Capitolo 13

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Keita salì velocemente le scale nel mentre che cercava le chiavi all'interno dello zaino. Era passata una settimana da quando era arrivato a casa di Hugo e gli sembrava essere letteralmente volata. Si era trovato benissimo e non si era minimamente aspettato ciò e soprattutto non si era aspettato di innamorarsi ancora di più di psicologia. Certo si era già trovato in una lezione a non capire niente di quello che il professore stava spiegando ma aveva approfittato della disponibilità di Levin per farsi rispiegare bene quello che non aveva capito.

Quando arrivò davanti alla porta sospirò prendendo le chiavi e facendo per dare due mandate visto che teoricamente a quell'ora Hugo era ancora a lavoro e Lizzie a scuola ma la chiave girò solo a metà prima di aprirsi e Keita sgranò gli occhi. Chi c'era in casa?

Entrò cercando di fare meno rumore possibile e avvertì chiaramente che qualcuno si trovava in cucina. Hugo era già tornato? Anche perché si sentiva un buonissimo profumo. Fece capolino dalla porta per capire cosa stesse cucinando Hugo ma rimase sorpreso nel notare che la persona che stava cucinando dandogli le spalle non era Hugo anche perché aveva i capelli biondi. Fu allora che si ricordò che la moglie di Hugo sarebbe ritornata proprio quel giorno dal viaggio di lavoro.

-buongiorno- disse allora il ragazzo palesando la sua presenza e fu allora che, trovandosi faccia a faccia con l'altra persona, si accorse che non era una moglie che Hugo aveva ma un marito.

-oh buongiorno- disse il biondo facendogli un mezzo sorriso -sono Peter, noi due non ci eravamo ancora incontrati-

-uh- riuscì a dire Keita mentre la consapevolezza che quell'incidente aveva fatto solo del bene alla sua vita si faceva strada nella sua mente. Hugo e Lizzie non lo avrebbero mai giudicato perché gay, si era fatto tanti di quei problemi in tutta quella settimana che non avevano minimamente senso.

-tutto bene?- chiese Peter al ragazzo preoccupato, non gli piaceva minimamente come si stava mettendo la situazione.

-si si- sussurrò Keita sentendosi un mostro. Aveva davvero appena pensato che l'incidente dei suoi genitori era stata una cosa buona?

-sicuro? Mi sembri sconvolto- chiese ancora Peter preoccupato dalla reazione che stava avendo il castano. Alla faccia che sembrava tranquillo sulla questione gay. -ti da fastidio che io e Hugo siamo sposati?- si decise a chiedere allora Peter incrociando le braccia al petto e fu allora che Keita si riprese anche se una lacrima aveva iniziato a scendere dal suo occhio destro.

-no no- si affrettò a dire -io...non è per quello che...ecco- ma ormai stava letteralmente piangendo facendo anche preoccupare a morte Peter.

-tu sei sconvolto maledizione- borbottò Peter correndo a prendere una tazza e riempirla d'acqua per metterla in microonde e provare a fare una tisana rilassante al castano.

-scusami- riuscì a dire dopo un po' -io...sono un mostro- e Peter lo guardò confuso senza dire niente mentre gli porgeva la tazza con la tisana e si sedeva al suo fianco per poterlo guardare negli occhi -quando ho capito che tu e Hugo siete sposati ho pensato che...ho pensato che l'incidente dei miei genitori fosse stata la cosa migliore successa nella mia vita- rivelò alla fine il ragazzo continuando a piangere mentre Peter si tranquillizzava e stringeva le sue mani.

-posso chiederti come mai hai pensato ciò? Non ti voglio giudicare solo capire- Keita si asciugò le lacrime, che dopo tanto tempo finalmente erano scese, e prese un sorso di tisana prima di spiegare:

-stavano discutendo chi dei due fosse il responsabile del mio essere gay. Ho sganciato la bomba mentre ero in macchina perché avevano preso ad insultare due ragazzi che si erano baciati in un bar e non li sopportavo più- Peter era il primo al quale rivelava la verità dietro quell'incidente e si sentì anche bene per averlo fatto.

-non sei un mostro Keita- gli disse Peter sorridendogli, felice che si fosse confidato con lui -semplicemente il tuo doverti nascondere per quello che sei realmente ti ha fatto più male che altro e la tua mente ha reagito di conseguenza. Sono il primo che lo sa qui vero?- domandò poi con un sorrisetto stampato sul volto e Keita si ritrovò a sorridere a sua volta mentre annuiva. -immagino che tuo padre e Hugo non si parlassero da davvero tanto tempo visto che si consideravano ancora amici-

-già- sussurrò Keita finendo la tisana -grazie e scusa se ti ho fatto pensare male...ho avuto un crollo-

-tranquillo- rise Peter -l'importante che tu non sia omofobo anche perché devi vivere con noi per un anno minimo-

-posso farti una domanda?- chiese dopo un po' Keita e Peter annuì permettendo quindi al castano di continuare -Lizzie è...-

-l'abbiamo adottata- lo bloccò Peter che in parte aveva capito la domanda del ragazzo -è il mx mio e di Hugo e ce ne siamo innamorati subito- poi Peter ridacchiò -con quei due vuoi fare come con i capelli? E cioè tenere nascosto il fatto di essere gay?-

-come sai del cappello?- domandò divertito Keita -comunque no, non è che dirò: "sono gay" tutto d'un tratto ma di certo non farò tutto per nasconderlo-

-me lo ha detto mio marito ovviamente. Mi ha mandato la foto tua e di Lizzie quando siete andati alla festa. Stai meglio?-

-adesso si- rispose sinceramente Keita sospirando profondamente -vuoi una mano a cucinare?-

-cucinare ho quasi finito ma se vuoi puoi aiutarmi con la tavola- Peter controllò l'orologio che aveva al polso -a breve dovrebbero arrivare entrambi visto che di sicuro Hugo è passato a prendere Lizzie- Keita annuì e si alzò per poter mettere prima la tazza che aveva usato nel lavandino e poi iniziare a mettere la tavola proprio come gli aveva chiesto Peter mentre quest'ultimo ritornava verso il piano cottura per controllare il cibo che aveva lasciato alla mercè del fuoco quando Keita aveva avuto quella piccola crisi. E lo fece con il sorriso felice che il castano si fosse aperto con lui, gli sembrava quasi di aver appena acquisito un secondo figlio e la cosa non gli dispiaceva per niente.


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