2.1 Piccoli Incidenti

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«Pazzesco! Davvero pazzesco!» sbottò suo padre, Raffaele, dopo averla caricata in macchina per riportarla a casa. Le lezioni sarebbero saltate per quel giorno e il giorno seguente, e l’uomo era stato richiamato dal lavoro per poterla venire a prendere. «Una fuga di gas! Ti rendi conto? Saresti potuta morire!»

Chiara abbandonò la testa al sedile e sollevò gli occhi al cielo. «Quella della fuga di gas è una scemenza. Si sarà trattato di uno stupido scherzo.»

«Ancora peggio!» tuonò lui. «Quando ti ho iscritta non pensavo che fosse una scuola di criminali! Dovrei denunciare la preside per non aver fatto nulla!»

«E quando mai» borbottò. Raffaele era un avvocato dalla denuncia facile, a volte persino troppo. «Ti prego, papà, non cominciare…»

«Non cominciare? Non cominciare? E se fossi morta?»

«Non è morto nessuno pa’... si è solo rovinato qualche libro…»

«Già, a proposito, chi lo ricompra quel libro ora, eh? Io?» chiese, stringeva il volante tanto forte che le nocche erano diventate bianche. «Non credo proprio! Eh no, dovrebbe comprarlo la scuola!»

«Fai come ti pare» sbuffò, aveva capito che ormai non c’era niente da fare. Suo padre era partito per la tangente e non avrebbe smesso di lamentarsi sino a casa.

«Ma tu come ti senti? Ti vedo un po’ pallida.»

«Secondo te come mi sento? Mi è esploso il libro di storia in faccia.»

«Vuoi che ti porti al Pronto Soccorso? Chiamo la mamma?»

«È in ospedale, non risponde quando è in turno.»

«Lo fa, se è un’emergenza.»

«Sto benissimo, sono solo bagnata e un po’ irritata. Nulla di allarmante.»

Irritata da te, avrebbe voluto aggiungere, ma non si sentì abbastanza coraggiosa da farlo.

«Vuoi che resti a casa con te? Non devo per forza tornare in ufficio.»

«Sto bene, pa’. Mollami a casa e torna al lavoro, io mi darò un’asciugata e mi metterò a dormire.»

«Dovresti approfittarne per studiare un po’, in questi giorni. Non hai detto che la settimana prossima iniziano le interrogazioni?»

Pensò che in effetti informarlo della cosa era stato un grave errore strategico, e che col cavolo che l’avrebbe fatto di nuovo, ma non lo disse, optando per un più diplomatico: «Ma sì, ma sì, studierò un pochino.»

E, se pure era una bugia, nessuno sarebbe venuto a saperlo.

Suo padre la scaricò davanti al portone d’ingresso senza neanche parcheggiare e lo sentì sgommare verso l’ufficio.

Sgrullò lo zainetto zuppo di acqua e cercò le chiavi a tentoni. Controllò il telefono che aveva in tasca, aveva lo schermo bagnato ma sembrava funzionare.

Ci sarebbe mancato solo di averlo rotto.

Era quasi l’una, ma per almeno un’ora nessuno sarebbe venuto a disturbarla, in genere prima delle due, due e mezza, a casa non tornava nessuno. 

Si tolse le scarpe per non bagnare tutto, altrimenti sua madre l’avrebbe spedita nell’iperuranio per direttissima, e si avviò verso il bagno con la testa che frullava di pensieri.

Questa è roba da Gran Consiglio.

Vedo ancora il vostro futuro, non ci sono le vostre vite in ballo.

Non mi sono mai sbagliato prima.

Rivide la tempesta in cui si era trovata proprio nel bel mezzo della lezione, il lampo seguito dal tuono. Rivide i libri che prendevano fuoco e la classe nel panico.

Il Ritorno della StregaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora