VI. Il campo mezzosangue

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"Mi raccomando Mia. Dai retta a qualsiasi cosa ti dica lo zio e NON dire che sono il tuo genitore divino. Ti farò riconoscere stasera dopo il banchetto. Okay?" Mi disse papà per l'ennesima volta.

"Anche se non ho ancora capito cosa vuol dire riconoscere va bene papà, non dirò nulla" gli dissi in tono stanco.

Castore, Polluce e lo zio Dioniso mi aspettavano dietro, non vedevo davvero l'ora di girarmi e andare giù con loro, di questo passo però sarebbe divenuta notte e non avrei incontrato Will.

"Okay..okay..ti faccio andare..ci vediamo-"
"A fine settembre, quando l'estate finirà. Lo so papà! Posso andare ora ti pregoooo?" Dissi pregandolo con le mani giunte.

Hermes ridacchiò "e su Apo' lasciala andare! L'andremo anche a trovare."
Lo zio Hermes mi aveva raccontato che alcune volte alla settimana andava a consegnare la posta al campo, incrociando qualche suo figlio. Speravo davvero che i suoi figli fossero fantastici come lui.

Papà mi abbracciò forte, mi sussurrò ti voglio bene e altre raccomandazioni in tono dolce. Poi finalmente mi girai e corsi coi miei migliori amici verso l'ascensore che mi avrebbe portato ad una nuova vita.


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Non credevo fosse così lungo il viaggio.

Scesi dall'ascensore ci trovammo nella grande città. New York.
L'avevo vista alcune volte dall'alto dalla telecamera dello zio Hermes, ma vederla dal vivo faceva un altro effetto.

Non avevamo tempo da perdere, prendemmo un taxi che aveva già prenotato lo zio Dioniso e partimmo verso il campo.

1 ora e mezza. Passai 1 ora e mezza a guardare fuori dal finestrino nella speranza di trovare l'insegna del campo mezzosangue. Quando finalmente il taxista ci fece scendere e dovemmo continuare a piedi.

"Ma perché a piedi? Non potevamo direttamente cadere dall'Olimpo fino al campo?"  Chiesi a mio zio.

Dioniso ridacchiò "vuoi dire smaterializzarsi? No amore, quello i semidei non possono farlo?"

Lo guardai di sottecchi "perché no?"
Lui si girò verso i suoi figli per controllare se non gli avesse persi di vista, poi mi riguardò e rispose semplicemente "perché no." Poi scoppiò a ridere. "La smaterializzazione è l'unico potere che gli Dei non possono controllare, possono salvare i figli quando usano male i loro poteri. Ma se mai si smaterializzassero sul campo di battaglia e morissero, noi Dei non potremmo farci nulla."

I semidei possono morire? Mi chiesi, ma sapevo già cosa avrebbe risposto mio zio. Avrebbe guardato i suoi figli e avrebbe deciso di non rispondere, come fa sempre quando pensa tanto.

Prima di pensare al peggio, vedi una colonna tipica dell'antica Grecia, con su scritto una frase in greco antico. Papà a volte quando è tanto arrabbiato parlava in greco antico, peccato che io lo sapevo benissimo.

"Campo mezzosangue" questa era la traduzione, e io saltai dalla gioia.

"Ferma ferma." Mi fermò lo zio Dioniso, e per un istante ebbi il terrore che mi riportasse a casa.
"Prima devo fare una cosa" continuò, poi avvenne qualcosa che non mi aspettavo affatto.
Il mio bellissimo zio, cambiò forma. Dal suo corpo da lasciarti senza fiato si trasformò un uomo che manco la persona più brutta del mondo guarderebbe.

Era grasso, la sua faccia era rotonda e si aveva il naso arrossato per l'eccesso uso del vino. Sembrava Fil di Hercules, peccato che non aveva gli zoccoli e la pelle rossa.

"Non dirmi che in realtà sei cosi" dissi sconvolta.
Lui Rise "ma no! La mia vera forma è quella con cui sei cresciuta. Questa è un ripiego per qua. Le ragazzine amano il bel fisico e io voglio essere rispettato non per la mia bellezza. Se mi faccio vedere come sono davvero, quelle pulcinelle saltellerebbero ogni tre per due sclerando come galline." Io Castore e Polluce scoppiammo a ridere.

La figlia del Sole [Percy Jackson ff]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora