Sesto

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I soccorsi arrivarono. Hikaru riusciva a sentire l'ambulanza e la polizia che si stava avvicinando. Lui era ridotto a uno straccio. Gli avevano fatto male. Si sentiva così. ..così. ...amareggiato. Non solo perché dei ragazzi lo hanno violentato ma anche perché pensava che uno di loro poteva essergli amico. Sembrava gentile.
Si era illuso. Le sue fantasie gli avevano sempre procurato dolore ma non fino a questo punto. Non si era mai sentito così sconfitto.
E quando lo sapranno i miei genitori? Cosa penseranno? Mi butter anno via solo perché sono così? Hikaru stava pensando a questo mentre una barella del l'ambulanza lo stava portando all'ospedale.

Il viaggio non durò molto. Circa due minuti.
Erano arrivato in una clinica non molto distante a casa sua.
-Hikaru
Il ragazzo sentì la madre che lo chiamava. Stava per mettersi a piangere
-Mamma, papà. È stato orribile.
I genitori si avvicinarono al ragazzo che,ferito sia emotivamente che fisicamente, stava sdraiato su un lettino.
-Tesoro, cosa ti hanno fatto? Chi è stato?
Hikaru a quelle domande si bloccò. Cosa doveva dire? Che un suo presunto amico l'ha violentato ed è andato via con la minaccia di ritornare e rifare questa cosa? No, non poteva.
-N-Non lo so. Avevo gli occhi bendati.
I genitori lo guardarono preoccupati e dispiaciuti, si chinarono su di lui, e lo abbracciarono ancora più forte.
-Va bene. Adesso arriverà la polizia per sapere tutti i dettagli. Dì tutto quello che sai
-Certo mamma.
I genitori lasciarono andare il figlio sul lettino per farlo riposare. Sapevano quanto era scosso ancora il ragazzo.
Dopodiché Hikaru chiuse gli occhi e si tuffò in un sonno profondo.

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Aprì gli occhi. Vedeva tutto bianco. Era ancora in ospedale. Tranne una cosa. Al suo braccio c'erano attaccati dei fili trasparenti che versavano dentro di lui uno strano liquido.
-Mi scusi...
Disse Hikaru. Senza risposta però.
-Mi scusi I. ..
Disse Hikaru con più forza. A quel punto la porta si aprì ed entrò un uomo. Aveva una giacca grigia come i pantaloni. Una cravatta nera con delle strisce orizzontali in bianco. E le scarpe nere.
-Ciao ragazzo. Io sono l'agente Takanori. Sono venuto per farti delle domande.
Hikaru all'inizio era spaventato. Ma dopo si calmò e annuì.
-Allora, Sawada. Ti abbiamo trovato poco lontano dal parco in una casetta degli attrezzi abbandonata. Ricordi il volto degli aggressori?
Hikaru pensò un attimo. A sua madre aveva detto di essere stato bendato quindi con il poliziotto doveva fare la medesima cosa.
-No. Mi avevano bendato.
-Capisco. Allora ti ricordi come ci sei arrivato?.
Pensò anche a questo. Non si ricordava come ci fosse arrivato, perché gli avevano messo un fazzoletto in faccia.
-No. Un attimo prima mi avevano messo un fazzoletto sulla faccia.
-Ti ricordi almeno le loro voci?
Hikaru pensò ancora. Non voleva che quei ragazzi se la prendessero di nuovo con lui quindi decise di dire almeno questo.
-Erano in molti, forse cinque. Uno di loro ha parlato di più. Sembrava essere poco più grande di me. Non era vecchio.
A quella risposta il poliziotto annuì e si alzò dalla sedia sulla qualche si era seduto.
-Bene. Per oggi basta. Se mai dovessi vedere o sentire qualcosa di strano chiamaci.
-D'accordo agente. La ringrazio.
E fu tutto. L'uomo se ne andò e Hikaru tornò sdraiato sul lettino. Una cosa strana in quel momento gli tornò in mente.
Quella persona...pensò il ragazzo.
Si, stava pensando a quella persona che lo segue sempre. Non gli ha ancora fatto del male ma non poteva più fidarsi più di nessuno, apparte I suoi genitori.
Guardò fuori dalla finestra e lo vide.
Lo stava seguendo ancora.
Hikaru si affacciò dalla finestra dell'ospedale e gridò.
-Cosa vuoi da me? Perché mi segui?
Il ragazzo col passamontagna allora tirò fuori dalla tasca una cartolina. All'inizio Hikaru non capì cosa volesse poi si ricordò.
Andò verso il giacchetto e trovò il bigliettino che si era ritrovato nell'armadio delle scarpe.
Corse fuori dalla finestra ma il ragazzo stalker non c'era più.
Girò il bigliettino e lesse.

X Hikaru Sawada.

Ti ho osservato. Seguito e protetto. Sono stato empre con te anche quando non lo sapevi.
Spero che potremmo parlare un giorno faccia a faccia.

Da Stalker

Hikaru a quel punto si mise a ridere a crepapelle.
-S-s-talker, come può qualcuno f-firmare in questo modo. Ahahahaha oddio.
Quel bigliettino lo aveva messo di buon umore ed era una cosa positiva.
Hikaru si asciugò le lacrime che gli erano apparse dal troppo ridere. Nascose il biglietto nella giacca, si mise a letto e addormentandosi pensò spero di poterti vedere anche io, mio stalker a quel pensiero fece una piccola risata e si addormentò.

Salve ragazzi, sono tornata come promesso.Sono riuscita a recuperare le materie con delle interrogazioni ed ora sono di nuovo tra voi, non dovrete aspettare l'estate. Comunque ringrazio chi tiene ancora nella propria biblioteca la mia storia.
Al prossimo capitolo....

Baci baci...Kuro-chiii

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