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Lo sguardo di Neymar è stanco, due profondi solchi incidono il suo volto, proprio sotto agli occhi. 《sei dimagrita》, nota attento ad ogni mio movimento, seppur superfluo. È seduto, abbastanza rigidamente, sulla poltrona nel mio salotto. 《non credo che ti riguardi il mio corpo, non più》, non ha tutti i torti, ho perso un paio di chili in questo periodo, mangiando poco o niente.
《lo dico perchè mi preoccupo per te, niña》, storco il naso, sedendomi di fronte a lui sul divano. Quel maledetto soprannome. Odio il fatto che sia marchiato a fuoco su di me, come un secondo nome, oltre che sulla sue pelle, poco sotto alla clavicola destra.

《se ti fossi preoccupato per la mia salute, non mi avresti tradita》, sorrido amaramente, mentre lui abbassa lo sguardo, consapevole di non poter ribattere in alcun modo.
Sospira pesantemente. Incrocio le gambe, portandole al petto, mentre sorseggio il vino rosso, che mi sono versata in un calice appena arrivati a casa mia. 《allora perchè sei qui?》, lui mi sorride sornione, 《mi ci hai portato tu, chissà con quali intenzioni 》, e mi fa l'occhiolino. Mi costringo a non sorridere, a non cedere al suo fascino, ed evito di guardarlo a lungo, spostando la mia attenzione sulle mie mani.

《le immagini parlano per te, quindi cosa c'è da aggiungere?》, il mio tono è duro, freddo e distaccato. Lui scuote la testa, scoraggiato. 《non ho scuse, sono stato imperdonabile. Voglio solo che tu sappia che è stato un episodio singolo e dettato da una sbronza colossale, un errore che non rifarei mai》, annuisco, ma capisce subito che sono poco convinta e continua a parlare, 《ho dato vita alle tue paranoie e non me lo perdonerò mai, ma spero che tu potrai farlo》. Una risata amara lascia le mie labbra. 《Neymar, mi hai ferita, mi hai distrutta》, i miei occhi si fanno lucidi, mentre incrocio il suo sguardo, alzando la testa, 《immaginavo un futuro con te, eppure eccoci qui, come due perfetti sconosciuti》, la voce mi trema.

Lui fa per alzarsi e venire da me, ma lo fulmino con lo sguardo, facendolo tornare seduto. 《non ti permetterò di ferirmi ancora, ma purtroppo lavoriamo insieme e dovrò averti attorno ogni giorno》, anche il suo sguardo è ferito, quasi quanto il mio, seppur stento a credere che possa provare qualche senso di colpa, 《quindi il nostro rapporto si terrà ad un livello strettamente lavorativo》, concludo tornando fredda come pochi istanti fa. Non deve scalfire la mia corazza, o almeno lui non deve più vedermi vulnerabile, non ne ha più diritto. Per quanto sia ancora innamorata dei suoi dolci occhi da cerbiatto, le sua ciglia lunghe e il sorriso ammaliatore, ha sbriciolato il mio cuore e distrutto ogni mia più piccola certezza.

《non ho diritto di oppormi, immagino》, scuoto la testa, 《immagini bene》. Sorride amaro, le labbra premute con forza tra loro. So che sta trattenendo dentro tutto quello che vorrebbe dirmi, come sto facendo io. Non è facile rivedersi dopo tre mesi, trovandosi soli nella stessa stanza dove abbiamo fatto tante cose assieme. Esserci scambiati parole dolci, baci rubati, carezze inaspettate, per poi ritrovarci a parlare a stento.
È peggio di un incubo averlo qui, davanti a me, bellissimo come sempre, anzi forse ancora di più ora che si è rasato totalmente la barba. Ora ha i capelli ancora più rasati ai lati, non più neri, ma marrone chiaro, con qualche colpo di sole qua e là, nulla di esagerato.

Si alza di scatto, 《allora io vado, domani dobbiamo alzarci presto》, mi ricorda. Lo accompagno alla porta, stringendomi nella felpa del PSG che indosso. 《dormi bene》, mi lascia un leggero bacio sulla guancia, fin troppo vicino alle labbra. È solo quando sento l'uber che ha chiamato partire che crollo. Mi lascio scivolare a terra, con la schiena contro alla porta d'ingresso. Rumorosi singhiozzi lasciano le mie labbra, mentre le lacrime inondano il mio viso, cadendo copiose. Sfogo tutto quello che ho trattenuto fino ad ora, sentendo un peso in meno sul petto.

Quando mi addormento è molto presto rispetto al solito, ma ho davvero bisogno di riposare. Non ho nemmeno cenato, mi sono infilata sotto alle lenzuola ancora vestita, cadendo in un sonno profondo, anche se tormentato dal bel brasiliano.
Mi viene a visitare anche in sogno, portando alla luce bellissimi ricordi, dolorosi al risveglio però.

Più i giorni passano e più sembra diventare un'abitudine sognarlo, ormai mi sono rassegnata all'idea di averlo con me di notte, anche se non siamo più nello stesso letto.
Io e Neymar riusciamo a mantenere un rapporto distaccato in campo, senza alcun problema, dimostrandosi così il vero campione quale è, professionale e dedito. È in gran forma, sembra più concentrato e meno sovrappensiero. Che sia grazie alla mia assenza nella sua vita privata? O grazie alla presenza di qualcuno di nuovo...

Una pallonata colpisce la mia tazza, facendola volare a terra. Grazie a Dio è di cartone e non fa troppi danni, ma il mio povero caffè viene lentamente assorbito dall'erba. 《una persona non può fare una cosa, che subito qualcuno la disturba!》, esclamo esasperata, con i nervi a fior di pelle. Tra un paio di giorni finirà il girone dei quarti di Champions League. A seguire verranno giocate le due semifinali, per cui noi siamo già qualificati, e verranno disputate a Lisbona, così come la finalissima. Sono tesa. Tutti lo siamo, ma nessuno quanto me e Mauricio.

Sono decine e decine di anni che il PSG non avanza così bene in Champions. È una grande responsabilità che ricade sulle nostre teste, soprattutto con Pères ricoverato per una brutta operazione ad un ginocchio.
《scusa, tutto bene?》, annuisco distrattamente, continuando a sfogliare gli esiti degli esami sotto sforzo di Lionel, Neymar e Achraf. Non sono mai stati in condizioni migliori probabilmente.

《Letty, ci sei?》, alzo la testa, trovandomi a pochi centimetri proprio il marocchino. Torreggia sopra di me, mentre curioso prova a sbirciare i miei fogli. 《si si, scusami tu, sono con la testa ovunque e da nessuna parte》, gli sorrido, battendo con una mano sulla panchina accanto a me, 《siediti dai, ti faccio vedere una cosa》.
Ancora più curioso fa quel che gli dico, così che possa mostrargli i suoi esiti. È sorpreso ed entusiasta quanto me. 《ci stai tenendo in riga proprio bene, dovrei ringraziare Neymar》, ridacchia, scusandosi subito dopo, credendo di aver parlato troppo.

《Neymar e Bruna, non dimenticarti di lei》, reggo il suo gioco e lo vedo subito rilassarsi, una volta che capisce che sono tranquilla. Sdrammatizzare è la cosa migliore in certe situazioni. 《piccola festicciola a casa mia stasera, non puoi mancare anche a questa》, sospiro sotto al suo sguardo attento. Sono sicura che di "piccola festicciola" non ci sarà proprio nulla stasera, ma mi vedo costretta ad annuire. Non posso morire da sola chiusa in camera mia dopo tutto.

Autrice
Non sono soddisfatta da quello che ho scritto, ma mi serviva un capitolo di transizione. Presto nuovi sviluppi più entusiasmanti.
Detto ciò, buona lettura <3
-Lu

NIÑA//NjrDove le storie prendono vita. Scoprilo ora