Capitolo 17

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«Non dovresti riposare?» rimprovero Cinque non appena lo vedo comparire sulla porta della cucina. A quanto pare nessuno dei due ha chiuso occhio, me ne accorgo dalle borse violacee che solcano il suo bel viso pulito.

Io non sono riuscita a guardarmi allo specchio, mi sono addormentata poco dopo il sorgere del sole, non riesco nemmeno ad immaginare lo stato della mia faccia.

«Sto bene, è solo un colpo di striscio.» minimizza lui sedendosi di fronte a me, servendosi una tazza di caffè.

«Stamattina andrò a casa di Shirley e Jason, vuoi venire con me?» l'insonnia mi ha dato modo di pensare. Non tutti i mali vengono per nuocere. Cinque mi guarda perplesso ed effettivamente ne ha tutte le ragioni visto che poco fa gli ho detto che dovrebbe stare a riposo. Ma è anche vero che una mattinata dai vicini non è come una sparatoria a seguito di un comizio elettorale. Al solo pensiero mi vengono i brividi ma per ora preferisco non pensarci. «Voglio riportarle il contenitore di plastica.» accenno all'oggetto poggiato sopra al tavolo. «E in tutta onestà non me la sento di lasciarti da solo dopo quello che mi hai raccontato.»

Sempre più perplesso, Cinque alza entrambe le sopracciglia abbassando leggermente la testa. «Tu vuoi proteggere me?» sottolinea con il solito tono strafottente, ma che ormai ho quasi imparato ad amare.

«Non sottovalutare la tecnica dello scudo umano.» dico spavalda mentre nascondo il viso dietro la tazza di caffè, bevendo un sorso.

La triste verità? Mi sono resa conto che ormai non posso fare più nulla per questo mondo. Mio padre è un bastardo galeotto che non vuole saperne nulla di me, così come i suoi genitori. Mia madre mi ha lasciata troppo presto, così come i miei nonni da parte sua. Non ho un lavoro. Non ho un fidanzato. Non ho amici. Quale motivo ho per stare al mondo? Okay, sto vivendo questa specie di avventura con Cinque, ma cosa succederà una volta che lui sarà svanito? Niente. Non succederà niente. Quindi tanto vale dare un senso alla mia fine, visto che il mio inizio non ce l'ha mai avuto.
È una decisione che ho preso stanotte con il cuore abbastanza leggero, forse più rassegnato che leggero. E poi una volta nell'aldilà potrò ritrovare la pace tra le braccia di mamma. Insomma, non è poi tutto così negativo.
Appunto, non tutti i mali vengono per nuocere.

Cinque mi scruta con attenzione ma alla fine sospira. «Se la cosa ti fa stare tranquilla...Dopo tutto non sono responsabile per te e le tue scelte.»

Era proprio quello che speravo di sentire. Sorrido complice e annuisco: «Bene, finisci di fare colazione e andiamo.»

*

Shirley apre la porta sorridendo raggiante, come sempre indossa uno dei suoi splendidi abiti con gonna a campana, questa volta di un marrone scuro che esalta la luce negli occhi.

«Ti ho riportato il contenitore della torta.» la anticipo prima che possa dire qualunque cosa.

«Che gentile tesoro, grazie. Mi spiace solo che tu non ne abbia mangiato un pezzo, Adam.» Shirley si abbassa appena così da potere guardare Cinque negli occhi.

Durante il breve tragitto tra casa nostra e quella di Shirley, l'ho quasi implorato di comportarsi come farebbe un ragazzino della sua "età".
Percepisco qualche istante di tensione dove persino l'aria sembra immobilizzarsi, poi Cinque si scioglie in un sorriso da schiaffi. «Sono sicuro che era buonissima, signora.»

Bravo Cinque. Mi lascio andare a un sospiro di sollievo sperando di non dare troppo nell'occhio.

«Che ragazzo a modo, i tuoi genitori devono essere molto fieri di te. Prego, entrate.»

La padrona è lo specchio perfetto della sua casa: puro stile anni cinquanta. Cavoli, deve essere una vera e propria ossessione! Carta da parati, divani in ciniglia marrone, tende bianche con ricamo sopra, elettrodomestici che potrebbero stare in un museo, Jason in completo nero che al solo vederlo mi toglie il fiato...

Un momento...Cosa?!

Trattengo il respiro quando il marito – marito Lib, m-a-r-i-t-o quindi assolutamente non abbordabile – della mia vicina si palesa in tutta la sua bellezza mentre sistema la giacca. Saluta me e Cinque molto velocemente, scusandosi per non potere restare a chiacchierare poiché deve scappare a lavoro. Quando chiude la porta, una scia del suo dolce profumo inebria l'aria e devo concentrarmi al massimo per non respirarlo profondamente chiudendo gli occhi. I suoi splendidi occhi profondi, i capelli perfettamente pettinati e quel completo che gli calzava divinamente...Oh sì, Shirley ha proprio tutte le fortune del pianeta!

«Deve essermi sfuggito, che lavoro fa suo marito?» chiede Cinque cercando di rimanere il più neutro possibile.

Shirley guarda la porta sognante e innamorata, dopodiché agita una mano in aria come a volere scacciare un insetto. «Oh un lavoro d'ufficio estremamente noioso che lo tiene sempre molto impegnato.» taglia corto.

«Ufficio dove, di preciso?» insiste Cinque dipingendo il classico sorrisetto sul volto.

«Assicurazioni tesoro, ma non credo che sia un argomento che interessi a un bambino.»

Accidenti a te Shirley, non potevi usare una parola più sbagliata!

Cinque porta le mani alle tasche spostandosi leggermente in avanti. «Per sua informazione, signora io non sono affatto un bambino.» ringhia cercando di fare un enorme sforzo per non esplodere. «Ho cinqu...»

Okay, basta così. «Cinque minuti e poi dobbiamo andare, vero Adam?» lo interrompo mettendomi persino davanti a lui. «Perdonami Shirley, ma dobbiamo proprio andare a fare spesa, non possiamo vivere di cibo d'asporto, no?»

Lei sembra bersela alla grande, porta l'indice alle labbra dopodiché schiocca le dita. «Volete venire a cena da noi stasera?»

«Ci farebbe molto piacere.»

Questa volta mi giro verso Cinque spalancando gli occhi. Davvero? Da dove viene questo slancio di dolcezza? Fino a una manciata di secondi fa sembrava la volesse sbranare.

«Ottimo, allora vi aspetto alle diciannove, Jason a quell'ora dovrebbe essere tornato.» risponde Shirley tutta felice.

...In effetti lo sarei anch'io se dovessi aspettare un uomo così!

Battesimo - Cinque/The Umbrella Academy fanfictionDove le storie prendono vita. Scoprilo ora