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«Cazzo la scuola!» mi alzo immediatamente, non appena vedo l'ora tarda

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«Cazzo la scuola!» mi alzo immediatamente, non appena vedo l'ora tarda.

Sicuramente farò tardi e faranno mille storie per farmi entrare. Mi preparo in poco e niente, per poi correre a scuola.

Corro più di quanto le mie gambe possano permettersi, ma non m'importa di inciampare, devo arrivare in orario.

Arrivo all'entrata di scuola e vedo la guardiola che chiude il cancello. «La prego mi apri, mi faccia entrare.» comincio a pregarlo una volta giunto vicino.

«Signorino Park, che non capiti più.» mi lascia andare dopo una lavata di capo, ma mi lascia andare e questa è la cosa importante.

Cammino svelto per il corridoio della scuola per poi entrare nell'aula. In ritardo, come sempre.

Entro nell'aula e, ancora una volta, il professore mi accoglie «Ecco qui il ritardatario abituario. Come mai è venuto in ritardo oggi?» mi gratto la testa e gli dico una bugia, per non dirgli la verità «Non ho sentito la sveglia».

Mi indica l'uscita della classe e noto subito cosa voglia dire, andare dal preside. Alzo gli occhi al cielo e mi dirigo dal preside, insieme alle risatine dei miei compagni di classe, che già conoscono la mia fama nel collezionare ritardi.

Mi siedo fuori dall'ufficio, sentendo il preside che sta parlando con qualcun'altro. Dopo qualche minuto, la porta si apre e vedo il ragazzo di ieri notte che esce dall'ufficio e mi guarda con lo stesso stupore.

Il preside gli stringe la mano e gli dice «Benvenuto in questa scuola.» strabuzzo gli occhi nel sentirlo e nel notare che non sia un sogno, è tutto reale... come sarebbe a dire "benvenuto"?

Lui mi guarda annuendo e poi va nella sua nuova classe, ora non m'importa più della punizione del preside, spero soltanto che non farà niente di stupido, tipo dire a tutti della nostra notte.

[...]

«Signorino Park, non vanno bene tutti questi ritardi. Dimmi tu cosa devo fare.» il preside mi parla con un tono calmo e abbastanza sereno, ma senza perdere il suo pizzico di rispettabilità.

Mantengo la testa abbassata e, a bassa voce, mi scuso aggiungendo «Mi impegnerò affinché non capiti più.» il preside sembra essere indeciso se crederci o meno.

«Torni nel mio ufficio a fine giornata.» mi congeda con quelle parole, tanto semplici quanto capaci di farmi venire l'ansia per tutta la giornata.

Esco dall'ufficio e comincio a sbuffare, poi torno in classe.

Non appena apro la porta noto il ragazzo di ieri sera, seduto accanto al mio posto. Alzo gli occhi al cielo, mi stavo per dimenticare di lui. Spero proprio che non cominci ad attaccare bottone e che non provi a dire quello che è successo stanotte.

Mi siedo al mio posto e comincio a prendere appunti, mentre la professoressa comincia a spiegare.

«Hey... - lo vedo mentre comincia a leggere la mia targhetta sulla divisa - Park Jimin.» comincia a sussurrare nella mia direzione, ma faccio finta di non sentirlo. L'unica cosa che manca è un'altra punizione per parlare durante la lezione.

Gli faccio segno di fare silenzio, poi sbuffo silenziosamente. Lo sento ridacchiare mentre continua a guardarmi.

[...]

Arrivo in biblioteca, spero vivamente di non incontrare di nuovo quel ragazzo. Sono arrivato a leggere solo il suo cognome "Kim" ma poi mi sono fermato nel continuare.

Dopotutto che mi interessa sapere il suo nome? Per quello che abbiamo fatto questa notte? Mi dispiace ma è stata solo una botta e via.

Prendo posto in un tavolo isolato da tutti, in fondo alla sala.

Sento le porte della biblioteca aprirsi e dei passi che si avvicinano a me, ma non mi giro per nulla.

La sedia accanto alla mia viene spostata e un ragazzo si siede accanto a me.

Cerco di guardarlo sott'occhio e noto essere la persona che sto cercando di evitare da tutta la giornata...

Sbuffo irritato nel saperlo accanto a me e con la coda dell'occhio riesco a vederlo mentre gioca nel far dondolare la penna tra le dita, poi comincia a ticchettare la molla e lo sento dondolare con il piede contro il pavimento in legno.

Alzo gli occhi al cielo e serro la mandibola, gettando dell'aria dalle narici. Mi alzo, sbattendo il libro e vado via. Odio essere interrotto mentre faccio una cosa.

Ancora una volta quell'essere mi ha disturbato. Perché doveva capitare a me?

[…]

A fine giornata sto per andare via ma mi ricordo del preside. Sospiro stanco dalla giornata, sto cercando di evitare quel ragazzo da stamattina e lui sembra divertirsi nel farmi uscire fuori di testa già dal primo giorno.

Busso alla porta del suo ufficio e mi viene detto di entrate. «Salve preside.» mi inchino non appena entro, lui mi accoglie con un sorriso e mi fa segno di sistemarmi davanti alla sua scrivania.

«Signorino Park, ti avevo detto di incontrarmi qui dopo la giornata, per quanto riguarda il mio metodo per i tuoi continui ritardi. Vorrei presen...» comincia a parlarmi con un sorriso e un tono tranquillo, ma viene interrotto dalla segretaria che bussa alla porta.

«Signor Kim, il ragazzo che ha chiamato è arrivato.» le dice la segretaria che si sistema gli occhiali lungo il setto nasale. Ad un gesto di permesso del preside, la donna lascia entrare un ragazzo.

«Preside voleva vedermi?» metto a fuoco il volto del ragazzo e noto essere... LUI. Cosa ci fa lui qui? Spero sia uno scherzo architettato.

Lui mi guarda sorpreso, ma divertito nel vedere la mia espressione.

«Park, lui è Kim Taehyung. D'ora in poi verrai con lui a scuola, così non farai più tardi.» esordisce il preside con un sorriso convinto. Da lì noto che non è uno scherzo ma tutto reale...

One Night Only || VMinDove le storie prendono vita. Scoprilo ora