L'ho convinto anche se non del tutto. Per rafforzare la farsa abbiamo deciso che accompagnerò Jason a casa e dirò a Sheryl di averlo trovato vagante per il quartiere in uno dei suoi momenti di smemoratezza.
Forse era il caso di portarsi dietro qualunque cosa potesse somigliare a un'arma ma ormai è andata. Che sciocca, ho passato l'intera mattinata a fissare un coltello e ore che ne ho bisogno...Niente, sono proprio negata.Arriviamo di fronte alla villetta con un silenzio surreale a fare da sottofondo, l'auto di Sheryl è parcheggiata di fronte al giardino e sembra non esserci traccia di altre forme di vita. Un brivido di freddo corre lungo la schiena mentre una pessima sensazione si fa largo all'interno dello stomaco. Mi tremano le gambe e paradossalmente ora è Jason a farmi da appoggio e a sussurrarmi parole di incoraggiamento.
«Non dirmi che ora te la fai sotto, ragazza del passato. È stata una tua idea.»
«Sì, lo so.» sussurro tra i denti, piccata.
«Forza, si va in scena.»
Busso alla porta di casa di Sheryl un paio di volte prima di intravedere la sua figura attraverso le finestrelle. Spalanca l'uscio e l'immagine della perfetta sposina anni cinquanta ha lasciato spazio a una donna dal volto scavato, i capelli arruffati e due occhiaie profonde. Non sembra stare benissimo e la cosa mi lascia alquanto perplessa.
«Ehm...» schiarisco la voce e deglutisco per mandare giù un piccolo groppo. «Ciao Sheryl, ho visto Jason che vagava sperduto per il quartiere e...»
La sua bocca un tempo perfetta disegna una smorfia colma di odio e disgusto. «Con che coraggio!» sbotta scuotendo la testa, squadrando prima me poi il suo ipotetico marito che sembra essersi irrigidito. «Credi che non sappia nulla? Che Barbara non mi abbia riferito della vostra tresca?»
Barbara? E chi...Ah sì, la cara signora Bush. Quella pettegola ha palesemente frainteso tutto quando ha bussato a casa mia trovando me e Jason in stato non proprio consono per due vicini che stavano semplicemente chiacchierando. «No, aspetta Sheryl, non è come pensi!» mi giustifico, anche se non ce ne sarebbe bisogno.
«Ah no? E tu?» ringhia verso Jason incenerendolo con lo sguardo. «Sei uscito presto di casa per andare a lavoro? Che scema sono stata, perché non l'ho capito subito? Andavi a sbatterti questa troietta di provincia! E io che ti ho dato il benvenuto e ti ho accolta come una di famiglia!»
Sorvolo sugli insulti anche se un piccolo incendio si accende dentro lo stomaco. «Non so cosa ti abbia raccontato la signora Bush ma ti assicuro che non stavamo facendo niente. Jason era semplicemente sconvolto e l'ho riportato qui.»
Sheryl incrocia le braccia al petto spostando il peso del corpo da una parte all'altra con fare sempre più nervoso. «Credi che dia retta a una come te e non a una signora rispettabile come Barbara? Non hai una bella faccia, ragazzina, e me ne pento di essermene accorta solo ora. Fingi di essere una di noi ma in realtà sei una poveraccia che spera di accalappiarsi l'uomo ricco. Questo dice molto dell'educazione devono averti dato quei reietti dei tuoi genitori. Ma ora lascia che ti insegni io una cosa: puzzerai sempre di povero e sarai sempre e solo l'amante usa e getta.»
Il mio corpo si stacca da solo da quello di Jason. Senza che me ne renda conto, la mano destra si chiude a pugno e va ad impattare direttamente contro il naso di Sheryl.
Lei cade a terra subito dopo l'impatto, senza esibirsi in versi doloranti o gridolini isterici. Tirare un pugno non è così semplice come si vede in tv, anzi, la mano mi fa un male cane ma la soddisfazione che provo dentro è tale che il dolore passa in secondo piano.
Jason si avvicina appena a Sheryl, negli occhi ha un misto di stupore e ammirazione che solleva ancor di più il mio animo. «E con questo direi che il nostro piano è saltato.»
«Portiamola dentro, non può rimanere sulla porta.»
La trascino in malo modo prendendola per un polso, lasciandola ancora priva di sensi vicino al salotto. Ancora una volta ho imparato che la perfezione non esiste, che le persone non sono quello che sembrano, specialmente quelle che vogliono apparire perfette e impeccabili. «Brutta stronza.» borbotto tra i denti resistendo alla tentazione di tirarle un calcio.
«Ehi Liberty?»
Concentrata com'ero sul corpo della mia nuova nemica, non mi ero accorta che Jason si era allontanato. Esce dalla cucina con un paio di sacchetti agganciati all'avambraccio destro, mentre il sinistro regge una teglia da cui proviene un magnifico odore di pasta al forno. «Posso autoinvitarmi a casa tua per pranzo?»
«Puoi starci tutto il tempo che vuoi.» rispondo senza pensarci troppo. «Almeno avrà un vero motivo per insultarmi.»
Jason scoppia a ridere mentre mi passa uno dei sacchetti. «Quando una persona non conta niente, non contano nemmeno i suoi insulti. Lasciala perdere e andiamo, tutto questo casino mi ha messo una fame terribile»
Ancora una volta il suo buonumore è contagioso e, incredibile ma vero, riesce a farmi stare bene. Così bene che vedo un briciolo di luce in quell'oscurità che ormai era la mia vita.
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Battesimo - Cinque/The Umbrella Academy fanfiction
Fanfiction29 settembre 1988. Liberty Leeree sta vivendo la giornata più "no" di sempre. In meno di un'ora viene lasciata dallo storico fidanzato, perde il lavoro e mentre torna a casa investe un ragazzino apparso dal nulla. Sconvolta dall'accaduto, Liberty sc...