Nono

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Dedico questo capitolo a quelle persone che ho conosciuto. Snapchat Larry è per voi e anche il prossimo. Chi ne fa parte capirà.


Il giorno precedente era stato quello più bello per Hikaru.
Aveva scoperto l'identità del suo stalker, e si era pure fidanzato con lui.
Ma c'era un probblema.
Fin da piccolo, Hikaru non capiva il ragionamento delle altre persone poiché veniva sempre, o quasi, respinto.
Non poteva capire cosa avrebbero pensato i suoi genitori della sua relazione. Hikaru non si era mai posto il problema sul fatto che due ragazzi o ragazze potessero amarsi. Per lui era tutto uguale, non c'era distinzione.
Ma sapeva che doveva ricredersi.
Nelle numerosissime storie che aveva letto, soprattutto a tematica boyxboy, spesso le persone di questo genere venivano isolate, prese in giro, odiate persino dai proprio genitori.
Per questo doveva iniziare a pensare.
Lo dico, o non lo dico? Cosa penseranno di me? Mi accetteranno o rimarrò di nuovo solo?
Tutte queste e le altre numerosissime domande lo facevano andare nel panico.
Durante la notte, dopo il fidanzamento, non aveva dormito molto. Aveva fatto degli incubi.
Decise allora, di provare un trucco.

********

Erano le 2 del pomeriggio. Quel giorno non aveva incontrato a scuola Takashi, a quanto pare nemmeno lui aveva dormito per l'emozione
Le lezioni erano finite. Poteva, finalmente, tornare a casa. Ma era molto nervoso.

Quella stessa mattina si era svegliato stanchissimo dopo si e no 3 ore di sonno. Ma non gli bastavano. Decise allora di sciacquarsi la faccia per cercare di svegliarsi un pochino.
-Hikaru, svegliati, devi andare a scuola
Gridò la madre del ragazzo. Sembrava tutta bella pimpante quella mattina. Più del solito.
-Siii.

Era sceso per fare colazione. Sul tavolo c'era una bella tazza di riso col insalata di alghe. All'inizio non gli piacevano per niente. Le alghe erano troppo amare. Così la madre gli metteva nel piatto sia alghe verde scuro, sia le alghe del colore delle prime foglie degli alberi, quelle erano più dolci.
Alla fine riuscì ad abituarsi al cibo di quel paese. Anche se, deve ammetterlo, gli mancava anche la cucina del suo di paese.
Finita la colazione Hikaru aveva altri venti minuti prima che la campanella suanasse.
-Oka-san(Mamma)
Gli piaceva chiamarla così al posto di Mama, era più carino.
-Dimmi Karu-chan.
-Posso chiederti due cose?
-Certo
-Allora, uno, come mai mi avete dato il nome Hikaru? Io sono contento è un nome molto carino ma perché proprio Hikaru?
-Oh tesoro. Quando siamo venuti nel tuo istituto, la prima cosa che abbiamo notato non era il grande edificio con corridoi puliti e piante fresche. Sai cosa abbiamo visto per prima cosa?
Hikaru esitò prima di chiederglielo ma lo fece
-Cosa?
-Te. Tu stavi correndo tutto sorridente, illuminando tutto intorno a te come un raggio di sole. Per questo ho voluto solo te e ti abbiamo dato questo nome.
Hikaru arrossi. Cosa doveva dire in quella situazione?
-ok. Secondo. Cioè non è proprio una domanda.
-Dimmi.
-Dopo scuola ci sei?
La donna annuì.
-Bene perché dobbiamo parlare di me. E ti prego, devi esserci.
-D'accordo tesoro ma che succede?
-Ops farò tardi a scuola ciao.
E corse via senza rispondere alla domanda della madre.

Era molto nervoso. Ormai era davanti casa. Per qualche secondo aveva pensato pure di scappare.
Alla fine, dopo una lunga, ma lunga meditazione su quello che avrebbe detto e fatto, apri la porta di casa.
-Oka-san, sono a casa.
Nessuno.
-Oka-san?
Hikaru allora si avviò in cucina, di solito la madre cucinava o stava già mangiando visto che doveva correre a lavoro.
Non c'era.
Andò nel salotto e la vide. C'era anche suo padre.
-Karu-chan, sei tornato.
-S-si. Oto-san (papà) ci sei anche tu. Ti hanno dato le ferie finalmente.
Hikaru aveva un groppo in gola. Aveva intenzione di parlare solo con sua madre della cosa e dopo avrebbe pensato di dirlo al padre.
-Ciao. Tua madre ha detto che dovevi dire qualcosa di importante così sono tornato prima.
-Oh
Fu l'unica cosa che uscì dalla bocca del ragazzo. O la va o la spacca pensò.
-Ecco...S-si. ..volevo ...
-Non avere paura. Non ti mangeremo mica
Disse sua madre ridendo. È facile per te, cara mammina
Hikaru allora preso un bel respiro che anche i genitori sentirono, guardandolo preoccupati, poi tutto d'un fiato disse
-Avetepresentequellepersoneacuipiaccionoaltrepersonedellostessosesso?
i genitori lo guardarono confusi ma in breve tempo annuirono.
-Bhe Io sono una di quelle persone.
La mascella del padre e della madre toccarono terra.
-C-Cosa?
-C-Cosa?
Dissero i due insieme.
-Ecco....io.....sono gay.
Urlò quasi Hikaru preso dal panico.
Nella camera regnò il più assoluto silenzio. Non c'era niente che facesse capire cosa ne Pensavano i genitori del ragazzo.
-Karu-chan, vai nella tua stanza.
Gli disse gentilmente la madre. Il ragazzo essendo molto intelligente, capi che non doveva disobbedire.
Salì correndo e chiudendosi nella camera.
Sotto non si sentì ancora niente.
Ancora niente.
Ancora niente.
E poi un urlo. Un urlo di rabbia. Di disperazione. Disapprovazione. Delusione. Compassione. Tutti I sentimenti, sicuramente del padre, erano racchiusi in quel l'unico urlo.

Salve ragazzacci. Ecco il nono capitolo. Spero che vi piaccia. Sto avendo poche idee ma faccio del mio meglio per rendere la storia più interessante.
Se vi piace commentate o mettete una ☆☆.
Vi ringrazio XX

Baci baci...Kuro-chiii

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