X

512 44 1
                                    

Il giorno delle prove generali per l'esame era arrivato e quella mattina tutti gli studenti del quarto anno si trovavano nel teatro della Juilliard in cui, l'indomani, avrebbero dovuto sostenere le loro performances. Alcuni rappresentanti del corpo docenti stavano gestendo l'organizzazione, invitando le coppie di studenti a prendere posto sul palco secondo l'ordine finale prestabilito.

I lavori creati dai ragazzi non erano affatto male, decisamente tutti di alto livello proprio come ci si aspettava da allievi di un'Accademia come quella.

Christian e Mattia stavano chiacchierando a bassa voce con Luca e Luigi, giudicando i lavori dei compagni e facendo le constatazioni su quali, secondo loro, fossero i migliori. Stavano ancora ridendo per la recita che avevano appena terminato due compagni di corso di Luigi, quando Sergio prese posto dietro al pianoforte accompagnato da una ballerina. «Sono proprio curioso di vedere cosa avrà creato» commentò Luca con vena ironica, ma il sorriso sul suo volto si spense non appena le dita del moro iniziarono a premere sui tasti. Riconosceva quella canzone, era difficile dimenticarla. Si voltò subito verso Christian trovandolo con gli occhi sbarrati e le mani serrate attorno ai braccioli delle poltroncine rosse. «Non può essere...» mormorò Mattia incredulo. «Come fa ad averla?» gli andò dietro il biondo, mentre Luigi guardava tutti e tre non capendo cosa stesse succedendo. Luca guardò l'amico aprendo la bocca intenzionato a dargli una spiegazione, ma le parole gli morirono in gola quando vide Christian alzarsi dalla poltrona e correre verso il palco. Il ragazzo salì i pochi gradini scagliandosi come una furia contro il moro «Come ti sei permesso?» gli urlò in faccia strattonandolo per il colletto della polo. Sergio cercò di divincolarsi dalla sua presa spingendolo lontano «Levati di dosso, Stefanelli». Mattia e Luca lo raggiunsero sul palco, il primo circondandogli il busto con le braccia per trattenerlo e il secondo frapponendosi tra i due. «Questo è il mio pezzo. Me l'hai rubato!» inveì nuovamente Christian agitandosi per cercare di liberarsi dalle braccia di Mattia. Era accecato dalla rabbia, sembrava impossibile riuscire a calmarlo, tanto che anche Luigi dovette aiutare il ballerino a trattenerlo sotto gli sguardi allibiti di tutti i presenti.

«Si può sapere cosa sta succedendo? Stefanelli, è per caso impazzito improvvisamente?» domandò confuso uno dei professori. «Quello che stava suonando è un mio brano!» gli rispose il ragazzo, il viso rosso dalla foga e gli occhi lucidi. «È vero, De Palo?» chiese l'insegnante. Sergio scoppiò a ridere «Assolutamente no» si affrettò a rispondere porgendogli i suoi spartiti. «Può controllare lei stesso. Questa è la mia scrittura». Lo sguardo ferito che Mattia gli rivolse non lo sfiorò minimamente. Mai avrebbe pensato che Sergio avrebbe potuto arrivare così tanto in basso. «Signore, è davvero di Christian questa canzone. Noi possiamo assicurarglielo» cercò di prendere le sue difese Luca, ma «Certo, adesso crediamo ai suoi migliori amici, quando è risaputo che Stefanelli non mi sopporta» si lamentò Sergio. «Mi dispiace D'Alessio, ma De Palo ha ragione. La vostra parola non conta, anche i suoi amici mi potrebbero dire la stessa cosa. Se Stefanelli non mi dimostra che quello è davvero un suo pezzo, io non posso fare nulla per impedire a De Palo di suonarlo» spiegò il professore.

Christian approfittò del fatto che Mattia avesse allentato la presa per sgusciare via dalle sue braccia e fuggire dalla sala, subito rincorso dal suo ragazzo e dagli amici.

«Christian. Christian, fermati!» Mattia lo chiamò a gran voce cercando di raggiungerlo, ma Christian sembrava non avere intenzione di fermarsi. Riuscì ad afferrarlo per il polso, voltandolo con forza verso di sé, il suo volto bagnato dalle lacrime. «Chri...» «Sei stato tu?» lo incalzò «Sei stato tu a dargli quegli spartiti?» «Cos – no!» lo guardò allibito. «E allora spiegami come cazzo ha fatto ad averli?» sbottò nuovamente, liberando il polso dalla sua presa. «I-io...non lo so, Chri. Non lo so! Ma non sono stato io» scosse il capo «Non l'avrei mai fatto, lo sai». «Ragazzi, credo sia meglio calmarsi» intervenì Luca. Le urla di Christian rimbombavano nei corridoi della scuola. «Come cazzo faccio a calmarmi? Sergio suona la mia canzone, la canzone di - » le parole gli morirono in gola mentre tirava i ciuffi di capelli tra le dita. Era incredulo, sconvolto. Quel brano era per Alex, solo lui poteva suonarlo. «È tutta colpa tua» puntò l'indice contro Mattia «Se non ti fossi messo a frugare fra le mie cose, non avrei mai dovuto parlarti di quella canzone, non l'avremmo mai scelta e Sergio non l'avrebbe mai scoperta. In qualsiasi modo l'abbia fatto». Mattia lo guardò ferito, incassando quel colpo. Era sicuramente la rabbia a farlo parlare, non poteva pensare quelle cose. «Credo tu stia esagerando, Christian» si intromise Luigi, ma «Tu non sai niente. Stanne fuori!» lo zittì quello. Poi scosse il capo, rilasciando una risata nervosa «Sapete che vi dico? Non importa. Buona fortuna con i vostri esami, io ho chiuso» voltò loro le spalle, precipitandosi giù dalle scale. Ma Mattia non lo lasciò andare, fregandosene dei richiami di Luigi e raggiungendolo «Chri, aspetta. Dio, sei sconvolto adesso» gli si parò davanti, afferrandolo per le spalle. «Non puoi dargliela vinta». «Non mi interessa niente. Non è una sfida tra me e lui, qui c'è di mezzo altro. C'è di mezzo Alex» sibilò, scrollandosi le sue mani di dosso. «È proprio perché c'è di mezzo lui che non puoi mandare tutto al diavolo» insistette «Vinci tu, vince lui. Ricordi?» «Per non parlare del fatto che manderesti all'aria anche l'esibizione di Mattia» la voce di Luca arrivò alle loro spalle, mentre scendeva lentamente le scale. «Per Mattia non è un problema. I professori hanno visto cosa è successo, sanno che non dipende da lui» gli rispose Christian «E poi è troppo bravo, non gli farebbero mai perdere l'anno». «Non puoi sapere che Mattia non ne rimetterà. Dopotutto la prova è comune e non avrebbe nemmeno il tempo per preparare altro. Stai commettendo un errore, Chri» proseguì il castano, cercando di farlo ragionare lucidamente. Gli occhi di Christian si spostarono su Mattia che, ancora di fronte a lui, non riusciva più a proferire parola dopo aver ascoltato le sue. Non riuscì a reggere il suo sguardo, abbassando il capo. «Sono fatti miei, lasciatemi stare» asserì poi, superando Mattia e sbattendosi le porte della Juilliard alle spalle.

in every moment of my life, i will always be ready for youDove le storie prendono vita. Scoprilo ora