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Continuo a fissare il vuoto della mia stanza, finché non sento bussare alla porta

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Continuo a fissare il vuoto della mia stanza, finché non sento bussare alla porta. «Chi è?» chiedo a voce alta, la voglia di andare a vedere da vicino, è inesistente.

«Sono Yoongi, ho portato la cena.» mi alzo di scatto non appena sento che ha portato da mangiare. «Stavo per morire.» gli faccio, aprendo la porta e prendendo tutti i sacchetti che ha in mano, lasciando anche la porta aperta.

Caccio tutto il cibo dalle buste per metterlo a tavola. «Hai finito con i compiti?» mi chiede, facendo un cenno con la testa verso gli appunti vicini al computer.

«Non ancora e devo consegnarli domani.» rispondo con un'espressione frustrata, sospirando irritato poco dopo. Inspiro dal naso per poter annusare il cibo, che riesce a farmi venire l'acquolina.

Ci sediamo finalmente a tavola e cominciamo a mangiare. «Beh allora come stanno andando?» mi chiede ancora una volta, ma sono troppo distratto per ascoltarlo.

«Jimin.» richiama la mia attenzione e così ritorno alla realtà, quando mi tocca il braccio. «A cosa stai pensando? Ti vedo molto distratto, come mai?» continua cambiando domanda e continuando a mangiare.

Gli faccio segno di lasciar perdere e cerco di fare il finto tonto. «Non è successo niente. Sono solo stressato per i compiti, tutto qui. L'esame finale si sta avvicinando e già so che andrà malissimo.» parto subito in negativo, cercando di avere un qualche tipo di consolazione dal cibo.

«Perché parti subito in negativo? Dov'è finito il Jimin che conosco io?» mi chiede Yoongi con qualche sguardo di incoraggiamento, ma lo distruggo replicando «Si è perso tra uno shot al bar e una scopata da una notte».

Ridiamo, ironizzando sulla situazione disperata. «Vado un attimo in bagno.» mi dice mentre si alza e si allontana un attimo. Prendo un attimo un sospiro per poter tornare alla realtà, la mia mente è bloccata a qualche giorno fa, quando Taehyung mi ha fatto sentire in quel modo.

[...]

Mi arriva un messaggio dal cellulare e controllo chi sia. "Sono fuori casa tua." con un emoji divertita alla fine del messaggio. Leggo il nome dell'intestatario e vedo essere Taehyung.

Guardo la porta di casa e mi domando come mai non abbia bussato. Vado ad aprire e lo vedo che subito mi si avvicina, chiudendo la porta, facendomi toccare il muro dall'altro lato della stanza con la schiena.

«Cosa fai?» gli chiedo confuso, anche impietrito da quello che sta facendo. Lo vedo togliersi il suo giubbotto e buttarlo a terra, per poi mettermi un dito sulle labbra «Non ho bisogno di parole».

Sento le sue mani che cominciano a incuriosare sotto la maglia, spingendomi con il suo corpo contro il muro, ancora di più. «Taehyung, aspetta.» ma non sembra voler ascoltare.

Avvicina la testa all'incavo del suo collo, per poter baciare e lasciare piccoli morsi, arrossandomi la zona. «Taehyung mi fai male così, smettila.» gli chiedo di fermarsi e inevitabilmente sento gli occhi diventare lucidi.

Cerco di respingerlo ma sembra più forte di me e più cerco di spingerlo via, lui più mi schiaccia contro il muro, affondando le dita sulla mia pelle, segnandola da lividi.

«Taehyung ho detto no. Basta.» cerco di urlargli ancora una volta, ma niente da fare, è come se fosse fuori di sé.

Sento il suo respiro caldo vicino all'orecchio, sento la sua voce bassa e sussurrata «Solo un'altra volta, Jimin». Continuo a combatterlo, ma non posso evitare di piangere dal panico che mi sta causando quella situazione.

«Ti ho detto di...» cerco di urlargli un'ennesima volta contro, ma preme la sua mano sulle labbra per zittirmi. «Stai zitto solo un secondo.» la sua voce roca provocata dalla mascella serrata, sembra gelarmi il sangue.

[...]

«Jimin!» Yoongi mi richiama alla realtà «A cosa stai pensando?» mi chiede poco dopo, preoccupato. Solo ora realizzo che era tutto frutto della mia immaginazione.

Gli faccio segno di non pensarci «Non è niente, sono solo preoccupato per i compiti». Il maggiore sparecchia la tavola e, lavando i piatti, mi dice «Se vuoi andare a dormire, dimmelo, così almeno vado a casa».

Faccio finta di allungarmi i muscoli e sbadigliare «In realtà avrei un po' di sonno». Lo sento ridere e così subito mi saluta, per poi andarsene a casa.

«Non mentirmi Jimin. Ci conosciamo da tanto tempo, non puoi mentire, soprattutto perché non sai farlo.» comincia a farsi serio, si gira verso di me e appoggiandosi al lavandino, cerca di squadrarmi.

Reggo tutta la recita che mi sono inventato finora e insisto «Davvero, sono stanco. Ti spiace se vado a letto?» lui invece non mi dice niente e comincia a guardarmi, incrociando le braccia.

«Jimin.» si vede che non posso mentire, soprattutto non a lui, non per quello che ha fatto in passato. Sospiro arrendendomi «Va bene, ti dico la verità. Effettivamente sì, sto pensando a qualcosa, anzi a qualcuno».

Non appena pronuncio le ultime tre parole, lo vedo prestare maggiore attenzione, aggrattando leggermente le sopracciglia e già lo rassicuro «Non ti preoccupare, non è come pensi».

«È lo stesso ragazzo che mi offrì quel drink quella sera. Mi ha chiesto di dargli una possibilità e di lasciarmi andare, senza dare per scontato il mio rifiuto.» mi fermo un attimo per un suo cenno che stia seguendo il discorso.

Prendo un respiro profondo e subito gli dico «Ho solo paura che se mi innamoro di lui, lui finirà per ferirmi, come ha fatto l'ultimo». Poggio la testa su una mano, mentre con l'altra comincio a giocare con le dita.

Mi prende improvvisamente la mano ed esordisce «Quello che posso dirti è quello di fidarti del tuo istinto. Non potrà mai ferirti come il tuo ex». Rimango in silenzio senza aggiungere nulla, lo guardo soltanto.

«Hai sempre saputo cosa pensavo del tuo ex e non capisco il perché hai insistito così tanto, nel non distruggere il vostro rapporto.» non mi dice nulla di nuovo, già sospettavo che la sua opinione di lui non fosse cambiata.

«Quel che ti posso dire è quello di sentire dentro di te. Se ti fa sentire al sicuro e felice, allora dagli una possibilità.» conclude il suo discorso e capisco anche il peso delle sue parole, siccome è sempre stato così.

Annuisco in silenzio, anche se non so se dirgli quello che la mia immaginazione ha creato nella mia testa. «C'è qualcos'altro che ti turba?» mi chiede serenamente, con tono basso e tranquillo.

Scuoto la testa sorridendo, poi lo accompagno alla porta, salutandolo con il solito abbraccio.

Mi tuffo sul mio letto e non riesco a non pensare a quello che la mia mente ha elaborato poche ore prima. «Se è quello giusto, perché la mia mente l'ha pensato in quel modo?» mi chiedo tra me e me, parlando con il soffitto.

One Night Only || VMinDove le storie prendono vita. Scoprilo ora