Cicatrici

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«Quindi, hai capito che il Governo Mondiale in realtà è un governo falso e corrotto e ora miri a rovesciarlo?» chiesi al mio interlocutore, mandando giù un sorso di vino - ero già al terzo bicchiere - con l'aria di chi la sapeva lunga sull'argomento.
Il ragazzo poggiò il grosso boccale di birra sul bancone. Era Wein, il barista, quello da biasimare per tutto ciò, di certo non io. Io avevo provato a dissuadere Jasper dal diventare un alcolizzato, ma avevo fallito.
«Sì, i pirati sono il male peggiore di questo mondo, ma la Marina e le forze militari non sono migliori di loro. Da quando Akainu è al comando, le cose sono peggiorate ulteriormente. Ecco perché mi sono unito all'Armata Rivoluzionaria, perché spero di annientarli tutti,» rispose, con una calma pressoché disarmante.
Feci per parlare - con tanto di indice alzato - ma poi mi arrestai e corrugai la fronte. Avrebbe dovuto sapere che stava parlando con un pirata. Un pirata che, giusto per precisare, gli aveva salvato la vita.
«Ovviamente, tu no. Tu non c'entri niente con questa misera gentaglia,» specificò dopo qualche secondo, come se mi avesse letto nel pensiero. Bevvi un altro lungo sorso di vino, tanto per cambiare.
«In realtà credo di essere più simile a loro di quanto pensi,» gli confessai, appoggiando pensierosa un gomito sul bancone.
«No, credimi. Non lo sei. Tu sei migliore,» affermò convinto. Incastonai i miei occhi nocciola ai suoi acquamarina e accennai una risata. Potevo leggere la determinazione nelle sue iridi. Era sicuro di ciò che aveva detto. Non era da biasimare, dopotutto era ancora un ragazzino. E a quell'età quasi tutti i ragazzini sono impavidi. Jasper mi ricordava un po' Rufy. Ma, proprio come quest'ultimo, una volta cresciuto, avrebbe capito che in quel mondo nessuno era migliore di nessuno.
Mi sistemai meglio sullo sgabello in pelle e accavallai le gambe. Sarebbe stato meglio cambiare argomento. Non era il caso di proseguire a parlare di stermini di massa. Già avevo scoperto con mio grande dispiacere e disappunto che era diventato un bevitore, ci mancava soltanto che si proclamasse il nuovo Hitler di turno.
«Che ci facevano i Rivoluzionari su un'isola come Kaitei?»
Prima di rispondermi svuotò un altro po' il boccale di birra che aveva davanti e, nel tempo che ci mise per bere, riflettei sul fatto che quella sera, una settimana prima, Sabo non si era ricordato il nome dell'isola sulla quale sarebbero approdati. Se l'avesse fatto, molto probabilmente le cose sarebbero andate diversamente. Ci saremmo dilungati a parlare di Kaitei e di come avessi salvato un ragazzino proveniente da quell'isola e scongiurato il pericolo in un momento di crisi per la mia ciurma, e non ci saremmo baciati. Supponevo che questo non lo avrei mai saputo. Dopotutto, come recitava il detto, "con i se e con i ma, la storia non si fa".
Vidi Jasper scuotere la testa mentre deglutiva il liquido amarognolo. «Non si trovavano su Kaitei. Quando sono salito sulla loro nave ci trovavamo nel Regno di Aprea.»
Mi lasciai sfuggire un'esclamazione di sorpresa. In quella mezz'ora di tempo mi aveva raccontato la storia di come fosse diventato un Rivoluzionario, ma aveva tralasciato dei dettagli importanti, tipo il luogo dove si trovava nel momento in cui aveva deciso di unirsi all'Armata; un luogo che, tra l'altro, non avevo mai sentito nominare prima. Con un ultimo, lungo sorso, svuotai il mio calice e lo trascinai sul bancone per attirare l'attenzione del barista. Mi ci voleva altro vino per affrontare quel tipo di discorso.
«Forse per oggi è il caso che ti fermi qui, Cami-san,» mi fece notare Wein.
Alzai un sopracciglio e lo fissai. C'era da dire che aveva un aspetto piuttosto buffo. Era alto e mingherlino, e non aveva un fisico adatto al combattimento. Neanche io, però, ce l'avevo, ecco perché lui serviva alcolici e io li bevevo, marinando gli allenamenti di Hack. La sua faccia era perfettamente ovale, e i capelli neri e cortissimi, per quanto folti, non aiutavano a nascondere questa sua curiosa peculiarità. Ultimamente, poi, si era lasciato crescere dei baffi squadrati alla Hitler che gli incorniciavano la bocca. Mi ricordava vagamente Ryu, e questo mi faceva sorridere.
Senza perdere altro tempo mi alzai dallo sgabello, mi sporsi in avanti verso di lui e avvicinai la bocca al suo orecchio.
«Non fare lo stronzo, Wein,» lo rimproverai, poi continuai sottovoce per non farmi sentire dal ragazzino con i capelli a zazzera accanto a me. «Servi birra ad un quindicenne come se nulla fosse e ti rifiuti di servire a me un quarto bicchiere di vino?»
Era palese che dopo aver ingurgitato una certa quantità d'alcol diventassi sboccata. Mi prendevo più confidenza del solito, ma Wein - che ormai lo sapeva bene - ci aveva sempre riso su e non mancò di farlo anche stavolta. Alla fine cedette alle mie "suppliche" e mi accontentò; anche perché le mie argomentazioni erano più che valide. Jasper aveva osservato divertito tutta la scena. Non sapevo perché, con lui accanto mi sentivo autorizzata ad avere un atteggiamento più autoritario verso il resto del mondo. Anche se ormai potevo permettermelo, almeno con Wein, visto che più della metà del mio tempo libero - che era comunque poco - lo trascorrevo sui suoi sgabelli, tanto che ero considerata quasi una di "famiglia".
Dopo che mi fui di nuovo accomodata sullo sgabello e che ebbi bevuto un altro po' di vino rosso, parlai.
«Come mai ti trovavi nel Regno di Aprea?» Avevo il diritto di sapere perché non fosse su Kaitei, dopo tutta la fatica che avevo fatto per riportarcelo.
«Mi sono trasferito un paio di mesi fa. Avevo bisogno di un posto dove poter ricominciare, così ho preso una mappa, ho chiuso gli occhi e ho puntato il dito sulla carta. Quando ho sollevato le palpebre, ho visto che l'indice puntava verso il Regno di Aprea. Ho raccolto tutta la mia roba e una settimana dopo sono partito. E non mi sono più voltato a guardare indietro.»
Lo osservai attentamente. Sembrava sereno mentre lo diceva, come se quella mossa azzardata gli avesse fatto bene. Era un ragazzo coraggioso. Aveva dovuto diventarlo per forza. Era rimasto orfano a causa di un'incursione pirata, era rimasto solo ed era dovuto crescere in fretta. Troppo in fretta, per quanto mi riguardava. Non era giusto, non era giusto che a quindici anni avesse già lo sguardo di una persona che non ha più nulla da perdere. Mi chiesi se anche io avevo quello sguardo dopo che mi ero convinta che Law fosse morto davanti a me.
«Non riconoscevo più Kaitei come un luogo da chiamare "casa",» continuò il ragazzo, abbassando gli occhi. Dovevo ammettere che avevo fatto proprio un buon lavoro con lui, non gli era nemmeno rimasta la cicatrice. Mi dispiaceva solo che le sue magnifiche iridi azzurre non fossero limpide come avrebbero dovuto essere.
Appoggiai il gomito al bancone, posai il mento sulla mano e presi un respiro profondo.
«Ti capisco,» quasi lo sussurrai, come se avessi paura che scoprisse i miei segreti e il mio passato. Tuttavia ero sicura di avere un'aria beata mentre lo dicevo. Eravamo più simili di quanto immaginassi. Entrambi, se non altro, avevamo avuto il privilegio di ricominciare. Avevamo resettato le nostre vite e ci eravamo costruiti dei nuovi inizi, inizi lontani dai posti che ci facevano stare male e inizi liberi dai pesi che ci portavamo sullo stomaco. Nel mio caso non era stato facile lasciarmi alle spalle i miei cari e la mia vecchia vita, ma molto probabilmente lo avrei rifatto cento volte. Senza contare che dopo diciotto anni - diciotto anni vissuti inutilmente - avevo scoperto il piacere dell'alcol.
«Tu, invece, come ci sei finita qui?» mi domandò curioso Jasper, facendomi tornare alla realtà. Sbuffai una risata, mi portai alle labbra il calice contenente quel poco di vino che rimaneva e ne bevvi un sorso, l'ennesimo di quella giornata.
«È una storia lunga,» risposi, distogliendo lo sguardo. «E in tutta onestà, non mi va tanto di raccontartela,» confessai, sinceramente dispiaciuta. Nonostante fosse molto maturo per la sua età, non ero convinta che potesse capire. Certo, avrei potuto mentire, ma era un ragazzo scaltro e molto probabilmente avrebbe intuito che c'era qualcosa sotto. E poi, non volevo dirgli bugie. Forse, un giorno, gli avrei raccontato tutto per filo e per segno e ci saremmo fatti una risata. Per il momento, però, sarebbe stato meglio custodire il segreto della mia provenienza.
«Capisco...» rifletté pensieroso, poi afferrò il suo boccale di birra, praticamente vuoto, e lo sollevò. «Allora brindiamo alle storie lunghe.»
Non potei fare a meno di ridere per quanto tenero apparisse in quel momento. "Al diavolo," pensai.
«Ehi, Wein,» richiamai il barista, che dopo la mia ultima performance mi prestò subito attenzione. «Non possiamo brindare con i bicchieri vuoti.»
Quello capì subito e li riempì rispettivamente di vino e birra.
«Ora ci siamo,» affermai soddisfatta, poi alzai di nuovo il mio calice e il ragazzino fece lo stesso. «Alle storie lunghe.»
Quel pomeriggio, con me, Jasper si era aperto, e per come lo avevo conosciuto, non era il tipo che lo avrebbe fatto con chiunque. Per questo lo apprezzai molto. Fare il medico era un mestiere così bello e così pieno di soddisfazioni che veniva ampiamente ripagato ogni sacrificio che faceva chi svolgeva questa professione. Avevo presto imparato che non si trattava solo di curare ferite e guarire malattie. Spesso e volentieri si trattava di curare anime e guarire cuori. E quel pomeriggio, seduta sullo sgabello al bancone del bar nella Base dei Rivoluzionari, giurai che avrei guarito anche il suo, di cuore, e che lo avrei fatto tornare il ragazzo spensierato che era stato una volta.
Tuttavia, in quello stesso pomeriggio, Jasper riuscì a stupirmi per l'ennesima volta. Infatti, il mio cuore si riempì di gioia e di soddisfazione quando mi disse che per merito mio aveva iniziato ad interessarsi alla medicina e che da grande sarebbe voluto diventare un dottore. Mi chiese perfino di aiutarlo a far sì che il suo sogno si avverasse. Forse, la mia guarigione sarebbe dipesa dalla sua. E magari sarei riuscita a ritrovare me stessa, come mi aveva detto di fare Law, se avessi aiutato Jasper a capire chi voleva diventare.

Lost girl - ONE PIECEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora