𝑇𝑒𝑟𝑧𝑜 𝐶𝑎𝑝𝑖𝑡𝑜𝑙𝑜 || "𝑺𝒆𝒓𝒊𝒂 𝑨"

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Quando tornammo in auto mamma e papà lo riempirono di domande. Di certo essere al suo posto non era semplice. Non so se avrei sopportato una tale responsabilità.
Quando fai parte di una famiglia come la nostra è facile che parlino di te e delle tue abitudini... Figuriamoci adesso che mio fratello stava per diventare un calciatore di altissimo livello.
La notizia era già su tutti i tabloid.
Mio padre aveva dedicato tutta la sua vita alla medicina proprio come Nicolas stava facendo con il calcio. Iniziò da piccolissimo e nessuno potette contrariarlo nella sua scelta. Si era donato completamente, anima e corpo, e mio padre lo sostenne sempre, riponendo in lui grande fiducia.
«Allora? Adesso quando inizierai gli allenamenti?» chiese mia madre, emozionata.
«Questo Venerdì, al Camp des Loges. Proprio dove si allena il PSG» rispose, orgoglioso.
«Mi porti con te?» feci gli occhi dolci.
«Bianca ma non conosci nessuno!» trovò una scusa «E poi non metterti in testa di venire ogni volta. Sei già in difetto per la felpa, ricordatelo»
«Ma è stato quel ragazzo!»
«Non m'importa, ti avevo detto di non usare le mie cose e lo hai fatto comunque!» alzò il tono.
«Va bene ragazzi, basta così. Adesso dobbiamo andare a festeggiare!» ci interruppe mio padre.
«Dove?» chiese il moro.
«Cercate un bel ristorante di pesce in zona, dobbiamo brindare a questa splendida notizia!»
Papà era molto fiero di lui, a volte invidiavo il modo in cui gli brillavano gli occhi quando parlava di suo figlio. Io a differenza sua non gli avevo dato molte soddisfazioni.
«Ma non sono ancora nessuno!» affermò, dubbioso.
«Devi smetterla di essere sempre così umile» lo riprese mamma «Sei qui anche per merito tuo! Tiratela un po' di più!»
«Lo so, ma devo ancora abituarmi all'idea...»
«Ascolta il tuo vecchio, ti troverai benissimo con la nuova squadra! E poi devi credere nelle tue capacità!»
«D'accordo...» si convinse.
«Vedrai come impazziranno tutte quando ti vedranno in campo!» la buttai sul ridere.
«Se non sarà così me la prenderò con te!»
«So bene cosa piace a noi ragazze, Nicolas Birmingham» esclamai, sicura di me.
«Sai... adesso dovrai chiamarmi così più spesso! Mi fa sentire importante» ghignò.
«Ma smettila! Per me rimani sempre Nico»
«Mi dia del lei, per favore» si prese gioco di me.
«Sei un idiota!» esclamai.

Quel giorno andammo a brindare in un ristorante molto sofisticato. Un avvenimento così importante necessitava di una location considerevole.
«Propongo un brindisi» disse Nicolas, alzando il calice di Champagne.
«Al nostro campione!» disse mamma.
«Al nostro campione!» la seguì papà.
«Al nostro campione... E al fratello migliore che potessi desiderare» feci scontrare i calici di vetro.
Trascorremmo la giornata tutti insieme, passeggiando tra le vie più caratteristiche della città. Devo ammettere che, nonostante i francesi non mi ispirassero particolare simpatia, Parigi fosse davvero affascinante.
Dopo aver acquistato qualche souvenir nei negozi più prestigiosi della zona, decidemmo di rientrare. Così ci incamminammo verso l'auto.
Improvvisamente il cellulare di Nicolas squillò:
«Pronto?» rispose.
Ci voltammo tutti verso di lui  per ascoltare.
«Sig. De Blanc, che piacere!»
La conversazione si fece subito interessante.
«Innanzitutto la ringrazio!» prese fiato «Comunque certo! Quando?»
Lo guardavamo tutti speranzosi.
«Assolutamente, lo capisco! Allora sì, ci vediamo stasera. Grazie sempre! Buona giornata»
Si voltò verso di noi, con gli occhi che scoppiavano di felicità:
«Mi hanno invitato» disse solo.
«Invitato dove?» chiesi subito.
«Questa sera c'è una cena importante con l'Amministratore Delegato e l'Allenatore. Ci saranno anche i ragazzi, così potrò conoscerli»
«Ma è una bellissima notizia! Congratulazioni amore mio» lo accarezzò mamma.
Ero contenta per lui, si meritava questo successo.
«Allora ci abbandoni?» domandai, triste.
«Bianca non posso portarti stasera, ma ti prometto che Venerdì farò di tutto per farvi venire» mi rassicurò.
Istintivamente lo abbracciai.
«Ti voglio bene Nico» sussurrai al suo orecchio.
«Anche io te ne voglio, stupida» mi strinse.
«Adesso basta smancerie! Torniamo a casa che iniziano a farmi male i piedi» esclamò papà.
Così tornammo alla villa. Mi sentivo un po' malinconica al pensiero che Nicolas si sarebbe assentato sempre più spesso, ma ero incredibilmente orgogliosa di lui.
«Stai andando via?» lo vidi aggiustarsi la cravatta.
«Sì» sorrise «Sei felice per me?»
«Molto» sussurrai dolcemente.
«Ci vediamo dopo... Augurami buona fortuna!»
«Buona fortuna idiota!»
«Grazie Bianchina»
Poi mi baciò la fronte, avviandosi a passo svelto verso l'ingresso.
Chissà come sarebbe andata.

𝐶𝑜𝑛 𝑡𝑒 𝑛𝑒𝑙 𝑐𝑢𝑜𝑟𝑒 || 𝑵𝒆𝒚𝒎𝒂𝒓Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora