12.2 Salvataggio

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La prima cosa che Chiara vide quando si voltò, fu Carbone che teneva Gennaro per il collo, lo stringeva per soffocarlo, il luccichio delle lacrime del ragazzo e il volto arrossato. Erano ancora stesi sul pavimento, Carbone lo schiacciava sotto il suo peso, e presa dal panico fece la prima cosa che le venne in mente. Si avvicinò di corsa e, prima che lui la notasse, assestò alla testa dell’uomo il calcio più forte che poteva. Lui si afflosciò, collassando su Gennaro che prese una profonda boccata d’aria.

«Poco magico ma funzionale» commentò Umberto con un sorrisino.

«Chiara» rantolò Gennaro invece, ancora in cerca di recuperare un po’ di fiato. Stava sdraiato in terra, Carbone privo di sensi rotolato al suo fianco, e sibilò: «Fai qualcosa. Qualunque cosa.»

Una coppia di domestici era apparsa all’angolo del corridoio che portava alle scale. «Voi chi siete? Che avete fatto al padrone?»

Ecco, questo andava male. Questo poteva essere un problema.

«Chiara» insistette Gennaro. «Fai qualcosa

«Che cosa?!»

«Sei una strega oppure no?»

Fu allora che decise di lasciare che i suoi poteri prendessero il sopravvento. Stava tenendo il suo panico sotto controllo, così decise di liberare quella forza che aveva cercato di soffocare sino a quel momento.

Si concesse di lasciarsi andare alla paura, si irrigidì e strizzò forte gli occhi.

La finestra alla loro destra andò in mille pezzi, investendo loro e i due camerieri di cocci di vetro.

«Strega!» gridò la donna, l’altro la tirò a sé.

«Corri» sibilò quello, e l'attimo dopo erano spariti alla loro vista.

«Ancora poco ortodosso, ma ancora funzionale» commentò Umberto, divertito.

«Ora sbrighiamoci, se non vogliamo che questo posto venga invaso da stregoni poco raccomandabili» sibilò Gennaro, che si era alzato in piedi a fatica.

Infilò le scale e Chiara lo seguì a ruota, seguita da Umberto e Isabella alle calcagna. L’inserviente che l’aveva avvisata di stregoneria gridava in cerca di aiuto, a breve la villa si sarebbe affollata di fuoco nemico. Arrivarono all’ingresso e Chiara spalancò le porte, ormai pura emozione incontrollata.

«Calmati» le intimò Umberto, col fiatone per la corsa. «Se continui così farai male a qualcuno.»

Si riversarono nel giardino e Chiara tentò di prendere un profondo respiro. Si sarebbe dovuta calmare dare una calmata o sarebbe stato peggio. Si era allenata per questo, ce l’avrebbe potuta fare, lo sapeva.

Giunsero al cancello che Cassandra stava facendo crollare l’ultimo stregone, i tre amici erano ancora lì, in piedi e in salute.

Arrivò da loro e Cassandra le gettò le braccia al collo, anche Edoardo si avvicinò a vedere se stesse bene.

Lei le diede una breve stretta e poi la lasciò andare. «Dobbiamo sbrigarci, rinforzi saranno qui a momenti» ansimò, per la corsa.

Gli occhi di Edoardo lampeggiarono di preoccupazione, lo vide tendersi verso di lei e poi rilassarsi, accennando un breve assenso.

Umberto e Isabella stavano incitando Gennaro e Lorenzo a sbrigarsi, che ancora erano intenti a controllare che l’altro fosse tutto d’un pezzo, e prima che chiunque arrivasse sul posto si ritrovarono a ripercorrere la strada da cui erano venuti, Cassandra che li seguiva con Isabella per mano, entrambe invisibili.

Chiara si accorse di non dubitare della presenza di Cassandra alle sue spalle, anche dopo che l’ultima volta che era stata invisibile, al palazzo comunale, era scappata a rubare il Libro Sacro lasciandoli soli.

Il Ritorno della StregaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora