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Dopo aver chiarito con Christian, che era la cosa che gli premeva di più dal momento che era stato lui ad aver causato problemi, non restava che farlo anche con Sergio. A Mattia non piaceva lasciare le cose in sospeso e, proprio per quello, quella sera accettò la richiesta del ragazzo di vedersi.

Si diedero appuntamento fuori la Juilliard, poi si incamminarono assieme verso un ristorante poco distante dall'Accademia che Sergio amava particolarmente.

«Non hai mai passato così tanto tempo senza parlarmi» cominciò Sergio, versando nei bicchieri d'entrambi dell'acqua. «Evidentemente avevo un motivo valido». Sergio roteò gli occhi al cielo «L'hai creato tu il problema, matti. Sei tu che te ne sei uscito con tutte quelle cose e hai voluto litigare». «Io non ho creato proprio niente» lo guardò risentito Mattia«Il problema esiste dal momento che abbiamo due visioni differenti riguardo a come gestire il nostro futuro». «La cosa sarebbe facilmente risolvibile se tu decidessi di restare a lavorare in qualche teatro di New York. Non ti priverei di niente. Voglio dire...avresti comunque la possibilità di ballare». «Sergio, ti rendi conto che è come se io ti dicessi: vieni tu a Parigi e cerca lavoro in un piano bar? Non ti priverei di nulla, no? Suoneresti comunque» cercò di farlo ragionare «Ti sembra normale? Andiamo, non mi sognerei nemmeno di proporla una cosa del genere. È ovvio che se mi prendessero all'American Ballet ne sarei felice, ma il mio sogno è Parigi. E io voglio lottare per tentare di arrivare fino a lì». Sergio curvò le labbra in un mezzo sorriso «Proprio non capisci: non è che io voglio privarti di provare a realizzare il tuo sogno, il fatto è che il tuo sogno è praticamente impossibile da realizzare, piccolo» disse, senza peli sulla lingua.

Mattia si irrigidì sulla sua sedia, sgranando incredulo gli occhi. «Sai quanti aspiranti ballerini vorrebbero diventare un étoile dell'Opéra? Praticamente un'infinità. E sai quanti ce la fanno? Uno su miliardi. Non potrai mai farcela. È una sfida persa in partenza, quindi tanto vale metterti già l'anima in pace e aspirare a qualcosa di più fattibile». Lo sguardo ferito che Mattia gli riservò non lasciava spazio ad un perdono: Sergio doveva essere la prima persona a supportarlo e a spronarlo a credere fino in fondo a quello che voleva, invece era il primo a dirgli che non ce l'avrebbe fatta. E Mattia si rese conto che non era una persona del genere quella che voleva accanto a sé. Non quando lui dava tutto se stesso alla persona che amava. Non aveva mai preteso che Sergio gli riservasse tutte le tipiche attenzioni che un fidanzato dovrebbe avere, come non aveva mai preteso che provasse anche solo a capire cosa significasse la danza per lui. Ma che lo incentivasse a realizzare i suoi sogni...beh, quello sì, quello lo pretendeva. Perciò non restava che un'unica cosa da fare. Strisciò indietro la sedia, lasciò ricadere il tovagliolo sul tavolo e prese la sua giacca «Per me finisce qua, non abbiamo più niente da dirci. Vai a cercarti qualcuno che sia disposto a rinunciare ai propri sogni e realizzare solamente i tuoi». Sergio si alzò a sua volta, allungando un braccio e afferrandogli il polso «Mattia, non essere così definitivo e catastrofico. Torna a sederti e non pensiamoci più. Lo faremo quando sarà il momento». «È già il momento, Sergio» si liberò dalla sua presa «Non cercarmi mai più». E così dicendo lasciò il ristorante. Stavolta, tra loro, era davvero finita.

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Avrebbe tanto voluto essere una di quelle persone che riescono a fregarsene, a rimanere distaccate e a non lasciare che il loro stato d'animo interferisse con la quotidianità. Ma purtroppo – o per fortuna – Mattia non era decisamente una di quelle, e adesso si trovava a desiderare che quell'ultima ora di lezione finisse il prima possibile. Mai, in quattro anni alla Juilliard, era capitato che Mattia Zenzola sbagliasse la coreografia, che perdesse il ritmo, che si scordasse totalmente i passi o perdesse l'equilibrio durante i fuetes. Invece quel giorno era successo, tanto che il signor Todaro gli chiese di mettersi da parte e attendere così la fine della lezione. «Stai sbagliando tutto, Mattia. Oggi non ci sei proprio con la testa» gli aveva detto «Per favore, siediti e aspetta il termine dell'ora». Aveva eseguito la sua richiesta senza battere ciglio, sedendosi contro la parete e non riuscendo a fare a meno di sentirsi umiliato.

in every moment of my life, i will always be ready for youDove le storie prendono vita. Scoprilo ora