Capitolo 2

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-per quanto terrai il muso a papà- chiese Lizzie all'altro suo padre mentre quest'ultimo le stava sistemando i capelli in uno chignon.

-gli sto facendo capire che non doveva agire senza parlarmene prima- borbottò Peter infilando le ultime forcine -starò via per una settimana principessa vedi di fare la brava- le disse poi sorridendole e lasciandole un bacio sulla guancia. In realtà il biondo non aveva programmato di partire dopo la leggera litigata che aveva avuto con Hugo ma a lavoro si era presentata l'opportunità di fare uno stage formativo pagato da loro e Peter ne aveva approfittato.

-già ma papà crede tu stia partendo perché non lo vuoi più vedere-

-lo sa che lo amo- sussurrò Peter lasciando un altro bacio sulla guancia della figlia proprio mentre Hugo faceva il suo ingresso in casa dopo aver lasciato la pasticceria.

-posso accompagnarti io all'aeroporto se vuoi- disse al marito mentre si avvicinava ai due.

-abbiamo l'incontro davanti alla stazione di polizia e poi tu devi già passare dalla stazione a prendere il ragazzo e accompagnare Lizzie a danza- gli Fece notare Peter -non ti preoccupare- concluse lasciandogli un bacio casto sulle labbra -torno tra una settimana e voi due fate i bravi- concluse mentre Lizzie annuiva uscendo poi di casa con Hugo che sospirava.

-papà non ti odia-

-lo so tesoro ma...non mi piace la tensione che si è creata tra noi tutto qui- sussurrò il castano prendendo il borsone della figlia e guardando l'orologio -se sei pronta possiamo andare anche noi così prendiamo Keita insieme che ne dici?- domandò alla sedicenne -dovrebbe arrivare tra dieci minuti e non vorrei farlo aspettare molto-

-papà mi ha fatto lo chignon- ridacchiò Lizzie prendendo il suo cellulare e infilandosi una giacca leggera visto che non voleva ammalarsi essendo vestita solo con un semplice body che usavano per l'allenamento.

I due si misero in macchina e quasi subito riuscirono a raggiungere la stazione dei treni dove l'assistente sociale aveva detto che sarebbe arrivato insieme al ragazzo.

-vuoi scendere anche tu?- domandò Hugo alla figlia slacciandosi la cintura.

-ti vorrei dire di no- iniziò Lizzie controllando il suo telefono -ma sono troppo curiosa quindi certo che scendo- concluse la ragazzina che prima si sistemò gli scaldamuscoli e poi aprì lo sportello della macchina per scendere con calma.

Hugo la osservò attentamente per qualche secondo prima di iniziare a guardare in direzione dell'ingresso della stazione dalla quale sarebbero dovuti arrivare i due di li a breve. Il suo problema era che non conosceva ne il volto dell'assistente sociale e nemmeno quello di Keita quindi non li avrebbe riconosciuti subito, almeno a suo parere. Infatti quando vide un uomo uscire dalla stazione con una cartellina in mano che stava controllando e un ragazzino alto quasi quanto lui con una valigia dietro capì di essere difronte ai due cosa che gli venne confermata quando l'uomo gli si avvicinò.

-Hugo Coralaine vero?- gli chiese l'uomo alzando lo sguardo dalla cartellina.

-si, sono io- rispose il castano osservando poi attentamente il ragazzo che era accanto all'uomo e che sembrava stesse facendo di tutto per non guardarlo negli occhi mentre si sistemava meglio il cappello dal quale usciva qualche ciuffo castano. Sulle sue labbra era invece presente una grossa cicatrice che Hugo immaginò essere stata provocata dall'incidente.

-bene, Keita ti lascio a loro. Per qualunque cosa chiamatemi al numero che era segnato nella mail- concluse l'assistente che se ne andò senza aggiungere altro e Hugo vide il castano alzare gli occhi al cielo segno che era infastidito dal comportamento dell'uomo.

-io sono Hugo- si presentò allora l'uomo attirando su di se lo sguardo azzurro dell'altro ragazzo che era quasi alto quanto lui -e lei è mia figlia Lizzie- continuò presentando anche la ragazzina che aveva accanto.

-Keita- disse il ragazzo -ma questo lo sapete già- continuò poi sistemandosi meglio lo zaino sulla spalla destra.

-vieni, saliamo in macchina- disse alla fine Hugo che in realtà iniziava a non sapere minimamente come comportarsi con il ragazzo. Non sapeva cosa dirgli e come coinvolgerlo nella conversazione.

Keita dal canto suo era terrorizzato anche se stava cercando di nasconderlo il più possibile. Quando si era svegliato nella stanza dell'ospedale non si era ricordato subito quello che era successo poi però l'incidente era tornato nella sua mente come una secchiata d'acqua fredda e alla prima infermiera che aveva visto aveva chiesto informazioni. Era stato così che aveva compreso che era rimasto completamente da solo. Ci aveva messo mesi a capire come si sentiva realmente e si era accorto che sarebbe stato molto più triste se solo i suoi genitori non fossero stati così tanto omofobi. Certo gli dispiaceva per quello che era successo, anche perché i suoi genitori stavano litigando per colpa sua e quindi indirettamente aveva causato lui l'incidente, ma non riusciva a piangere per quella perdita.

Poi era arrivato l'assistente sociale che senza lasciargli scelta lo aveva informato che sarebbe andato a vivere a casa dell'amico di suo padre, amico del quale lui nemmeno sapeva l'esistenza, per un anno minino. Non gli era minimamente piaciuta come scelta ma non poteva di certo lamentarsi e quindi aveva accettato il tutto sperando che la famiglia dell'amico di suo padre non fosse omofoba. Non lo avrebbe sopportato anche se sarebbe rimasto li solo e soltanto per un anno. Quello era anche il motivo per il quale aveva nascosto i suoi lunghissimi capelli sotto il cappello che si era messo per far sembrare di averli corti. Certo anche molti ragazzi etero portavano i capelli lunghi ma nella sua mentre era impressa l'ultima discussione dei suoi genitori e avevano tirato in ballo anche i suoi capelli per questo li aveva nascosti.

-accompagniamo prima Lizzie a danza e poi ti porto a casa così puoi sistemarti con calma e riposarti visto il lungo viaggio che hai fatto- gli disse Hugo guardando nello specchietto retrovisore per osservare il ragazzo.

-nessun problema- gli rispose Keita che aveva da subito notato il completo palesemente da ballerina della bionda.


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