Capitolo 19

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-mi sa che qui ci siamo complicati la vita- disse Levin osservando la scrivania piena di libri e poi il castano che era tranquillamente sdraiato nudo al suo fianco. Certo Keita stava tenendo gli occhi chiusi ma dal suo respiro sapeva che non stava dormendo.

-io credo che ce la siamo migliorata- gli disse Keita sistemandosi meglio in modo da poter tenere la testa sul suo petto e Levin iniziò ad accarezzargli i capelli con calma.

-si ma dovremmo studiare- sussurrò Levin -abbiamo gli esami e io devo prendere voti alti se mi voglio laureare con il massimo- ormai per loro era diventato davvero molto difficile studiare insieme visto che non riuscivano a concentrarsi più di venti minuti dopo i quali finivano per baciarsi e poi togliersi i vestiti velocemente. Questo ovviamente quando Beth non studiava insieme a loro altrimenti si comportavano bene anche perché entrambi avevano deciso di non dire niente alle loro sorelle fin troppo impiccione. In realtà Lizzie aveva notato i succhiotti che ogni volta aveva Keita sul collo, anche perché appena iniziavano a comparire Levin ne faceva altri e di certo Keita non poteva sempre stare con i capelli legati, ma lo aveva guardato interrogativa senza però dirgli niente.

-allora di a tua sorella di fermarsi qui più spesso così studiamo e basta- Keita aprì gli occhi per osservare attentamente l'altro ragazzo.

-non posso altrimenti rimane qui a dormire e noi due possiamo scopare solo qui- sbuffò Levin -lo farei anche ma non voglio non fare sesso con te per troppi giorni-

-mi sa che dovremmo dirlo allora- sussurrò Keita.

-vuoi dire a Peter e Hugo che stai con me? Me li vuoi presentare? Lo sai che è come se mi stessi presentando ai tuoi genitori vero?- gli domandò Levin con un sorriso sulle labbra. Teoricamente li aveva già visti sia Hugo che Peter quando era andato a prendere una volta Beth da casa loro ma adesso era diverso visto che era il ragazzo di Keita.

-lo so e credimi considero più loro come miei genitori che i miei veri genitori- confermò Keita che era davvero convinto di quelle parole e sapeva che anche per i due uomini era lo stesso, anche loro lo consideravano come il loro secondo figlio e la cosa non gli dispiaceva per niente.

-quindi vuoi dire loro che hai un ragazzo fighissimo che studia psicologia?-

-tanto lo sanno che sto con qualcuno. Non ritorno a casa la sera ormai quasi tutti i giorni quindi lo hanno capito che mi sono fidanzato-

-e non ti hanno fatto domande?-

-hanno capito che non volevo parlarne anche se ogni tanto Peter ha cercato di fare domande mirate, cazzo se si vede che è un poliziotto. Comunque non volevo dirlo anche perché li conosco abbastanza bene da sapere che quei due non crederanno mai più alla scusa dello studio quando verrò da te-

-ma noi studiamo realmente, facciamo anche altro ma studiamo- Levin gli lasciò un bacio sui capelli -e poi devi ammettere che sono molto figo-

-sei bello questo è vero- sussurrò Keita sporgendosi per prendere il suo telefono e controllare l'orario sul dispositivo -devo andare- borbottò poi.

-è già così tardi?- sbuffò Levin guardando anche lui il suo cellulare e appurando che si era davvero tardi.

-lo sai che non voglio lasciare Lizzie a casa da sola- gli disse Keita alandosi e iniziando a rivestirsi con calma. -Peter e Hugo non torneranno dal viaggio se non tra quattro giorni. Se la sono meritati quella vacanza e io sono felice che si siano presi un po' di riposo contando su di me per tenere d'occhio Lizzie-

-ma la fanno andare a danza in macchina con altri-

-Levin lo sai che io non guido più- sussurrò Keita -anche volendo non potrei accompagnarla e poi la donna che porta Lizzie a danza la conoscono da una vita viso che la figlia ha iniziato a ballare quando lo ha fatto mia sorella-

-davvero appena ho la mia macchina dobbiamo lavorare con la tua paura- Levin si mise seduto osservandolo preoccupato -so che è difficile per via dell'incidente ma non per quello devi precluderti la possibilità di guidare- alla fine Keita aveva raccontato tutto al suo ragazzo, non voleva avere segreti con lui e anzi Levin era arrivato a sapere molti più dettagli rispetto a Hugo e Peter.

-va bene- sussurrò Keita -ma se mi viene un attacco di panico mi devi tranquillizzare-

-l'ho già messo in conto amore- sorrise il rosso mettendosi i pantaloni della tuta per poi raggiungerlo e lasciargli un bacio sulle labbra -sta attento quando torni a casa-

-Levin faccio questa strada ogni santo giorno- ridacchiò Keita.

-lo so ma la prudenza non è mai troppa- continuò il rosso lasciandogli un altro bacio sulle labbra mentre Keita poggiava le sue mani sul petto dell'altro che avvertì un brivido -sono fredde Kei- protestò infatti e il castano sorrise per poi baciargli i pettorali a mo di scusa per le mani gelate.

-ora devo realmente andare o Lizzie non mi trova a casa e da di matto- si staccò dall'altro Keita per poi uscire da quella camera anche se l'unica cosa che voleva realmente fare era ributtarsi sul letto di Levin e rimanerci fino alla mattina dopo senza curarsi di niente. Ma allo stesso tempo non voleva assolutamente lasciare Lizzie a casa da sola e poi doveva anche cucinare qualcosa per cena ad entrambi.

Era per strada a morire di freddo quando sentì il suo telefono vibrare nella tasca del giubbotto e aggrottò la fronte: chi lo stava cercando? Probabilmente era Levin per avvisarlo di essersi dimenticato qualche quaderno o libro a casa sua come succedeva solitamente. Prese l'apparecchio maledicendolo visto che le sue mani si erano immediatamente gelate per il freddo e guardò confuso il numero sullo schermo.

-pronto?- rispose alla chiamata sperando fosse davvero qualcosa di importante.

-oh qualcuno che risponde- disse la voce dall'altro capo del telefono.

-con chi parlo?-

-l'ospedale. Ho trovato il suo numero tra le chiamate di emergenza di Lizzie Coralaine- e con quella frase il mondo di Keita crollò definitivamente.


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