Capitolo 32

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La stagione era quasi finita, mancavano poche partite e io ero stata chiamata per commentare una partita in trasferta, addirittura fuori dalla francia.
La città era Barcellona e non vedevo l'ora di partire.

"Non ci posso credere che andrai a Barcellona!" esclama Agnés al telefono.
"Lo sooo!! Non vedo l'oraa" rispondo io mentre preparo la valigia.
"Sappi che ti chiamerò 10 volte al giorno e tu mi DOVRAI mandare un sacco di foto" mi obbliga la bionda dall'altra parte del telefono.
"Va benee...ora devo andare, partiamo stasera e dobbiamo essere in aeroporto almeno 1 ora prima. Ti scrivo quando parto"
"Va bene, ciao bella" mi saluta lei attaccando al telefono.
Nella mia valigia, che era piuttosto piccola, stranamente ci stava tutto.
Avevo portato molti vestiti per qualsiasi occasione.
I miei amici mi criticano ma sono solo invidiosi di questa mia abilità.
Hai appena finito di mangiarti un intero ristorante, vedi una palestra e ti viene voglia di bruciare le calorie? Io ho i vestiti adatti.
Un concerto? Prontissima.
Arriva una bufera? Io me ne sto al caldo mentre voi soffrite con i pantaloncini corti.
Quando andiamo in vacanza insieme, aspetto solo che faccia un freddo cane e che vengano a pregarmi di prestargli dei vestiti, per poi rinfacciargli le loro critiche.
Se sono vendicativa? Mhh, non saprei...

Tornando a noi, avevo chiuso la mia valigia e dovevo solo caricarla nel baule del taxi che avevo chiamato.
Dopo essermi messa dei pantaloncini di jeans e una felpa leggera, prendo le mie borse e scendo in strada per aspettare il taxi.
Finalmente arriva, quindi salgo e dico all'autista la mia destinazione.
"Va in vacanza?" mi chiede il signore al volante.
"Non proprio...viaggio di lavoro" rispondo io.
"Oh capisco, che lavoro fa?"
"La giornalista sportiva"
Noto che mi stava scrutando dallo specchietto anteriore e poi mi chiede "Ma lei è per caso la reporter del paris?"
Ero sorpresa che qualcuno mi riconoscesse.
"Già"
"Ah ecco! Mi sembrava di averla già vista da qualche parte!" esclama lui.
"La partita contro il barcellona giusto?"
"Esattamente"
In poco tempo eravamo arrivati all'aeroporto e prima di andarmene saluto il gentile autista dicendo "Mi vedrà in televisione allora, grazie mille"

Entro nell'aereporto e faccio un sospiro di sollievo quando sento l'aria condizionata asciugarmi il sudore.
Dopo aver vagato per i corridoi, capisco finalmente dove dovevo andare ed ero completamente dall'altra parte della struttura.
Per non farmi mancare proprio nulla, mentre stavo camminando un pezzo di plastica si era incastrate tra le ruote della valigia e si erano bloccate.
Mentre stavo maledicendo tutti i santi possibili, sento qualcuno ridere alle mie  spalle.
Mi giro di scatto e vedo Kylian che se ne stava in piedi bello bello a guardarmi.
"Piuttosto che startene lì a ridere, mi aiuti?" gli chiedo io esausta.
Lui si abbassa e in due secondi riesce a togliere il maledetto pezzo di platica dalla ruota.
"Grazie" dico io una volta essere ripreso il mio cammino.
"Ahh Camila Camila, cosa faresti senza di me?" dice lui con aria superba.
"Stai zitto va' " ribatto io dandogli uno schiaffo amichevole sul braccio.
"Sei mai stata a Barcellona?" mi chiede il francese mentre imbarchiamo i bagagli.
"No, mai stata...tu?"
"Ci sono stato almeno due volte"
"Ohh che noiosooo"
"Chi? Kylian? Oh sì è proprio noioso" dice qualcuno alle mie spalle e quando quella persona mette le braccia attorno alla mia vita lo riconosco subito.
Mi giro e gli lascio un bacio sulle labbra.
"Infine ce l'hai fatta? Pensavamo fossi arrivata in ritardo" dice Neymar.
"Simpatici!" rispondo io ironica.
Il brasiliano mi scompiglia i capelli con una mano, sapendo quanto mi dava fastidio.
Infatti io mi ribello e gli do uno spintone.
Lui invece mi blocca le braccia e inizia a farmi il solletico.
"Smettila! Ney!" esclamo io ridendo.
"Ehi voi due smettetela!" ci sgrida il mister, ma noi, mentre stavamo entrando nell'aereo, continuavamo a darci fastidio l'uno all'altro.

Una volta sul jet della squadra, prendiamo posto: io ero affianco a Neymar, sul lato del finestrino, e alla sua sinistra c'era Kylian.
Mentre davanti a noi c'erano Messi, Verratti e Hakimi.
Quando l'aereo decolla, io mi metto le mie cuffie bluetooth e faccio partire la mia playlist, comoda tra le braccia di Ney.

"Cami, Cami, siamo arrivati" sussurra il brasiliano per svegliarmi.
Io con tutta calma apro gli occhi e mi stacco dal suo petto.
"Uffa stavo sognandooo" mi lamento io.
"E cosa stavi sognando?"
"Se te lo dico non succederà" rispondo io sorridendo e lui ricambia.
Mentre scendiamo dall'aereo, i fotografi iniziano a scattare e proprio davanti a loro, Neymar mette un braccio attorno alle spalle.

"Ahh Barcellona, quanto mi mancava questa città" dice il calciatore guardando fuori dal finestrino dell'auto.
"Sappi che dovrai farmi il tour" dico io, beccandomi uno sguardo di disapprovazione da parte del brasiliano
"La sensazione di giocare al Camp Nou è indescrivibile. Nessuno stadio mi ha mai fatto sentire così" dice Neymar, mentre passiamo davanti allo stadio del Barcelona.
Io rimango a bocca aperta, notando quanto fosse alto dal vivo.
"Bello vero?" mi chiede il calciatore avvicinandosi.
"Bello è dire poco" rispondo io senza staccare gli occhi da quella curva con ben quattro anelli.

L'hotel era uno di lusso e lo si capiva dall'aspetto esterno, che era luccicante ed elegante grazie al colore bianco e alle finestre moderne.
La macchina ci lascia davanti all'entrata lussureggiante e noi ci precipitiamo dentro, stanchi dal viaggio.
L'interno era forse ancora più spettacolare.
C'erano lampadari di cristallo, divanetti e poltrone ricoperti di velluto pregiato e dipinti famosi tapezzavano le pareti.
"Buonasera signori, queste sono le vostre camere. La 356, quella della signorina Gomes, si trova sul terzo piano mentre quella del signor Santos, si trova sul piano superiore. Per qualsiasi problema, noi siamo qui" dice raggiante la receptionist, consegnandoci le chiavi delle nostre stanze.

"Uffa volevo essere affianco a te, così potevo fare casino alla mattina e svegliarti" dice Neymar mentre saliamo con l'ascensore.
"Solo per quello?" rispondo io, lanciandogli uno sguardo divertito.
"Ovvio! A cosastavi pensando? Birichina!" esclama ironico il brasiliano, facendomi scoppiare a ridere.
"Beh, qui le nostre strade si separano. Ci vediamo" dico quando l'ascensore si ferma al terzo piano e uscendo da esso faccio il saluto militare al calciatore, che ricambia.

"356...356...dove cazzo è" dico tra me e me, non trovando la stanza.
Vagavo per il lungo corridoio senza scorgere la numero 356.
"La 356? È in fondo...però dall'altra parte" risponde qualcuno, quindi alzo la testa e vedo un ragazzo piuttosto giovane.
Aveva un viso familiare ma non riuscivo a identificarlo.
"Ci conosciamo per caso? Mi sembra di averti già visto..."
"Oh, probabile. Sono Gavi, gioco nel barcelona" si presenta lui.
"Ahhh ecco chi eri. Piacere io sono Camila, lavoro per il paris saint-germain" dico io stringendogli la mano.
"Quindi dove hai detto che è la 356?" gli chiedo io.
"Aspetta ti accompagno" dice lui.
"Sei giovanissimo, quanti anni hai?"
"18. Sto ancora studiando per la patente..." dice lui arrossendo.
Era così timido.
"Oh guarda, io la patente l'ho presa qualche anno fa...e ne ho 26 di anni, quindi stai tranquillo che c'è tempo" dico io cercando di farlo sorridere e lui fa un lieve sorriso, per poi tornare alla sua espressione seria.
"Ecco, è questa" dice indicando la porta con scritto 356.
"Grazie mille, non so come avrei fatto senza di me. Beh, a domani"
"Già...dì ai francesi che devono avere paura"
"Mmmh, secondo me quelli che si devono preoccupare siete voi" ribatto io e finalmente Gavi fa un bel sorriso.
Ci salutiamo e io entro nella mia stanza.
Vengo investita da un profumo intenso di rose e noto che sul letto c'era un biglietto.

"Cara sig.na Gomes,
speriamo che il suo soggiorno da noi sarà piacevole.
La colazione per la squadra e il suo staff si terrà nell'area interna, apre alle 7 e chiude alle 11.
Per qualsiasi problema, chiami la reception con il telefono fisso al suo completo servizio.
Cordiali saluti,
Lo staff"

Diceva questo il biglietto.
Ero abbastanza sorpresa dato che non mi era mai capitato di trovare un messaggio solo per me.
Dato che era tardi, decido di cambiarmi e andare a dormire: mi aspettava un lungo e faticoso giorno.

BLESSED || Neymar JrDove le storie prendono vita. Scoprilo ora