Capitolo 25

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Jason apre gli occhi lentamente, batte più volte le ciglia e ci impiega qualche secondo per capire dove si trova e con chi.
Non stringo il coltello come mi ha suggerito Cinque ma lo tengo al mio fianco nel caso in cui dovesse servirmi. Spero di no.

L'uomo si mette seduto lentamente, mi squadra da capo a piedi e la sua voce è un sibilo mentre mi chiede ciò che stavo aspettando: «Dov'è Cinque?»

Mi rendo conto di un paio di cosette: Jason conosce chi è davvero il mio "fratellino", non si è curato subito della sua presunta moglie e, soprattutto, non ha fatto domande sul dove e perché si trova qui, anziché a casa sua.

Sarebbe inutile proseguire la messa in scena con qualcuno che conosce la verità, perciò prendo un lungo sospiro: «È uscito, ma non chiedermi per andare dove, è un mistero anche per me.»

«L'importante è che stia lontano da quella Sheryl, se questo è il suo vero nome.»

Questa affermazione fa suonare un pericolosissimo allarme dentro la testa. «In che senso?» chiedo in un fil di voce.

Jason mi scruta con attenzione, probabilmente si sta chiedendo se può fidarsi o meno di me, domanda che ritengo lecita: mi fiderei di qualcuno se quel qualcuno tenesse accanto un coltello mentre parliamo? Lo stesso qualcuno con cui ho avuto una mezza rissa poco fa?

«Posso chiederti prima come lo hai conosciuto?»

Il suo tono non sembra minaccioso, anzi, è più curioso che altro. Non ho molto da perdere e sicuramente non ho nulla da nascondere, così inizio la mia storia dal principio, ovvero da quando ho investito Cinque con la mia auto fino al momento in cui la signora Bush mi ha lasciato l'invito per il suo cocktail party. Jason non mi ha mai interrotta e non ha mai chiesto nulla di troppo personale, nemmeno verso Cinque. Sembrava davvero interessato a ciò che ho detto anche se si trattava di sciocchezze. Ovviamente non gli ho riferito il motivo per cui Cinque è voluto venire qui e lui non lo ha chiesto. Magari lo sa già. O magari mi sta abbindolando. Non lo so, so solo che è stato piacevole parlare con qualcuno che finalmente mi ha ascoltata senza giudicare.

«Adesso tocca a te.» azzardo nella speranza che anche lui mi racconti qualcosa.

Incredibilmente, succede. E altrettanto incredibilmente credo a tutto ciò che esce dalle sue labbra. A quanto pare viene dal futuro esattamente come Cinque, un giorno si è ritrovato in questa realtà assieme a Sheryl. Per mesi ha creduto di essere un uomo d'affari degli anni ottanta, ma ora, specialmente di notte, ha iniziato a ricordare sprazzi della sua vita vera fino ad arrivare a questa mattina.

Ascolterei i racconti sul futuro per ore, ma c'è una cosa che mi preme sapere: «Perché stavi cercando Cinque con tanta urgenza?»

«Perché deve fare attenzione, anzi, dovete fare attenzione, Sheryl non è quello che sembra.»

Un brivido scuote ogni fibra del corpo. «Cosa stai dicendo? Non sei stato portato qui insieme a lei?»

«All'inizio ne ero convinto, ma questa mattina sono andato in cucina per fare colazione e ho visto Sheryl con otto...» Jason si ferma, come se nel vuoto stesse cercando le parole giuste da dire per descrivere ciò che ha visto. «Persone, con indosso delle maschere. E Sheryl con in mano una siringa. Mi sono nascosto giusto in tempo per non farmi notare. Parlavano di Cinque, di viaggi nel tempo, dell'attentato a Bush. Non appena ho sentito il nome di Cinque mi sono tornate in mente talmente tante cose che ho creduto di impazzire.»

«Tipo una parola in codice per sbloccare la tua mente?»

Jason annuisce. «Credo di sì, ma non so altro. Sono venuto qui proprio per avvisarlo del pericolo. Non ho niente a che vedere con questa storia, ma so che se c'è una persona in grado di sistemarla è proprio un componente della Umbrella Academy.»

Okay quindi, ricapitolando: Jason viene dal futuro e non so per qualche motivo è stato portato nel passato da una Sheryl che non è la donna dolce e premurosa che ho conosciuto, ma sorta di boss malavitoso che gira con persone mascherate.

Un momento...«E se Cinque fosse andato a cercarla?» tuono scattando in piedi. «Era convinto che fosse una vittima esattamente come te! Dobbiamo andare a controllare!»

Faccio un passo ma Jason mi blocca per un polso, si alza in piedi e scuote la testa energicamente. «Se si trova ancora con quegli uomini non hai speranze.»

Da una parte ha ragione, ma...«E se Cinque si trovasse nei guai? Non posso stare qui con le mani in mano. Devo aiutarlo!»

«Non possiamo irrompere in casa di Sheryl come se niente fosse, ci serve un piano. E sono sicuro che Cinque sia in grado di difendersi.»

No, si è beccato una pallottola nel braccio il giorno in cui hanno attentato alla vita di Bush al palazzetto dello sport. A proposito. «Jason, tu dov'eri il giorno della sparatoria?»

Sa a cosa mi riferisco, lo capisco dal suo sguardo che muta all'improvviso da preoccupato a terrorizzato. Lascia la presa sul mio polso per portare la mano alla fronte, torna a sedersi sul divano. «N-non me lo ricordo.»

Lancio un'occhiata al coltello ancora poggiato sul tavolo, posso raggiungerlo prima di lui nel caso in cui le cose dovessero mettersi male. Sarò un'ex addetta alla friggitrice di un fast-food ma non sono stupida, credo di aver capito cosa è successo quel giorno e, soprattutto, dove si trovasse Jason. «Non te lo ricordi o non vuoi ricordarlo?» lo incalzo mentre preparo i muscoli a scattare in direzione della lama.

«Se sono stato io, allora non ero in me.»

Esattamente la risposta che speravo di non sentire.

Battesimo - Cinque/The Umbrella Academy fanfictionDove le storie prendono vita. Scoprilo ora