Capitolo 8

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Regina si ritrova seduta sul sedile dell'autobus, osserva l'ambiente esterno. Fa scorrere i suoi occhi lungo tutto il paesaggio, guardando attentamente le immagini che le si presentano davanti agli occhi. Il suo sguardo indagatore si trasforma presto in uno sguardo distratto e superficiale. I pensieri di Regina scorrono così velocemente che, senza rendersene conto, sono arrivati ad Emma.

Non è la prima volta che le capita, le succede spesso di ritrovarsi a pensare ad Emma e perdere la cognizione del tempo. Questa volta, per fortuna, riesce a rimanere ancorata alla realtà quanto basta per riconoscere la sua fermata.

Avrebbe anche potuto arrivarci con la sua macchina, ma i suoi genitori hanno insistito perché andasse con i mezzi. Qualsiasi cosa pur di salvaguardare la ragazza d'oro.

La mora entra in un edificio abbastanza grande, una specie di centro medico. Chiede alla receptionist delle informazioni e si reca a passo svelto al terzo piano. Una volta arrivata lì, la accoglie una giovane bionda sulla trentina. Inevitabilmente, e ancora una volta, la sua mente la riconduce ad Emma. Scaccia subito quel pensiero e si avvia verso la stanza per la visita.

«Buona sera Regina!» il dottor Whale la saluta allungandole la mano.

«Salve dottor Whale.»

«Allora, cosa abbiamo qui? Tua madre mi ha anticipato qualcosina, ma dimmi tutto.» le fa cenno di accomodarsi sulla poltrona di fronte al proprio tavolo, poi fa lo stesso dalla parte opposta.

«Ecco, sì, ho preso questa piccola botta mentre facevo muro durante la partita di pallavolo. Credo di aver messo male la mano e questo è il risultato. Credevo fosse solo la botta e che mi passasse nel giro di qualche giorno, ma mia madre ha insistito che venissi qui.» racconta la mora.

«Ed ha fatto benissimo. Dobbiamo eliminare ogni tipo di dubbio su possibili peggioramenti. Ci mettiamo al sicuro, tutto qui! Mi fai dare un'occhiata?» le chiede il dottore.

«Certo.»

Regina si alza dalla sedia e si sposta verso il lettino. Siede su quest'ultimo lasciando le gambe penzolare lateralmente, mentre il dottore le si avvicina e le prende il polso fra le mani. Lo rigira e lo analizza per bene, chiedendole se abbia dolore durante il movimento. Dopo aver fatto un'attenta analisi, la invita a riprende posto sulla poltrona.

«Bene, allora... io direi di fare una risonanza magnetica per escludere ogni problema. Nel frattempo cerca di non fare il minimo sforzo e di mantenerlo totalmente a riposo. Se dovessi avere troppo dolore, puoi prendere un antinfiammatorio. Detto questo, puoi prenotare la risonanza direttamente con la mia segretaria qui fuori. Ti troverà un posto il prima possibile!»

«Perfetto, grazie mille dottore. A presto!» Regina si avvicina per stringergli la mano, quella buona.

«Dovere! Buona serata e a presto.»

Dopo aver presto appuntamento per il prossimo lunedì, la studentessa si dirige alla fermata del bus e aspetta pazientemente.

Ancora una volta, la situazione la induce a pensare alla bionda. Controlla nuovamente il cellulare, nessuna risposta da stamattina. Comincia a preoccuparsi. Decide di scendere una fermata prima e andare al parco per rilassarsi un po'.

Si guarda intorno e osserva. Ci sono un paio di persone col proprio cane, qualcuno che legge, qualcuno che ascolta musica, dei bambini che giocano a pallone e qualche mamma col passeggino. Sospira pesantemente e si incammina verso il laghetto.

Pensa e ripensa alla situazione con Emma. C'è un pensiero che la assilla da un paio d'ore: e se Emma fosse scappata via per la situazione? Se fosse andata via per paura? No, non può essere così. Non dopo quello che è successo e non dopo quello che hanno passato. Scaccia via quel pensiero e si concentra sui pesciolini rossi che nuotano nel laghetto.

Un amore proibitoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora