Primo

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Era un piccolo orfanello. I suoi genitori non erano morti. Ma non c'erano mai vicino a lui. Di conseguenza non considerava la loro esistenza come qualcosa di utile.
Era stato abbandonato a quattro anni. Se lo ricordava. Sua madre lo stava portando a fare un giro mentre lui, ignaro della situazione, saltellavano allegro come un canguro.
Erano arrivato in una casa famiglia, sua madre aveva detto di aspettare perché aveva delle cose da fare.
Lui aspettò. Per lunghi tre anni la aspettò.
Poi il buio.
In qualche modo si era ritrovato fuori da quelle mura.
Non se lo ricorda questo. Alcune volte pensava di essere stato rapito.
Anche adesso lo pensa.
La casa dove viveva era un disastro.
I suoi vestiti erano un disastro. C'erano buchi dappertutto. Macchie. Ricuciture.
Era solo.
Poteva a mala pena permettersi di andare a scuola. Ma anche li era tutto un disastro. Non perché non studiasse. Ma perché le persone lo evitavano.
I genitori dei suoi compagni gli raccomandavano ai propri figli -" stai alla larga da lui, è sporco e povero, ha i pidocchi, una strana malattia, è pazzo". Lui cercava sempre di ignorare il fatto ma era doloroso. Stare da soli era doloroso.
Quando tornava a casa, sua madre era sul letto con una bottiglia di vodka per terra. Era vuota.
Suo padre? Non sapeva chi era suo padre.
Sapeva solo di avere una sorella più grande di 7 anni. Ma con lui non c'era.
Certe volte si domandava -"perché non è con me? Perché mi ha abbandonato? Perché non mi ha salvato?"- ma nessuno gli poteva rispondere. Nessuno sapeva niente perché a nessuno interessava. Era solo un orfanello.
Per il mangiare e il lavarsi, pensava a tutto lui. Non sua madre.
Ma lui.
A sette anni aveva cominciato a fare qualche lavoretto nel campo della sua vicina.
Lei era una delle poche persone che lo trattavano da essere umano.
Ce n'era un'altra. Era un signore sulla trentina. Abitava di fronte a lui. Aveva come animali domestici alcune lontre. Lo lasciava giocare con queste. Gli dava qualche spicciolino. Qualche volta anche la cioccolata calda.
Ma non poteva dire che i suoi genitori erano cattivi. Non l'avevano mai picchiato, nemmeno da ubriachi.
Ma secondo lui, qualche schiaffo o sculacciata, per lui sarebbe stata come qualche forma di attenzione, visto che non ne aveva ricevuti molti.
Non poteva dire di non aver avuto qualche amico, perché c'è stato. Erano due ragazzini che non badavano al suo aspetto. Ai soldi che I suoi genitori avevano. Erano suoi amici perché lo volevano. Perché erano gentili. Non perché provassero pena per lui.
Non poteva dire di non aver avuto belle giornate.
Al suo compleanno, la signora del campo gli aveva preparato una torna alle noci.
Ricorda ancora il suo sapore.
Gli amici gli avevano regalato qualche vestito migliore.
Lo custodi come un tesoro.
Il giorno dei morti, sua madre era rimasta sobria, per una volta.
In quel paese, in Ucraina, c'era la tradizione di andare al cimitero e raccogliere tutti i dolciumi he le famiglie dei defunti lasciavano.
In quel giorno, aveva molto da mangiare.
Ricorda ancora di aver raccolto due buste piene.

Ricorda il giorno in cui, dopo essere stato convocato dalla preside a scuole, gli fu proposto di andare in un istituto.
Senza nemmeno dare il tempo alla direttrice di respirare, gridò -"Si"-.

L'Istituto in cui si trovò era molto accogliente.
Nessuno lo guardava in modo strano. Nessuno lo evitava. Nessuno diceva niente perché erano tutti nella stessa condizione.
Orfani. Emarginati. Sporchi. Poveri. Tristi.
Il primo passo in quella nuova vita, consisteva nel tagliarsi i capelli. Era ovvio. L'igiene prima di tutto. In questo modo si potevano sbarazzarsi dei pidocchi.
Per le prime tre settimane si viveva nell'infermeria, tempo per accertare la tua salute. Lui non aveva niente.
La sua cartella diceva:
Nome: Слюбік Владивосток Андріївна
Nato il: 15/febbraio/1998
Gruppo sanguigno: -A
Stato di salute: Perfettamente sano.

Fine prima parte...

Ciaooooo. ...sono Kuro-chiii. Come detto nella storia di La realtà e la fantasia, ecco una mia nuova storia. " Autobiografia stile maschio"
Non mi vergogno nel raccontarlo perché sono fiera del mio passato e grazie a questo ho in testa la storia perfetta.
Il nome l'ho reso in maschile ma il mio vero ex-nome sarebbe Слюбік Лариса Андріївна AHAHAHAHA. Tutto quello che c'è scritto è vero, ma se volete biasimarmi fate pure...non mi offendo.
Comunque diciamo che questo mio racconto macabro durerà non più di tre capitoli. Ci sono anche scene romantiche se volete sapere.

Baci baci...Kuro-chiii

Sei mio per sempre.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora