4 What do i do now?

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Feci un lungo volo di 11 ore.
Appena scesi andai a ritirare la mia valigia e uscendo mi aspettava un taxi giallo, proprio come quello americano.

Anche se i miei genitori sono ultra-milionari ho deciso io di non farmi venire a prendere con un limousine, ma invece con un comune taxi.

-Mi scusi questo taxi è per una certa Ariel Williams?.-
Il signore si mise sull'attenti pronto a rispondermi quando vidi all'interno dell'abitacolo una sagoma.

-Ariel Williams il taxi è suo. La stanno aspettando.-. Bastardi traditori, gli ho chiesto di non venirmi a prendere e adesso si presentano pure in macchina, non ci posso credere. Non so perché ho accettato di venire, non sono brave persone e voglio vedere cosa faranno, voglio proprio vedere cosa mi faranno.

Salgo in macchina, sicura di ritrovarmi mamma e papà ma chi mi ritrovo davanti mi sconvolge, Noah.-Noah, Noah sei tu? non ci posso credere.- pronta a saltargli addosso ma lui mi ferma, non dice nulla mi guarda solo, mi guarda con uno sguardo freddo.-Sei felice sorellona? beh io no. Ho aspettato una cazzo di chiamata per due fottuti anni, due anni. Non ti sei degnata nemmeno di chiamare tuo fratello. Adesso ne subirai le conseguenze Ariel, mi dispiace.-

Ma che cazzo gli avevano fatto? questo non è più mio fratello, questo è un Robot. Il suo corpo è fasciato da un completo elegante e i suoi capelli sono tirati all'indietro, delle leggere occhiaie gli solcano gli occhi. Non mi importa delle conseguenze, mi basta sapere che lui stia bene. Sbrigativa salgo in macchina e mi porto Moon in braccio, prima di avviarmi verso il taxi mi sono fermata per farle fare i bisogni. - Adesso hai anche un cane? beh bella sostituzione, pensa preferire un cane al proprio fratello. Dimmi un pò Ari, ti sei mai chiesta come stessi io? cosa stessi passando?- Lui mi guarda, lo sento, mai io non riesco a sostenere il suo sguardo penetrante, troppo dispiaciuto per quello che gli ho fatto. Mi limitai a rispondere con un sussurro. -Oggi giorno, da quel maledetto 22 luglio.- .

- E mi dispiace Noah, mi dispiace da morire. Ogni giorno volevo chiamarti ma tu eri solo un bambino, come l'avresti presa se ti avessi detto che molto probabilmente 365 giorni non bastavano? Sono ancora rotta Noah, sono venuta qua in California solo per te, ho passato le miei giornate con una paura fottuta che i nostri genitori ti facessero male. Dio mi dispiace non basta, ma Noah io mi sono sacrificata per te, so che se non fossi venuta qui ti avrebbero fatto male e so che finirò in pasto ai lupi per essere qua.- Non piango, sono pur sempre la sorella maggiore ma lui lo fa, lui piange e mi guarda senza dire nulla. Il suo pianto è sempre stato silenzioso, niente singhiozzi, niente tiri su col naso, niente urli solo silenzio.- Ti prego Noah, abbracciami, urlami contro, menami fai quello che vuoi ma se lo fai saprò che almeno tu non mi odi così tanto da non parlarmi mai più.- E lui lo fece, lui mi accarezzò una guancia e io lo feci con lui per toglierli le lacrime, solo questo potevo meritarmi da lui ormai.

Noah è sempre stato un ragazzino in gamba, a scuola era il primo della classe e riusciva a far scappare un sorriso a tutti quanti. Non gli piacciono gli sport, li ha sempre trovati noiosi ma anche se non li frequenta diciamo che per mantenersi in forma andava a nuotare ogni giorno con la tata. I miei genitori non sono state presenti nella mia vita come nella sua e sinceramente penso che sia ancora così.

In macchina cala un silenzio assordante, solo la radio ravviva l'atmosfera cupa che si è creta. -Come stai?- Dopo esserci guardati in silenzio a bearci del nostro contatto fisico dopo due anni, gli posi una semplice domanda, come stai?

Può essere banale ma se scavi affondo nella tua anima troverai la vera risposta e non solo la bugia che ti porti dietro, una bugia che appesantisce la nostra vita, che la riempie di problemi solo per non ammettere la verità dei fatti. Alcune persone hanno paura di ammettere che stanno male e rispondono con un semplice e banale "sto bene" e altri dicono "sto male" solo per non riconoscere la propria felicità.

Torn in two- Una storia complicataDove le storie prendono vita. Scoprilo ora