IV. Confessioni

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In poche tempo Castore, Polluce ed io diventammo inseparabili.

Quei due erano peggio di Hermes e Dioniso messi insieme, a volte combinavano dei veri e propri disastri, facendo infuriare qualche Dio.

Una volta rompemmo per sbaglio il vaso di Atena.
Ella se la prese coi gemelli, anche se continuavo a dire che era anche colpa mia, lei non mi sgridò.

Atena era una dea autoritaria, ma con me non se l'è mai presa. Quello che ormai vedevo come una virtù ora lo vedevo come un disagio. I miei amici andavano nei guai anche quando avevo fatto io il danno.

Tuttavia non erano arrabbiati. Accettavano ogni punizione senza dire una parola, chissà, magari anche avranno fatto venire i nervi a fior di pelle anche a Dioniso e Arianna.

Da quando i gemelli mi raccontarono del campo, cercavo ogni giorno le parole giuste per chiedere a mio padre se potevo andarci anche io.

Una sera ce la feci, ma non potevo neanche immaginare ciò che successe.

Quella sera Castore ed io eravamo al giardino di Afrodite a raccogliere le fragole per il banchetto che sarebbe stato a breve.

Se proprio devo essere precisa, Castore era il mio primo migliore amico, abbiamo legato subito. Ci assomigliamo molto di più rispetto che con Polluce.

Polluce era tranquillo, docile. Castore aveva bisogno di parlare, ballare, correre, come me.

"Al campo mezzosangue papà ha un campo di fragole" mi disse d'improvviso.

"Davvero?" Chiesi stupefatta, credevo di conoscere così bene la mia famiglia, e in realtà conoscevo solo una minuscola percentuale.

"Si, ma sappiamo entrambi che preferisce di gran lunga l'uva" disse Castore, poi scoppiammo a ridere.

"A proposito del campo..." iniziò Castore "hai annunciato qualcosa a tuo padre?"

Scossi la testa, negando.

"Oh! Ci dev'essere un modo per dirglielo no? Non sarà così possessivo nei tuoi confronti no?"
Disse prendendo altre fragole.

"Finché sono piccola, sarà sempre protettivo. Come lo è stato con altri suoi figli. " risposi rassegnata.

Lui inarcò le sopracciglia "avevi detto di non conoscere nessun figlio di Apollo." Disse offeso.

In effetti conoscevo solo un figlio di Apollo, il Dio Asclepio.

Lo avevo incontrato qualche anno prima, in visita per suo padre. Ci passavamo così tanti anni che faticai a chiamarlo fratello e non zio.
Da quanto mi aveva detto quando sono piccoli papà era protettivo con tutti i suoi figli, ma appena crescono li lascia fare ciò che vogliono.

Dissi ciò a Castore, che sospirò "beh Mia, tra poco farai 8 anni...non puoi annunciargli il fatto che sei grande per una semidea?"

"Non credo ci siano persone di 8 anni al campo Cas." Ridacchiai.

"Oh invece si! Una campeggiatrice figlia di Afrodite venne a 3 anni, e un'altra figlia di Atena a 7." Mi informò "direi che puoi andare"

Improvvisamente un lampo di speranza si irradiò in me. Castore aveva ragione. Nessuno mi poteva impedire di fare ciò che volevo, specie se al campo c'erano tutte le misure di sicurezza.

"E poi c'è mio padre che ti terrà d'occhio " continuò Castore. "Non c'è pericolo al campo se rimani accanto a noi" mi sorrise.

Sorrisi anche io e ci incamminammo per il banchetto

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"Sai che prima o poi dovrai dire qualcosa? Ti stanno guardando tutti con sospetto" mi disse Castore che era affianco a me.

La figlia del Sole [Percy Jackson ff]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora