Debiti

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Aspettavo i miei compagni da venti minuti, ormai. Cominciavo a spazientirmi. Avevo fame ed ero abbastanza stanca. Law era il primo ad osannare la puntualità, e mi affidava la pulizia dei bagni per una settimana, se tardavo di qualche minuto per il pranzo, o per la cena, o per qualsiasi altra cosa fosse richiesta puntualità, e adesso era il primo a essere in ritardo. Se avessi avuto uno straccio di potere all'interno della ciurma, mi avrebbero sentita. Mi avrebbero sentita, eccome. Ma, dal momento che ero l'ultima nella gerarchia sociale dei pirati Heart, mi consolai bevendo la pinta che avevo ordinato. Proprio mentre sorseggiavo la mia buonissima birra, vidi passare accanto a me qualcuno che non potevo ignorare. No, non era per la sua fluente chioma bionda, i suoi occhi blu oltremare e il suo portamento leggiadro e altezzoso. Era perché io, quel volto, lo avevo già visto prima. Ci scambiammo uno sguardo fugace mentre lui prendeva posto a un tavolo, con tutto il suo seguito. Sembrò osservarmi compiaciuto, poi fece un'espressione gonfia d'orgoglio, tipica di una star di Hollywood inseguita dai paparazzi. Temevo che potesse attaccare bottone, ma per fortuna non lo fece.

Aspettai ancora per parecchio l'arrivo della mia ciurma, e nel frattempo finii il boccale di birra. Ne ordinai un altro e, mentre attendevo che me lo portassero, dalla porta fecero il loro ingresso – o meglio, si degnarono di fare il loro ingresso – i miei compagni, con in testa il mio capitano.
«Era ora. Cominciavo a darvi per dispersi» commentai mentre si mettevano seduti. Ovviamente, i due marpioni si sedettero accanto a me, uno per lato.
«Non è colpa nostra» cercò di giustificarsi Penguin, mentre faceva segno alla locandiera di venire al nostro tavolo «è il capitano che ci ha trattenuti».
«Sette bistecche. Prendi la bistecca anche tu, Cami?»
«Perché no? Sto morendo di fame, grazie a voi» quasi li rimproverai.
«Allora otto» ordinò Shachi, poi alzò le spalle e guardò Law, come a scaricare la colpa su di lui.
Non vedevo l'ora che arrivasse il cibo. Avevo i crampi allo stomaco per la fame.
Mentre aspettavamo la cena – praticamente con la bava alla bocca – il mio duo preferito mi chiese se avevo fatto shopping. Annuii e mi chiesero di mostrare loro il bottino. Sbattei sul tavolo gli stivali che avevo comprato, ma nessuno sembrò apprezzare il mio acquisto.
«Wow. Stivali» commentò Penguin con tono piatto.
«Avrei voluto essere lì. Di sicuro mi sarebbero venuti i brividi per l'adrenalina» fece il suo compagno, sarcastico.
Li ignorai e continuai ad esibire la mia merce. Tirai fuori da una delle buste dei guanti in pelle nera, che coprivano solo le dita e il palmo della mano.
«Fammi, indovinare, hai anche comprato un abito attillato e un rossetto rosso ciliegia. Vuoi sedurre il capitano, per caso, stasera?».
In altre occasioni avrei rivolto un'occhiataccia ad entrambi i miei interlocutori e poi avrei rifilato loro una potente gomitata, ma dopo essermi accertata che Law non avesse sentito le strampalate ipotesi dei loro sottoposti, non feci niente di tutto ciò. Ghignai con fierezza e poggiai sul tavolo gli oggetti che avevo acquistato quel pomeriggio. Avevo intenzione di farmi insegnare da Bepo ad usarli al meglio e di chiedere a Maya se poteva cucirmi una tasca fatta apposta sulla parte esterna di entrambi gli stivali. In tutto quel tempo avevo imparato tante cose, ma a cucire proprio no. O meglio, avevo imparato a ricucire persone, non capi di abbigliamento.
«Wow! Pugnali!» esclamò estasiato Penguin, facendomi sorridere ancora di più. Proprio così, avevo comprato due stupendi e lucenti pugnali. L'impugnatura era in cuoio bordeaux e il pomolo era color argento, mentre la lama di entrambi era di un metallo molto pregiato; e complessivamente erano lunghi quasi una trentina di centimetri. Avevo dovuto faticare parecchio per trovarli, e soprattutto per trovare quelli giusti, ma alla fine ce l'avevo fatta.
«Mi dispiace deluderti, Shachi, ma non c'è nessun rossetto rosso stasera. Però, se ti piace tanto quel colore, possiamo compensare» dissi, un sogghigno si stava facendo strada sulle mie labbra «Fai un'altra affermazione del genere e ti garantisco che userò i miei nuovi gioiellini per prosciugarti di tutto il sangue che hai in corpo, tanto che il sottomarino da giallo diventerà rosso per una settimana.» aggiunsi sibilando. Mi ero avvicinata pericolosamente al mio interlocutore ed avevo una mano a stringergli il colletto della divisa. Non potevo vedermi, ma ero quasi sicura di avere uno sguardo da pazza psicopatica. Shachi era leggermente intimorito, e mi guardava un po' perplesso, ma sapevo che non l'avevo spaventato, altrimenti non mi avrebbe guardato con un lieve sorriso ebete dipinto sulla faccia. Del resto, le mie minacce non erano serie. Beh, non del tutto. Però non potevo farci niente. Avevo speso gran parte del mio tempo sul sottomarino a cercare di migliorarmi sempre di più, per dimostrare che valevo qualcosa. Ero diventata un chirurgo accettabile, e avevo ancora tanta strada da fare. Ero riuscita ad apprendere qualcosa sul combattimento, e anche se ero perfettamente consapevole di essere debole, odiavo quando qualcuno mi etichettava come la ragazza che pensa solo a vestiti, trucchi e "seduzione". C'era molto di più in me. Ero molto di più di questo – non ero nemmeno sicura di essere questo – e stavo lottando strenuamente perché tutti se ne accorgessero.

Lost girl - ONE PIECEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora