragazza non veniva creduta.
( E tu cosa hai fatto?)
Questa era una delle domande che la gente chiedeva più spesso.
Ma non nel caso di Lara, lei non ha fatto proprio niente perché neanche lo conosceva e non sapeva nemmeno il suo nome.
Perché alla fine dovrebbe avere un nome un uomo del genere!
Ma una risposta non c'era.
(Perché la donna provoca).
Dicevano.
Lei li stava aspettando seduta sul letto.
Riusciva a camminare ma ancora doveva tenere le stampelle per oblico dei dottori, tanto lei non le avrebbe usate lo stesso appena sarebbe arrivata a casa.
Dalla porta della stanza entrò suo padre che prese il borsone e disse:
- Dai, muoviti andiamo via.
Sembrava quasi arrabbiato che Lara stesse tornando a casa e questo lei lo capii e decise di non parlare per non peggiorare le cose.
Lei si alzò e prese in mano le stampelle, appena uscì nel corridoio sotto la vista di tutti i dottori si mise le stampelle e camminò così per tutto il tempo.
Appena arrivò in macchina le lasciò nel bagagliaio.
Per lei non era stato affatto facile riprendere a camminare era come se le sue gambe non riuscissero a mantenerla alzata, da un parte c'era la sua testa che ripeteva che non poteva farlo, mentre la voglia di vivere si fece sentire, Lara volle incominciare di nuovo una vita normale, anche se non l'ha mai avuta, e non sapeva come era fatta.
La macchina non era ancora partita e Lara si girò a salutare Lia che l'aveva accompagnata in tutto il suo percorso in osoetale, anche se molti la credevano pazza, Lara continuava a credere in Lia.
La macchina partii e Lia diventava sempre più lontana, Lara allungò il braccio come segno che lei ci sarà sempre, e una volta svoltata la curva Lia non si vedeva più.
Lei lo aveva spiegato che non poteva uscire fuori dall'ospedale perché era morta lì dentro.
I suoi genitori in macchina parlavano di fare alcune compere, e di lasciare Lara a casa, così non avrebbe dato fastidio.
E così fecero la fecero scendere dalla macchina, e la lasciarono a casa da sola nemmeno Sara c'era.Lara entrò in casa e mentre chiuse la porta inizio a piangere.
La casa le sembrava diversa e più grande, e anche più sporca.
Ma a Lara non importava perché pensava solo a quanto adiava i suoi genitori.
L'avevano abbandonata, mai curata, sempre lasciata perdere, mai aiutata.
Mai un po di affetto, mai un misero abbraccio.
Ma poi riuscivano sempre a trovare il modo per vederla e farsi i soldi senza capire i veri problemi di cui soffre.
Lara si mise a correre e si chiuse nella sua stanza, la sua vera casa.
Il muro con tutti i segni di rabbia, e marchi sulla parete che non se ne andranno neanche col sapone.
Quel piccolo muro conteneva tutti gli sfoghi di una ragazzina con una rabbia interiore che nessuno poteva togliere.
Nessuno apparte colui che l' ha sempre amata. Lara si odorò e non emetteva un buon odore.
Si asciugò le lacrime e decise di farsi una doccia.
Prima avrebbe dovuto prendere il suo sapone profumato di ciliegie.
Si mise in ginocchio accanto il letto e infilò un braccio sotto tirò fuori la scatola e la prese. La spostò di un pochino così che lei si sarebbe potuta sedere.
Fece un sospiro.
E aprì la scatola, un profumo di frutti uscì profumando l'intera stanza.
Quella scatola in realtà non conteneva solo della saponette, ma anche dei fogli o lettere che Lara scriveva per sfogarsi, li nascondeva li dove era sicura che il suo sfoco non sarebbe uscito dalla piccola scatola.
Lara uscì una saponetta con delicatezza al profumo di ciliegie.
Prima di lavarsi voleva leggere solo un bigliettino ovviamente preso a caso tra i tanti pensieri che conteneva la scatola.
Anche se la cosa non le piaceva molto perché sarebbero riemersi altri traumi che si erano coperti col tenpo ma mai spariti.
I traumi sono come i tagli, il taglio passa, ma la cicatrice resta.
Lara allora chiuse gli occhi e ne tirò fuori uno.
Decise di aprirlo e di leggerlo sussurrando.
"I miei genitori capiranno i loro errori solo quando mi troveranno per terra, piena di sangue con un bigliettino di scuse chiuso nel pugno della mia mano destra ".
C'era molto di peggio in quella scatola a Lara ne capitò uno dei più fragili e deboli, ma c'ene erano alcuni che ti rompevano qualsiasi osso del corpo.
Che avrebbero potuto farti capire che il mondo fa schifo.
Lara si ricordò a cosa si riferiva il biglietto che aveva scritto.
E le lacrime non esitarono a scendere, accompagnate da qualche urlo di paura.
Qualcosa dall'interno si era svegliato e la stava mangiando senza lasciare traccia.
Lara iniziò a grattarsi il braccio destro ma questa volta non le bastò, non c'era niente che poteva fermarla troppo dolore interno, doveva uscire, doveva scappare dalla prigione che si era creata da sola.
Davanti si trovò un vaso di vetro, lo guardò e poi abbassò la testa e guardò il suo braccio.
Non esitò un secondo a romperlo.
Il pavimento si riempì di piccoli pezzi di vetro.
Solo un pezzo restò perfetto.
Lara lo prese, e schiacciando il vetro sotto le scarpe si fermò davanti allo specchio e si tagliò i polsi.
Il sangue iniziò a gocciolare per terra, sul vetro, era una sensazione mai provata prima, lei continuava a piangere, ma il suo dolore adesso aveva un punto dove farsi sentire fisicamente.
Lara cadde a terra e si trascinò fino ad arrivare alla grande parete piena di sangue.
Fece cadere del sangue dal suo braccio che le arrivò sul palmo della mano, dopo averne raccolto un po, lo spalmò sul muro.
E scrisse di lato" help me ".
Aiutatemi.
Continuò a piangere e si appoggiò con la schiena nel muro si coprì la faccia con le mani piene di sangue.
Rimase lì a disperarsi, in mezzo a piccoli scristalli di vetro.
Dopo del tempo decise di alzarsi e di andare a fare la doccia.
Voleva provare un altro sentimento quello dei tagli sotto la doccia con sapone alla ciliegia.
Si tolse i vestiti e si guardò allo specchio vedeva un mostro con del sangue sulla mani, pieno di lividi e cicatrici.
" Io non merito di vivere ".
Ripeteva.
Sporcò tutto il bagno di sangue visto che le ferite erano abbastanza profonde da farla stare bene, ma non tanto da farla morire dissanguata.
Lara entrò nella doccia, e prima di accendere l'acqua si sporcò l'indice e il medio è si fece due strisce sulle guance.
L'acqua iniziò a scendere e Lara ascoltava il rumore di ogni piccola goccia. Sembrava come se fosse qualcosa di nuovo mai fatto prima, l'acqua la sommergeva.
Il sangue cadeva e diventava un tutt'uno con l'acqua, il sapone aumentò il dolore ma Lara chiuse gli occhi e alzò la testa.
Non aveva pensato a cosa c'era dietro i tagli, nasconderli era la parte più difficile per tutti.
Dopo molto tempo che era tentata, si lasciò andare, al dolore, che la uccideva piano piano.
Uscì dalla doccia e il sangue stava quasi per non uscire più, lei si mise davanti allo specchio, e chiuse i tagli con dei cerotti.
Poi avvolse le braccia nella garza, e uscì dal bagno.
Si vestii con dei vestiti molto larghi per nascondere i tagli.
Arrivò un messaggio. Lara lo capii perché il telefono tremò.
Lo aprì e apparteneva a un numero sconosciuto.
Lei vide l'immagine ed era Dario che scrisse.
- Ciao, ho visto i tuoi genitori andare via, e mi chiedevo se ti andrebbe di venire da me solo per non lasciarti sola.
Lara non sapeva se era giusto andare a casa di Dario.
Ma poi pensò che, se sarebbe restata a casa sola avrebbe fatto altro danno.
Iniziò a pulire tutto il sangue dal bagno e dal pavimento della sua camera da letto.
Tolse le macchie dai mobili, e sistemò ciò che aveva utilizzato per fasciarsi il braccio.
Andò in camera sua prese le scarpe e si mise in ginocchio per metterle, si accorse che non aveva chiuso la scatola.
Allora prese la scatolina, sistemò di nuovo il biglietto che c'era li dentro, ma aveva ancora un'altra tentazione quella di prendere un altro.
Allora entrò le mani nella scatola e ne tirò fuori un altro, prima di aprirlo guardò il tetto.
Sospirò e lesse.
" Mia sorella è figlia unica.
Mia sorella è figlia unica, perché ogni volta che stavo male non c'era nessuno che si preoccupava per curarmi.
Mia sorella è figlia unica, perché io rappresento un problema per tutti in questa casa.
Mia sorella è figlia unica perché a me non mi è mai stato regalato niente, mentre a lei anche il cuore.
Mia sorella è figlia unica perché quando mi ucciderò i miei non verseranno neanche una lacrima sul mio corpo ".
E questo biglietto era anche peggio di quello, molto peggio.
Lara rimpiangeva di averlo letto, chiuse la scatola e uscì di casa singhiozzando.
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IL DOLORE DELL' AMORE
General FictionL'amore tra Lara e Dario è immenso, la storia di due adolescenti, un mix di rabbia, paura, ansia, delusione, ma soprattutto amore. Il dolore d'amare. ( COMPLETA )