Quindicesimo

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Pov. Of Akira.

Era una giornata davvero pesante. Akira non faceva altro che formare scartoffie dalla mattina alla sera. Possiamo dire che iniziava ad odiare scrivere. È normale provare odio per qualcosa che si fa fino a star male.
Se contiamo anche che doveva scacciare dei ragazzi che spacciavano nel suo territorio. Questo lo uccideva.
Sapeva che si doveva rilassare un pò. Sapeva di dover prendere qualcuno con sé. Un cane, oppure una persona che lo ami. Ma era impossibile. Chi potrebbe mai amare un mafioso?. Il capo di un clan mafioso.

Era lunedì. Il primo giorno di scuola. Non poteva andarci perché aveva una riunione con gli altri capi riguardo una merce.
Spacciavano di tutto. Uccidevano tutti, lui non lo aveva ancora fatto.
Prendevano quello che volevano.
-Capo. Oggi il clan Noomu (me lo sono inventata, mi scocciava fare ricerche)
vuole parlare degli occhi.
-Occhi? Che schifo. Non sono normali.
-Capisco ma la moglie vuole un paio di occhi cerulei, quelli che cambiano colore.
-Andiamo a vedere.

Così Akira e il suo braccio destro si avviarono nella sala conferenze. In tutto c'erano 12 capi, in dodici zone. Ma quando riguardava il rubare o uccidere si riunivano per discuterne.

-Endo-sama, ho trovato una persona che potrebbe fare la donazione a mia moglie. Però si trova nel vostro territorio.
-Mi dispiace, Se è nel mio territorio non permetterò a nessuno di toccare niente.
-Ma...
-Mi dispiace. E poi estrarre gli occhi di una persona è una cosa disgustosa.

Con quelle parole Akira stava per andarsene. Dannazione pensò. Per un argomento futile come quello ha dovuto interrompere il suo tempo di relax, se lo si può chiamare così.

-Ma il ragazzo non è nemmeno di questo paese. È un occidentale. E frequenta la vostra scuola. Ecco la foto.

Akira prese la foto in mano e lo vide. Era una divinità. Bellissimo.
Ancora di più non poteva rovinare quella bellezza e quindi rispose.

-Mi dispiace. L'argomento è chiuso.

Così si allontanò con in mente un solo pensiero lo voglio.

Stava investigando da un pò sul conto di quel ragazzo. Era stato adottato. Sapeva il suo indirizzo. Il suo numero di telefono. Il suo passato. Tutto.
Cominciò a seguirlo. A casa. A scuola.
Con gli amici, ma fu una cosa tragica.
Quella volta fu aggredito da Kaito e I suoi compagni. Lui non poteva fare niente.
Gli aveva scritto una lettera. Anche se pensava di odiare scrivere.
Lo aveva seguito all'ospedale.
Li, in quella struttura bianca e potente, aveva sentito le sue risate per la firma della lettera.
Akira sorrise allo stesso modo.
Poi se ne andò. Voleva conoscerlo di più. Voleva conoscere il suo carattere, il modo in cui parla, il modo in cui bacia, tocca, respira, geme.
Voleva sapere tutto.
Così fece la cosa più stupida che potesse fare.
Andò nello spogliatoio dove Hikaru si stava cambiando. Il suo corpo era perfetto. Non era scolpito ma non era nemmeno grasso.
Pelle bianca. Candida.
Akira si avvicinò piano al ragazzo ancora senza maglietta. Gli mise un fazzoletto sulla bocca e lo fece addormentare.
Che bello pensò. Forse si era innamorato.
Iniziò a toccare la sua pelle bianca. Ad accarezzare i suoi capelli castano chiari. A toccare la bocca di cui si impossessò qualche attimo dopo.
Ma voleva essere ricambiato. Così, per marcarlo, gli fece un succhiotto.
Giusto sulla nuca dove poteva essere coperto dai capelli.
Dopo ancora fece la seconda cosa più stupida del mondo.
Obbligò suo cugino a fingere di essere lo Stalker.
Li vedeva insieme. Li aveva visti baciarsi. Voleva essere lui ma non poteva.
Come può un dio amare un diavolo?
Ma tutto crollò. Hikaru aveva lasciato Takashi.
Aveva scoperto la sua identità.
Lo avrebbe odiato.
Ma stranamente non fu così. Hikaru, quel giorno dietro la scuola, era amareggiato dal suo comportamento.
Lo aveva ingannato. Tradito. Ma lui era triste e non pieno di odio, forse solo un pochino.
Avevano parlato, urlato.
Akira si era persino confessato.
Ma quelle parole, quel gesto, quel sapore, gli avevano fatto capire che era lui. Era lui la persona da tenere al suo fianco. Era lui la persona giusta da amare.

-Mi ferirai ancora?

Chiese Hikaru.

-No

Rispose Akira senza esitazione.

-Mi dici il tuo nome?

Chiese ancora il più piccolo.

-Akira Endo

-Credo che tu conosca già il mio. Akira.

-Già. Lo so già.

E dopo si unirono in un bacio. Anche lui lo aveva sentito. Lui era quello giusto. E lo avrebbe protetto. Da tutti.

Finalmente. Volevo che si mettessero insieme da un pezzo.
Comunque vi annuncio che questa storia non avrà quaranta capitoli o più. Sarà la più corta della storia ahahahahah.
Ringrazio tutti quello che mi seguono e leggono la mia cagata ahahahahaha

Baci baci...Kuro-chiii

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